A seguire dal convegno su “La reinvenzione del cibo” precedentemente segnalato, tenutosi a Bergamo il 30 giugno e 1 luglio 2009, dedico qui uno spazio di condivisione dell’agenda di ricerca emersa.
In Italia (ma anche in altri Paesi) si sta assistendo a un fenomeno di auto-organizzazione diffusa, sia di gruppi autonomi collegati in rete (ad esempio i Gruppi di Acquisto Solidale) sia di movimenti come Slow Food, ma anche di associazioni di piccoli coltivatori, o di progetti di sviluppo locale come gli ecomusei, etc. Questi nuovi soggetti, politici, culturali e sociali, aprono interessanti questioni, sull’uso del territorio, il rapporto città-campagna e la governance dello sviluppo locale, per una produzione e un consumo sostenibili socialmente, oltre che ecologicamente.
Quale ruolo giocano le innovazioni tecnologiche e i processi di standardizzazione nella produzione del cibo tipico e tradizionale? Come gli stili alimentari contribuiscono alla rideterminazione del valore del cibo attraverso reti di distribuzione e ristorazione? Che ruolo gioca e con quali meccanismi di risignificazione la comunicazione nei circuiti e movimenti bottom-up di “critical rebranding” resa possibile anche dall’alfabetizzazione digitale?
Dalla tecnoscienza, al ritorno alla Terra Madre (Petrini), al “consum-attore” critico (Fabris), il convegno “La reinvenzione del cibo” ha investigato i molti nessi possibili – eventualmente anche ambivalenti – tra la “patrimonializzazione” del cibo come “food heritage” e la sua “riscoperta” come strategia di sviluppo sostenibile e di critica culturale a un tempo. La “reinvenzione del cibo” (Grasseni 2007) comprende quindi: patrimonio – territorio – sviluppo – sostenibilità – tecnoscienza – utopia – consumo etico – consumo critico, e sicuramente costituisce uno dei contesti di primaria importanza per la definizione di agende sostenibili di innovazione responsabile.
Il convegno si è concluso con la proposta operativa di stabilire una agenda di ricerca sulle trasformazioni della produzione, percezione, rappresentazione e consumo del cibo.
In particolare si costituirà un osservatorio permanente sulla direzione di culture, economie e innovazioni tecno-scientifiche dell’alimentazione socialmente ed ecologicamente sostenibili: tracciando una cartografia possibile dall’industria agroalimentare e il consumo di massa, alle recenti strategie per la valorizzazione del cibo come patrimonio immateriale, eredità culturale e aggregatore di relazioni e stili di vita.
In sintesi, ci si propone di testare, con un seminario permanente e itinerante sulla Reinvenzione del cibo, l’interesse, le competenze in campo e le reti di ricerca esistenti ai fini della definizione di uno spazio progettuale caratterizzato da inter-disciplinarietà e capacità di affrontare contemporaneamente – ma con approcci adeguatamente differenziati – la complessa filiera delle trasformazioni del cibo, dalla produzione al consumo, agli stili di vita.
Uno degli obiettivi sarebbe quello di contribuire in modo originale a far emergere eventuali conflittualità tra diversi modelli di sostenibilità, località o tipicità; e distinguere, per esempio, tra forme efficaci di consumo critico e la generica promozione dell’identità locale, talvolta illusoria nella sua offerta di “autenticità” – visti i complessi scenari di produzione e distribuzione, di attribuzione di marchi e di “branding”.
Un altro obiettivo quindi sarebbe quello di esplorare “sul campo” limiti e possibilità di una comparazione per casi e per contesti basata su descrizioni dense (Geertz): una “comparazione ben temperata” (Nader) basata sull’analisi fine, “microscopica” e bottom-up dei contesti e dei meccanismi locali. Per esempio: come la ridefinizione dei contesti di produzione ridefinisce globalmente le merci e le loro rappresentazioni, e viceversa?