Questo è l’intervento di Anna Pellizzone all’incontro del ciclo Essenze di Scienza, realizzato per Cadom da Marta Abbà e Raffaella Musicò (Libreria Virginia & co.) con il supporto di Fondazione Giannino Bassetti e Italian Climate Network, in collaborazione con il Comune di Monza, presso il Teatro Binario 7 di Monza. In un precedente post la stessa Marta Abbà ha fatto una sintesi della serata e in calce abbiamo condiviso video e foto dell’occasione.
Penso che descrivervi il paesaggio culturale in cui mi sono formata possa aiutare a spiegare il senso di quello che faccio e di cui voglio parlarvi oggi.
La mia formazione secondaria è avvenuta a cavallo tra gli anni Novanta e i Duemila. Sono gli anni dell’esplosione delle biotecnologie, degli organismi geneticamente modificati in agricoltura, e, qualche anno dopo, delle nanotecnologie. Negli stessi anni nasce e si espande il world wide web. Tutto questo si riflette anche nel dibattito pubblico. I giornali, i media, iniziano a occuparsi di scienza in modo forse inedito, spesso in modo anche inappropriato e sensazionalistico, ma sicuramente quello che succede è che ci si rende conto di più che la scienza non è solo una questione degli scienziati, ma è un qualcosa che riguarda tutta la società e che ha il potere di trasformare il mondo.
Questo potere della scienza di cambiare radicalmente il modo in cui viviamo, ci relazioniamo e stiamo al mondo, viene rappresentato anche al cinema, nella musica. Forse proprio influenzata da tutto ciò, e in particolare da un album dei Subsonica, oltre che dalla mia passione per la genetica, decido di iscrivermi a biotecnologie. Poi scopro di non essere tagliata per il laboratorio, ero abbastanza maldestra con la strumentazione, e passo a scienze naturali.
Nel frattempo, la tecnologia va avanti, nasce il web 2.0, si inizia a interagire in Rete, nascono i primi social, e mi rendo conto di come, in un mondo sempre più denso dal punto di vista tecnico scientifico, ci sia un cortocircuito nel meccanismo di comunicazione tra scienza e società. Per questo decido di iscrivermi a un corso di giornalismo scientifico, piuttosto pioneristico per l’epoca, con l’idea di fare “da interprete” tra gli scienziati e i cittadini.
Faccio la giornalista per qualche anno, ed è qui che scopro che il giornalismo è fondamentale per costruire una cittadinanza scientifica consapevole, ma non basta. Perché oltre a far sapere ai cittadini cosa fa la scienza, c’è anche bisogno di fare sapere alla scienza, e alla politica, cosa vogliono i cittadini. Decido quindi di fare un dottorato e iniziare a occuparmi del dialogo tra la scienza e la società, e cioè di pratiche e metodologie per il coinvolgimento dei cittadini in ambito ricerca e innovazione.
Decido quindi di fare un dottorato e iniziare a occuparmi del dialogo tra la scienza e la società, e cioè di pratiche e metodologie per il coinvolgimento dei cittadini in ambito ricerca e innovazione.
Perché dietro a queste parole c’è tutto un mondo di ricercatori e di professionisti che si occupano di questo ormai da decenni, anche se in Italia a occuparsi di questo sono pochissime realtà, tra cui appunto la Fondazione Giannino Bassetti, per cui lavoro.
Tra queste sperimentazioni partecipative, c’è anche la giuria di cittadini e cittadine sulla mobilità intelligente. Cosa è una giuria di cittadini e cittadine? È un approccio strutturato che prevede che un gruppo di persone rappresentative di un territorio, in questo caso il territorio lombardo, si riunisca per imparare, discutere ed elaborare, raccomandazioni su un determinato argomento. Raccomandazioni per chi? Per i decisori politici, in questo caso i rappresentanti di Regione Lombardia che si occupano delle politiche di mobilità e intelligenza artificiale. È un percorso che si chiama deliberativo, in cui un gruppo selezionato di cittadini, rappresentativo di un determinato territorio, in questo caso il territorio lombardo, si riunisce per informarsi, discutere ed elaborare delle raccomandazioni per i decisori, in questo caso per i rappresentanti di regione Lombardia su una determinata tematica attraverso una discussione strutturata e facilitata da facilitatori professionisti.
