Una famiglia va al supermercato e compra, fra l’altro, un rasoio Gillette Mach3.
Qualche giorno dopo, un membro maschile della famiglia ha il rasoio in valigia durante un viaggio che non richiede biglietto personale: es. treno o autostrada.
Nonostante la natura anonima dell’acquisto o del viaggio, quando costui passa in stazione o al casello, un dispositivo invisibile può informare la polizia di chi è e di dove si è recato.
Traduzione: addio privacy.
È una conseguenza già concretamente possibile dei nuovi utilizzi della tecnologia di RFID, ovvero l’identificazione a radiofrequenza, alla quale l’autorevole rivista IEEE Spectrum ha dedicato un approfondito articolo (Luglio 2003).
Accade che alcune operazioni che siamo abituati a considerare anonime o non rintracciabili, invece sono identificabili con tecniche dirette o indirette.
Così lo scontrino del supermercato sarebbe anonimo ma il soggetto del pagamento è identificabile se questo avviene con la carta di credito o il bancomat (o anche in contanti in presenza di una carta per raccolta punti).
Analogamente l’identificatore del rasoio dovrebbe servire solo alla gestione delle giacenze e all’analisi del carrello della spesa, ma un ordine del magistrato potrebbe obbligare il supermercato a fornire i dati alla polizia.
Addirittura la correlazione di dati anonimi potrebbe essere fatta anche da soggetti terzi.
Per esempio, tutti usiamo uno strumento di RFID, ovvero il Telepass.
Se le Autostrade vendono i loro dati di transito, in forma anonima quindi rispettosa della legge, ad un soggetto che ne trae statistiche e se le banche fanno lo stesso per i dati di utilizzo dell’addebito mensile dei pedaggi, diviene possibile la correlazione tramite gli importi, ed altri soggetti potrebbero conoscere dettagliatamente gli spostamenti di un’auto.
Un’assicurazione potrebbe acquistare i dati per adattare le tariffe ai chilometri percorsi dal singolo assicurato, che potrebbe così senza saperlo subire un danno economico.