Il dibattito Leggere il presente, guardare lontano. Innovazione tra artigianato e medium tech – promosso da Museimpresa, Assolombarda e Fondazione Giannino Bassetti – ha aperto la tredicesima edizione della Settimana della cultura d’impresa.
Indice della pagina:
– Il report
– Intervista: Due domande a Gianfelice Rocca
– Le riprese video del dibattito
– Le foto dell’evento
Tutt’altro che casuale la scelta della sede, il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci. Secondo il direttore Fiorenzo Galli, il cambio di paradigma cui è chiamata la manifattura italiana, sfidata dalle nuove tecnologie, va assecondato aggiornando le politiche educative e culturali. E la nuova Tinkering zone, una sorta di palestra per chi voglia cimentarsi coi materiali e le stampanti 3D, è il biglietto da visita per candidare il Museo a fare la sua parte.
Luca Orlando, caporedattore de Il Sole 24 Ore, ha scandito il dibattito prendendo spunto da brani del film Avanti Artigiani, che esplora la tensione tra tradizione e innovazione attraverso venti storie d’impresa operanti a Milano e in Brianza.
Fin dai primi scambi è emerso il tema del «guardare lontano» che ha dato il titolo alla serata. Secondo Piero Bassetti, l’orizzonte artigianale ha le carte in regola per essere riposizionato, perchè l’innovazione del prossimo futuro non creerà nuovi spazi solo per la produttività, ma anche per la creatività. Mentre la prima fornisce a costi accessibili i beni di cui tutti abbiamo bisogno, è la seconda a orientare le trasformazioni del produrre ponendole in tendenza con il «divenire del mondo» (espressione che proprio il fondatore del Museo della scienza, Guido Ucelli, usava per illustrarne i fini). Nel decidere dove vogliamo andare, insomma, si manifesta la responsabilità; e Bassetti sceglie di sottolineare il respiro politico del tema ricordando come Barack Obama, rivolgendosi agli Stati Uniti nel solenne Discorso sullo Stato dell’Unione, abbia presentato il National Additive Manufacturing Innovation Institute, un programma già pienamente funzionante per la manifattura digitale che coinvolge big business, università, enti no-profit e Fab Lab: «3D printing has the potential to revolutionize the way we make almost everything. We must ensure that the Next Industrial Revolution in manufacturing will happen in America. We can get that done»
Gianfelice Rocca porta l’attenzione sulla notevole continuità tra artigianato e medium tech. Riprendendo uno dei temi al centro del suo libro – intitolato Riaccendere i motori – il presidente di Assolombarda collega la logica della globalizzazione alla domanda, importante per l’Italia, di innovazione incrementale. Un settore manifatturiero a forte innovazione combinatoria determina conseguenze sociali che vanno ben al di là dell’industria stessa, e proprio tale carattere “distribuito” dell’innovazione, che nasce dalla collaborazione di chi lavora con i propri clienti e fornitori, è il tratto che avvicina l’impresa artigiana e quella a vocazione medium tech.
Riferendosi alla carrellata rappresentata nel film Avanti Artigiani, Rocca invita il pubblico a considerare come il continuum tra piccole realtà industriali e artigianato sia enfatizzato da tre grandi settori che stanno riplasmando i meccanismi produttivi: il primo è la sensoristica, che ci consente di tracciare i prodotti e misurarne la qualità; il secondo è l’economia digitale (IT, Big Data) che mette in comunicazione artigiano, catena distributiva, cliente finale; il terzo è la stampa 3D, che spinge a condividere i progetti collocando la produzione in luoghi con specifiche vocazioni, introducendo anche nuovi materiali adatti alle tecnologie additive. Il rapporto col mercato finale sta rivoluzionandosi completamente, ma resta centrale il fatto che la manifattura medium tech si avvale di una catena capace di innovare insieme ai fornitori. L’Italia, in questo, è tra i paesi più vitali, e le tecnologie permettono una personalizzazione spinta (cento varianti di cruscotto di una macchina, per esempio) che rende ogni prodotto potenzialmente artigianale.
Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Lombardia, considera l’invito alla Settimana della cultura d’impresa un riconoscimento importante, non scontato nè usuale, al mondo che rappresenta. Indubbiamente – concorda con gli interventi di Bassetti e Rocca – le tecnologie trasformano il prodotto artigiano, e su questo alcuni casi narrati nel film sono esemplari: «Possiamo andare nel mondo, perchè avremo sempre meno magazzini e sempre più pezzi personalizzati», superando l’individualismo e l’enfasi sulla tradizione, quando essa impedisce di aprire finestre verso il futuro. Un aggiornamento che è anche culturale e sollecita il ruolo delle associazioni.
Tornando sul nesso tra innovazione e modi di produrre, Bassetti ricorda come la seconda rivoluzione industriale – la cui eredità storica si sta esaurendo – fosse ispirata alla logica delle economie di scala: «Al termine della catena c’è l’operaio di Chaplin, l’alienazione rispetto alla tecnica e la logica di Ford, quella secondo cui l’auto che puo’ essere di tutti i colori, purchè nera». Invece la creatività, abilitata dalle nuove opportunità tecnologiche, cerca di riportare l’utilità del bene nel suo gradimento. Non muta solo la produzione, ma anche il consumo: il negozio diventa atelier, piega la tecnologia alle preferenze individuali. Allora, domanda riferendosi al titolo dell’incontro, «guardare lontano» per vedere cosa? Le multinazionali gestiranno una parte della produzione globale (l’acciaio non si può farlo in casa) ma il settore della creatività guadagnerà posizioni e aprirà opportunità. Ecco – conclude – la funzione della scuola: progettare con tecnologie moderne domanda una formazione all’altezza. Del resto lo racconta la nostra storia: negli anni in cui a Milano sorgeva il Politecnico, le personalità industriali più avvedute, immerse nella «alleanza della pratica e delle teorie» cara a Carlo Cattaneo, realizzavano la Società d’incoraggiamento arti e mestieri. Per Cattaneo l’intelligenza del fare era il primo fattore di incivilimento.
Questo – ribadisce il presidente di Fondazione Bassetti – è in linea con la giusta preoccupazione che anche Gianfelice Rocca porta avanti da anni: tra economia – cioè produzione di beni – e produzione di intelligenza c’è un nesso inscindibile. Ma abbiamo bisogno di iniziative periferiche, «autonomistiche», e possiamo testimoniarne di belle: non solo quelle che abbiamo visto affacciarsi al Museo della scienza e della tecnologia, ma anche la felice intuizione di chi, come il Comune di Colle Brianza, ha avvicinato i bambini delle elementari alla conoscenza dell’artigianato, con risultati sopra ogni aspettativa; tanto che le classi, dopo una visita alle botteghe locali, sono state portate al FaberLab di Tradate (Varese) per conoscere gli artigiani del futuro. Andiamo alla ricerca delle iniziative che ci sono e incoraggiamole: questo è leggere il presente nelle sue potenzialità, se vogliamo evitare che la Brianza diventi quella descritta nel film di Virzì. Incivilimento, non subalternità.
Dove la società economica è viva – interviene Rocca – vive anche quell’artigianato che genera un consumo locale di qualità. L’Italia ha una densità scientifica fortissima, misurabile dalle citazioni nelle pubblicazioni internazionali. In Germania e negli Stati Uniti questo si traduce in brevetti e in export, mentre noi siamo deboli quando si tratta di incorporare la validità scientifica nello sviluppo. Non possiamo inseguire una strada imitativa, e per trovarne una nostra la scuola ha un’importanza fondamentale. In quest’ottica, si spiega anche il tema delle grandi dimensioni aziendali, utili non solo per arrivare su mercati lontani (grazie alle reti distributive, perché chi è troppo intermediato rispetto al mercato finale vive grossi problemi), ma anche per rendere più semplice l’attrazione di talenti. «Il tema che lascerei sul tavolo – conclude Rocca – è: nel mondo tutti parlano di Stem – science, technology, engineering, mathematics – mentre io credo che il motto di Milano sia SteAm, «vapore» – science, technology, engineering, Arts and mathematics». Il nostro capitale umano è la forza dell’Italia.
Due domande a Gianfelice Rocca
Leggere il presente, guardare lontano
Qualche fotografia dell’evento
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