La sede è la Triennale di Milano, l’occasione è l’anteprima nazionale del film Avanti Artigiani, promosso da Fondazione Giannino Bassetti con il contributo delle Camere di Commercio di Milano e Monza Brianza, Confartigianato Lombardia e Credito Valtellinese.
Allo scopo di caricare la pellicola di diversi e ulteriori riferimenti, gli invitati hanno potuto visitare, prima della proiezione, il Triennale Design Museum, inaugurato nel 2007 e ogni anno «mutante» secondo un tema dato. L’edizione 2014, dedicata al design italiano oltre le crisi, autarchia, austerità, autoproduzione, ragiona appunto sulla deriva «crisicentrica», riallacciandosi felicemente all’etimologia greca del termine krino – cernere ma anche scegliere – indicante una svolta, un’innovazione, un richiamo all’immaginazione e alla selezione di strumenti essenziali.
Tre tappe: dall’eredità autarchica che costringe il paese a un dopoguerra ricostruito con materiali “poveri”, stimolandolo più alla creatività che all’investimento; alla partecipazione degli anni settanta; al passaggio, negli ottanta, dall’autoproduzione all’autosufficienza. Ed è questo momento in particolare, nelle sue articolazioni, a collegare il design museum e la trama del film Avanti Artigiani; un punto focale nella storia del design italiano, giacché caratterizzato dall’interesse emergente per il collezionismo, per l’idea del «pezzo unico», o quasi.
Da qui la libertà (e il rischio) di abbandonare l’industria, l’interlocutore principe, per addentrarsi nel design imprenditoriale e autoriale e, diversi anni dopo, essere complici dei nuovi artigiani digitali e di quanti, fuori e dentro i Fab Lab, hanno trasformato il bit in atomo, come dirà Piero Bassetti durante l’incontro.
Il modo di produrre dal disegno digitale alla materia, infatti, supera la fabbrica taylorista e rimette in gioco la bottega. La realtà artigianale lombarda, che ha rappresentato un modello di bellezza in grado di coniugare intuito, creatività e passione, fronteggia così una sfida difficile da rifiutare e un linguaggio nuovo da acquisire: quello della conciliazione tra cultura del tornio e stampanti 3D, della transizione tra maestro artigiano e giovane designer, della promozione del pezzo unico sui mercati globali.
Ricordando nel suo intervento la mission della Fondazione – orientare responsabilmente i fini dell’innovazione, contribuire a qualificarne l’impatto sulla società – Bassetti fa luce su tre tipi di innovazione: science intensive, dominata dalla scienza; poiesis intensive, dove il saper fare è determinante e sul cui sfondo primeggia l’arte; l’innovazione sociale (nuovi orizzonti del welfare, nuove forme di comunicare e trasmettere la cultura).
Protagonista della serata è l’innovazione poietica, che Fondazione Bassetti aveva evocato tre anni fa attraverso lo spettacolo Mani grandi senza fine, in scena al Piccolo Teatro di Milano: uno sguardo su come i designers cambiarono definitivamente il volto e l’anima della città, interagendo anche con la piattaforma artigiana che la circonda. Da lì l’idea di comprendere e rappresentare quest’ultimo universo, il regno di quelli che “fanno le cose”.
Per la cura di Manolo De Giorgi e Andrea Kerbaker, con la regia di Teresa Sala, il film ha preso le mosse da un concorso indetto dai promotori per selezionare le ventidue imprese artigiane, tra Milano e la Brianza, rappresentate nella pellicola. Storie diverse, i cui fili si intrecciano nelle parole di un artigiano: «Questo lavoro non mi piace. Questo lavoro lo amo». Una passione che si legge nella carrellata di volti che chiude la pellicola, sorridenti o a volte stanchi, ma non rassegnati di fronte a difficoltà che non frenano il desiderio di declinare al futuro (anche nel passaggio di consegne ai più giovani) il saper fare di generazioni.
Emblema della fusione tra maestria artigiana e investimenti in tecnologia è Dallara Automobili, il cui amministratore delegato Andrea Pontremoli è intervenuto per commentare la pellicola. Innovazione – afferma – è fare quello che altri non fanno, poter dire “Solo io” e non “Anche io“.
Un tratto che, grazie all’impatto del digitale sull’offerta e sulla domanda (non più locale ma globale, attenta alla personalizzazione), potrà dare centralità all’artigiano di domani. Pontremoli rileva come nel film emerga il piacere di trasmettere la passione per il lavoro ben fatto tra le generazioni che si avvicendano nell’impresa artigiana.
Ancora una volta l’accento cade sull’importanza del territorio. Non è importante solo essere competitivi in quanto azienda, ma promuovere la competitività del contesto in cui si è inseriti, ad esempio intervenendo direttamente per favorire la formazione.
Interloquiscono, e chiudono la serata, i rappresentanti degli enti che hanno contribuito al progetto: Carlo Valli, Presidente della Camera di Commercio di Monza e Brianza; Alfredo Zini della Camera di Commercio di Milano; Aldo Fumagalli, vicepresidente del Credito Valtellinese e Giovanni Barzaghi di Confartigianato Imprese Milano.
Nel sito della Fondazione Bassetti le fotografie dell’evento, le riprese degli interventi e il testo introduttivo di Piero Bassetti.
Qui sotto il trailer del film:
visibile anche nel nostro account in Vimeo.
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