Milano Digital Week 18 marzo 2021: presentazione di Oltre lo specchio di Alice
L’immaginazione come strumento per governare l’innovazione nel cambiamento d’epoca. Questo il nodo centrale del dialogo tra Piero Bassetti e Federica Spampinato, moderato da Francesco Samorè, che si è tenuto online lo scorso 18 marzo nella cornice della Milano Digital Week 2021.
La presentazione del recente libro di Bassetti “Oltre lo specchio di Alice. Governare l’innovazione nel cambiamento d’epoca”, edito da Guerini e associati, è stato l’elemento iniziale e la messa in dialogo con “La nuova scienza del rischio. L’arte dell’immaginazione, della difesa e della protezione” di Federica Spampinato, sempre di recente pubblicazione da parte di Guerini, ha aperto canali di confronto particolarmente stimolanti.
Come di consueto, insieme alle riprese e al podcast, offriamo una sintesi a cura di Anna Pellizzone.
Sintesi (a cura di Anna Pellizzone)
Punto di partenza della riflessione di Spampinato e Bassetti – rispettivamente autori di “La nuova scienza del Rischio. L’arte dell’immaginazione, della difesa e della protezione” e “Oltre lo specchio di Alice. Governare l’innovazione nel cambiamento d’epoca”, entrambi editi da Guerini e Associati – è stata la necessità di trovare nuovi strumenti per gestire l’ignoto. La pandemia ha infatti contribuito a rendere ancor più evidente come, in un tempo di grandi trasformazioni, tra loro interconnesse, che arrivano ad impattare categorie un tempo ritenute immutabili, come spazio e tempo, e che ci portano oltre lo specchio narrato da Lewis Carroll, sia necessario mettere in atto strategie inedite per governare l’incertezza in cui siamo ormai costantemente immersi, anche e soprattutto per via dell’innovazione.
Negli ultimi decenni la tendenza è stata quella di esaltare una sorta di mistica dell’innovazione, trascurando il fatto che “innovare senza governare quello che si innova, può voler dire innovare un’epidemia“, ha ricordato Bassetti. L’innovazione è infatti, in quanto “realizzazione dell’improbabile“, realizzazione dell’inconoscibile ex ante; e governare, come siamo abituati, attraverso la norma, ciò che normale non è, non è possibile, non è funzionale. Governare oggi non significa solamente “sapere cosa si vuole“, ma anche “sapere cosa fare per controllare ciò che si vuole“. Per questo è urgente problematizzare il nostro rapporto col rischio (e quindi con l’innovazione) e comprendere che oltre lo specchio le regole del gioco sono diverse. “La classe dirigente è di fronte alla sfida di dover governare l’innovazione in un’epoca che ha eretto l’innovazione a sua normalità; è un tema di grandissima complessità e rilevanza“.
Ed è proprio il tentativo di problematizzare il rischio, contestualizzandolo anche oltre al suo ambito di manifestazione, la questione al centro della riflessione della Cindynics, la nuova scienza del rischio. “La società contemporanea – ha spiegato Federica Spampinato – ci offre uno scenario interconnesso. La nuova scienza del rischio racconta che, oggi, il rischio più grave non è quello più probabile, ma quello più interconnesso“. Nata nel 1987 a Parigi, subito dopo una serie di disastri ambientali di portata storica che hanno segnato il rapporto tra scienza, innovazione e società – Cernobyl, Bhopal, Seveso, solo per citarne alcuni – la Cindynics applica un approccio post-probabilistico al rischio, portando di conseguenza con sé una serie di novità, tra cui la necessità di superare un approccio al rischio per “silos” e proponendo di adottare come punto di partenza l’analisi degli ecosistemi e del contesto. “Non possiamo più guardare al rischio cyber, al rischio infrastrutturale, al rischio climatico, perché i tempi sono maturi per andare aldilà dello specchio. Per citare Hans Jonas: servono nuove competenze e una nuova etica, perché anche l’uomo è cambiato“.
La pandemia è rivelatrice del senso profondo di questo approccio. Come spiega chiaramente Federica Spampinato nel suo libro: “Nessuna civiltà umana prima d’ora aveva prodotto tanti fattori di interazione e perturbazione degli equilibri tra esseri viventi contemporaneamente e su scala globale. E se in questo scenario inseriamo il bias di confondere il rischio con l’incidente, c’è la possibilità di trattare il rischio come frutto del caso, ma soprattutto il pericolo di trattarlo esclusivamente nel suo ambito di manifestazione. Attendere il danno, cioè la somma degli impatti per decidere di volersi difendere, non è una strategia per sopravvivere“.
Il governo del rischio pone costantemente davanti a una dicotomia: da una parte l’anticipazione degli eventi, che comporta un intervento sui fattori che provocano il danno, dall’altra l’inseguimento degli eventi, cioè l’intervento a posteriori sul danno stesso quando esso è già avvenuto. In questo senso, la novità che la nuova scienza del rischio porta è l’introduzione di algoritmi che tengono conto del tempo, un fattore che nel calcolo probabilistico non è contemplato.
Uno sguardo attento a questi temi non può prescindere dal considerare il ruolo che gioca l’informazione digitale, un’innovazione estremamente dirompente, interconnessa e per molti versi ancora inefficacemente governata.
Per esempio, un dato non contestualizzato, diffuso attraverso le attuali tecnologie dell’informazione rischia di innescare un effetto a catena per cui, a partire da un rischio potenzialmente piccolo, ma inserito in un sistema altamente inter-correlato, il danno – per esempio reputazionale, economico, informativo – diventa potenzialmente enorme. Questo evidenzia ancora una volta che il rischio non è aggredibile per settori. E questo è particolarmente vero quando il danno coinvolge il mondo dell’informazione digitale.
Ma come dunque spostarsi dalla neutralizzazione del danno all’anticipazione? Secondo Federica Spampinato, uno degli ostacoli maggiori riguarda il fatto che è difficile creare consenso attorno al danno prevenuto, mentre molto più visibile – e spendibile pubblicamente – è la risposta al danno avvenuto, perché il valore della protezione è più difficilmente percepibile.
L’anticipazione richiede un cambio di paradigma che si nutre dell’immaginazione. Ed è proprio questo secondo l’autrice uno dei passaggi più interessanti della Cindynics, che da un atteggiamento normativo procedurale che parte dall’analisi del rischio, propone di passare a un approccio che parta dall’analisi del contesto.
L’anticipazione e l’immaginazione sono elementi fondanti di Oltre lo specchio di Alice. “Oggi – ha spiegato Bassetti – il governante per potere produrre un’azione di governo sensata deve immaginare. Ma il consenso viene dato sull’accaduto, e non sull’accadendo, che è un mistero. Il giudizio che molti di noi darebbero su un governante che giustificasse delle sue scelte ardite dicendo di avere immaginato sarebbe severo, invece di meritorio”. E conclude: “Oltre lo specchio di Alice vuole essere il richiamo a questa situazione, che Carroll aveva colto poeticamente, ma che è la sfida politica del nostro tempo. Saremo sempre più chiamati a governare, e usare il potere, in assenza di sapere. Il problema che sta dietro la rottura dello specchio di Alice è altamente drammatico, ma al momento l’unico che sembra averne percepito la portata è il Papa, quando richiama all’attenzione il fatto che siamo in un’altra epoca, e cioè che dobbiamo cambiare non la contingenza, ma la struttura in cui il potere è organizzato“.
Immagini della campagna di comunicazione:
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