I temi di cui si occupa la Fondazione Giannino Bassetti sono l’innovazione e la responsabilità che dovrebbe guidare i processi innovativi. Piero Bassetti ha definito l’innovazione come la realizzazione dell’improbabile. Nel termine “improbabile” ritroviamo i riferimenti all’incertezza, al dubbio, al rischio, a ciò che può sfuggire al controllo e quindi alla responsabilità.
Il sociologo della scienza Brian Wynne1, parlando dell’incertezza della scienza, introduce i termini di rischio, in cui le variabili sono note ed esiste la possibilità di quantificare le probabilità, di incertezza, in cui, pur essendo note le variabili essenziali, è impossibile definire gli esiti, di ignoranza, in cui non solo i dati non sono disponibili, ma non c’è neppure consapevolezza del problema, di indeterminatezza, come co-produzione tra dimensione scientifica e sociale.
Oggi il ruolo trainante della scienza rispetto allo sviluppo economico e sociale ha imposto alla politica e al diritto di regolare la tecnoscienza e le sue innumerevoli applicazioni. La pervasività della scienza e della tecnologia in ogni ambito della vita ha imposto agli organi di governo di darsi strutture di consulenza specifiche (comitati di esperti, commissioni, etc.) e gli ordinamenti giuridici nazionali e sovranazionali hanno dovuto dotarsi di norme specifiche per regolare le attività e i prodotti della tecnoscienza: ‘La commistione tra scienza e società, tra scienza e istituzioni pubbliche – scrive Mariachiara Tallacchini2, filosofa del diritto – è ormai tale da incidere profondamente sulle strutture e sulle dinamiche fondamentali della vita associata e rende evidente la necessità di ripensare concetti fondamentali del diritto e della politica’.
I cambiamenti intervenuti nel rapporto tra scienza e società lanciano una sfida anche ai concetti di Stato di diritto, democrazia e cittadinanza. Le modalità di partecipazione dei cittadini alle decisioni pubbliche attraverso gli strumenti classici, come il referendum, non reggono di fronte alle decisioni che bisogna prendere in campo scientifico: si devono far convergere la nozione di Stato di diritto, le nuove modalità di governo della scienza e una nuova idea di democrazia.
Le riflessioni sulla responsabilità della scienza – in cui la Fondazione Bassetti è da tempo impegnata – si scontrano con un’immagine della scienza ancora radicata nell’immaginario collettivo, quella cioè della “repubblica della scienza” descritta nel 1962 da Michael Polanyi e della struttura democratica di questa res publica. Nella repubblica della scienza gli scienziati compongono una comunità coesa e autoregolata in cui l’autorità data dalla conoscenza e l’eticità dell’operato dei suoi adepti sono date per scontate: è la validità stessa della scienza che crea l’integrità morale degli scienziati. E’ proprio questa “intrinseca eticità” della comunità scientifica che – scrive Tallacchini – : ‘giustifica, nel rapporto tra scienza e società, la mancata elaborazione di garanzie specifiche, analoghe a quelle che riguardano i rapporti di poteri pubblici e i cittadini’.
Oggi l’esigenza è quella di riflettere più attentamente sul rapporto tra scienza e società. A questo risponde il rapporto Taking European Knowledge Society Seriously3 la cui traduzione italiana (Scienza e Governance. La società europea della conoscenza presa sul serio, Rubbettino, 2008) verrà presentata a Milano, presso la sede della Fondazione Giannino Bassetti, il 15 febbraio 2008 da Brian Wynne, chairman del gruppo di lavoro che ha firmato il rapporto e da Mariachiara Tallacchini, giurista, membro dell’expert group e curatrice della traduzione del documento.
La complessità delle conoscenze, la mancanza o l’insufficienza dei dati, l’imprevedibilità degli esiti alimentano l’incertezza della scienza. Nelle pieghe di questa incertezza, in cui anche la comunità scientifica mostra le sue spaccature interne e le sue posizioni non certo univoche, si insinua il tema centrale della responsabilità che si esprime a vari livelli.
Intanto a livello scientifico: la scienza ha creato dei rischi che non ha saputo controllare e gestire, che sono sfuggiti al suo controllo. Poi a livello giuridico: il diritto ha dovuto colmare i vuoti che l’incertezza della scienza lasciava aperti e questo ha reso particolarmente difficile il compito di intervenire giuridicamente. A fronte di descrizioni e previsioni eterogenee, qual è la tesi da privilegiare e rendere normativa?
Il superamento di una visione acritica del sapere scientifico ha portato a nuove elaborazioni, anche giuridiche, che tengono conto della politicità o valenza politica insita anche – e oggi sempre di più – nelle questioni scientifiche. Cadendo la “certezza della scienza”, la responsabilità diventa quindi una questione condivisa non più dai soli membri della comunità scientifica, bensì dalla società intera.
Nel 2001 la Commissione Europea, nel Libro bianco sulla Governance, auspicava l’avvio di un processo di democratizzazione nel rapporto tra scienza e società, in cui i cittadini fossero coinvolti nelle decisioni legate ai saperi scientifici. E questo sia per rispondere meglio ai bisogni della società – che diventava così committente diretto della scienza -, sia per dare ai cittadini maggiori strumenti per partecipare effettivamente alle decisioni, aumentando il livello di comprensione dei problemi e l’informazione plurale.
Anche in questo caso il concetto che soggiace a questo ragionamento è quello di responsabilità: ‘Nelle idee di ‘cittadinanza scientifica’ o di ‘cittadino esperto’ – scrive Tallacchini – si fondono le due istanze di integrazione tra saperi diversi e di redistribuzione dei poteri decisionali’. La ridistribuzione dei poteri decisionali implica anche una ridistribuzione di responsabilità: una pluralità di attori diventa responsabile della crescita del processo di conoscenza e ciò impone, di conseguenza, l’elaborazione di nuovi strumenti di controllo altrettanto plurali.
A sei anni dal Libro bianco sulla Governance, con il rapporto Science and Governance. Taking European Knowledge Society Seriously la Commissione Europea ha riunito un gruppo di esperti che ha messo in evidenza tre problematiche legate alla scienza europea e alla sua governance: come rispondere al problema diffuso della mancanza di fiducia nella scienza presso la società europea; come implementare la democrazia e il coinvolgimento della società civile; come indirizzare le scelte comunitarie rispetto ad alcune urgenti sfide di policy, come i cambiamenti climatici e lo sviluppo sostenibile.
Il seminario di presentazione del rapporto organizzato dalla Fondazione Bassetti nella sua sede milanese si propone di mettere a fuoco questi temi alla luce della diffusa percezione della necessità di caratterizzare la società della conoscenza in termini di innovazione responsabile.
Tallacchini M., Stato di scienza? Tecnoscienza, policy e diritto, in ‘Federalismi.it’, 16, settembre 2005.
Polanyi M., The Republic of Science: Its Political and Economic Theory, in ‘Minerva’, 1, 1962, pp. 54-74.
Wynne B., Uncertainty and Environmental Learning: Reconceiving Science and Policy in the Preventative Paradigm, in ‘Global Environmental Change’, June 1992, pp. 77-85.