Cosa è una giuria di cittadini e cittadine? È un approccio strutturato che prevede che un gruppo di persone rappresentative di un territorio, in questo caso il territorio lombardo, si riunisca per imparare, discutere ed elaborare, raccomandazioni su un determinato argomento. Raccomandazioni per chi? Per i decisori politici
La Citizens’ Jury si è svolta all’interno di un progetto finanziato dalla Commissione Europea, il progetto TRANSFORM, che aveva come obiettivo quello di testare, sperimentare diverse metodologie partecipative in tre regioni europee, tra cui la Regione Lombardia. In particolare, in Lombardia i cittadini sono stati coinvolti per raccogliere dei suggerimenti su come rendere più responsabile l’innovazione di Regione Lombardia nell’ambito dei trasporti basati sull’intelligenza artificiale, cioè su come renderla più vicina alla cittadinanza. Anche perché la Regione stava in quel momento, cioè nel 2022, per lanciare un bando per finanziare dei progetti sulla mobilità intelligente. Alla giuria hanno partecipato 25 persone residenti in Lombardia che si sono trovate per due giornate, di sabato. Questi partecipanti erano tutti maggiorenni, e il gruppo è stato bilanciato per genere, età, provincia di residenza, perché ci interessava ragionare di mobilità intelligente con persone diverse tra loro. Siccome l’impegno richiesto era parecchio, ai partecipanti è stato riconosciuto un compenso sotto forma di voucher da spendere in supermercati.
Cosa è successo in queste due giornate? Il primo giorno abbiamo introdotto il progetto e gli obiettivi del percorso, e i partecipanti hanno avuto la possibilità di dialogare con esperti. Quindi la prima giornata è stata dedicata a dare ai partecipanti degli strumenti per discutere il tema in modo informato. Abbiamo fatto passare due settimane per la digestione delle informazioni. La seconda giornata abbiamo iniziato la nostra discussione, che è avvenuta in gruppi e plenarie, per dare a tutti la possibilità di esprimere il proprio punto di vista, grazie anche alla facilitazione da parte di professioniste. Per ciascuna di queste questioni i partecipanti hanno elaborato delle raccomandazioni. Le raccomandazioni sono quindi state consegnate ai rappresentati di Regione Lombardia che le ha utilizzate quando ha lanciato il bando di finanziamento di progetti di smart mobility. In altre parole, per vincere il bando e avere accesso ai fondi, tra i criteri di premialità c’erano dei criteri riconducibili alle raccomandazioni dei cittadini. (Link per approfondire). Vorrei aggiungere solo due considerazioni. Questi percorsi sono utili non solo perché consentono di allineare le politiche di ricerca e innovazione ai cittadini, ma anche perché aiutano a costruire fiducia tra i diversi attori sociali e consentono di dialogare in modo informato senza polarizzazioni, come avviene in altri contesti, per esempio sui social. Perché ciò avvenga devono essere costruiti in modo solido e trasparente, e i decisori devono essere pronti ad accogliere le raccomandazioni dei cittadini. Vi faccio un esempio. Ho un bambino di cinque anni e di recente abbiamo guadato La Spada nella Roccia. A un certo punto Merlino dice a Semola: non pensare che la magia possa risolvere tutti i tuoi problemi perché non lo farà. Ecco, ricerca e innovazione sono fondamentali per rispondere alle tante sfide di oggi, ma da sole non bastano, siamo noi a dover decidere in che direzione vogliamo andare.
In altre parole, per vincere il bando e avere accesso ai fondi, tra i criteri di premialità c’erano dei criteri riconducibili alle raccomandazioni dei cittadini.