Segnalo il seguente intervento a cura di Valentina Porcellana, che si prefigge di essere il primo di una serie di post sull’antropologia dell’arte come innovazione. Sono molti gli aspetti della pratica artistica che si riconnettono alla dimensione antropologica dell’innovazione. In questo intervento ci si sofferma sui rapporti tra mediazione di comunità e responsabilità sociale dell’arte, oltre che alle molte possibili interazioni tra pratica artistica innovativa e pratica innovativa d’impresa.
Cristina Grasseni
ANTROPOLOGIA, ARTE E RESPONSABILITA’ SOCIALE
— a cura di Valentina Porcellana —
Installazione d’Arte al Centro a Cittadellarte
L’arte ha spesso intessuto strette relazioni con il potere, che l’ha usata per rafforzarsi o glorificarsi; ma c’è anche un’arte che è uscita dalle sale del potere, così come dalle gallerie e dai musei, ed è diventata pubblica. “Pubblica” non solo ad indicare il luogo della sua fruizione, ma per parlare della dimensione sociale a cui si è aperta. E se l’arte diventa pubblica, l’artista è investito di una nuova e più complessa responsabilità. L’artista si trova a dialogare con la comunità in cui opera, a mediare tra luoghi, pubblico, committenti, inserendosi nel processo di trasformazione sociale. Nelle dinamiche complesse delle società contemporanee, l’antropologia può incontrare l’arte pubblica e dialogare con essa, anche al livello del metodo.
Questa serie di interventi ha lo scopo di definire i punti di contatto tra arte “responsabile” e antropologia e di dare spazio a mostre, appuntamenti, libri a carattere interdisciplinare.
Il primo intervento riguarda il progetto Cittadellarte che l’artista Michelangelo Pistoletto ha realizzato a Biella all’interno della sua Fondazione. L’arte è responsabile del cambiamento sociale perché direttamente coinvolta nelle dinamiche complesse della modernità. Un esempio è la collaborazione tra Cittadellarte e il Club dei Distretti Industriali Italiani.
CITTADELLARTE – FONDAZIONE PISTOLETTO
Michelangelo Pistoletto
1. Le responsabilità sociali dell’arte
Cittadellarte – Fondazione Pistoletto (www.cittadellarte.it) nasce nel 1996 dalla proposta di Michelangelo Pistoletto di investire l’arte e l’artista di un nuovo ruolo, quello della partecipazione diretta e responsabile nelle dinamiche sociali. Pistoletto sostiene che l’arte deve coinvolgere l’estetica e l’etica comune, ricomponendo armoniosamente tutti gli elementi che formano la struttura sociale.
L’arte responsabile deve “mettere in evidenza il contrasto tra il progresso tecnologico e i sistemi dogmatici vetusti, offrendo alla coscienza un nuovo modo di vedere. L’arte è l’espressione primaria della creatività umana e, di conseguenza, il riferimento costante di ogni attività culturale, economica e sociale”.
L’artista non può quindi occuparsi esclusivamente dell’oggetto, del “prodotto artistico”, ma deve partecipare attivamente, con l’aiuto della sensibilità di cui è dotato, alla costruzione del sistema in cui è inserito. L’autoreferenzialità dell’arte deve dunque lasciare spazio alla partecipazione attiva all’interno del sistema con il quale vuole interagire per dare avvio al cambiamento.
Dice ancora Pistoletto: “L’arte deve introdurre la sensibilità percettiva che le è propria all’interno di tutti i sistemi – che si tratti di produzione, di organizzazione o di politica – per realizzare la “composizione” delle diverse parti concepite come elementi armonici del concerto civile. Là dove questa sensibilità viene a mancare, l’organismo si sclerotizza”.
L’artista dunque deve portare la sua arte fuori dai luoghi che gli sono stati assegnati dalla tradizione: fuori dalle gallerie e dai musei per entrare in ogni spazio possibile della vita sociale con l’obiettivo di migliorarne il funzionamento.
Michelangelo Pistoletto è stato il primo sperimentatore della sua stessa teoria e descrive così la sua uscita dal recinto dell’arte per entrare in quello della vita: “Dopo che nel 1961 ho trasformato la pittura, cioè lo specchio metaforico, in una vera e propria superficie specchiante, le immagini dell’arte sono diventate “oggettive” e sono entrate nella vita. Il quadro è uscito dalla cornice, la statua è scesa dal piedistallo. Da allora il mio lavoro, cioè l’atto estetico, ha cominciato a penetrare negli spazi della vita stessa. Non si tratta di un esercizio multimediale destinato a concludersi dopo un breve lasso di tempo, ma piuttosto del lavoro su una prospettiva a 360 gradi destinata ad un lungo sviluppo e aperta al divenire”.
Ed è questa apertura a caratterizzare Cittadellarte, già dal nome stesso, nella sua ambivalenza: cittadella, che indica uno “spazio circoscritto in cui si realizzano progetti artistici” e città dell’arte, in una “metafora di un’apertura dinamica e complessa verso la realtà esterna”.
Come pensato e voluto dal suo fondatore, Cittadellarte fa sì che l’arte interagisca con ogni ambito del sistema sociale, dall’economia alla politica, dalla scienza alla produzione, dall’educazione al comportamento, con lo scopo di una trasformazione responsabile del sistema stesso.
Proprio per toccare tutti gli ambiti della struttura sociale, Cittadellarte è suddivisa in uffici: arte, politica, economia, educazione, comunicazione, produzione, religione, lavoro; ma altri ancora sono in fase di realizzazione e riguardano la scienza, la filosofia, l’ecologia, il nutrimento, il diritto, lo sport, etc.
2. Arte e Impresa
Arte e Impresa: tour nei distretti industriali italiani
Il 22 febbraio 2002 Cittadellarte-Fondazione Pistoletto ha ospitato a Biella l’assemblea annuale del Club dei Distretti Industriali Italiani (www.clubdistretti.it)
Dalle riflessioni di quella giornata è scaturito il Manifesto dell’Arte e dell’Impresa che recita: “Cittadellarte si congiunge al Club dei Distretti Industriali per conferire carisma culturale all’idea che unisce in un grande progetto i Distretti italiani e tutti i singoli produttori che ne fanno parte. L’iniziativa si prefigge di portare al massimo rilievo il significato culturale che le industrie italiane incorporano nel loro complesso. Il progetto è economico-culturale.
Ad ogni imprenditore/imprenditrice si offre l’opportunità di rendersi partecipe di tale progetto semplicemente dando segno di riconoscere il valore simbolico che la sua stessa attività rappresenta. Per valore simbolico intendiamo non soltanto quello della moneta, ma quello che corrisponde alla ricchezza di una società nel suo complesso. Cioè, specificatamente, la ricchezza espressa in toto dall’attività produttiva, economica, politica e culturale che comprende i valori della spiritualità, dell’etica e dell’estetica di cui l’Italia dispone. Aderire al progetto significa partecipare ad una grande idea creativa e comprendere che per ogni impresa italiana si tratta di un impegno culturale importante e ancor più gratificante del puro profitto pecuniario.
Con il Manifesto dell’Arte e dell’Impresa vogliamo impostare le possibili strategie di quella che definiamo l’Impresa Italia sapendo di poter contare sulla ricchezza endemica di questo paese che porta valori grandi come il Rinascimento da cui ha origine la storia moderna dell’Occidente.
L’Italia possiede gli elementi essenziali per poter determinare prospettive di grande portata ricomponendo idealità e attività nel presente, tempo in cui emerge con evidenza la necessità di un nuovo rinascimento. Le forze produttive e artistiche italiane hanno nel D.N.A. le caratteristiche della multiformità, della molteplicità e della differenza, valori preziosi del passato che proiettiamo nel futuro. Sono beni che vanno protetti e salvaguardati in ogni modo, come i grandi monumenti storici, di cui questo paese è il maggior possessore e contemporaneamente le antiche ambizioni devono essere riconvertite nel comune impegno di produrre nuova storia. La figura artistico-imprenditoriale che nasce da questo progetto è portatrice di un fattore morale che si inserisce nel calcolo economico dell’imprenditore/imprenditrice, parte dei Distretti Italiani, il cui obiettivo si arricchisce e diviene una vera e propria missione. In sostanza possiamo riassumere il manifesto in questo slogan: l’impresa italiana è una missione culturale“.
Il progetto dunque vuole valorizzare il messaggio culturale di cui i distretti sono portatori: i distretti industriali sono infatti il frutto della cultura artigianale e della creatività delle diverse realtà locali italiane.
Per questo, in collaborazione con Cittadellarte, il Club dei Distretti organizzerà incontri dedicati a creativi (imprenditori, progettisti, designer, pubblicitari) impegnati nei vari campi dell’industria e della comunicazione, per dare inizio ad un processo di “produzione responsabile” e per una ridefinizione dell’identità dell’Impresa Italia.