Seconda stagione di interviste di Gabriele Giacomini dopo quella già fortunata messa online tra il 2017 e il 2018 e sfociata nel bellissimo libro “Potere Digitale. Come internet sta cambiando la sfera pubblica e la democrazia” edito da Meltemi.
L’obiettivo di questo “secondo giro” di interviste è, in primo luogo, analizzare le principali sfide alla cittadinanza poste dalla diffusione pervasiva delle ICT e in secondo luogo, individuare le diverse proposte teoriche e pratiche avanzate da filosofi, giuristi, politologi, nonché le azioni fattuali che sono state messe in campo da istituzioni private, amministrazioni locali e governi statali per la promozione di una cittadinanza digitale autonoma e consapevole, che porti all’elaborazione di un habeas mentem adeguato alle sfide presenti e future di una comunità politica (nel senso di polis) sempre più innervata dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. (NdR)
(Sotto il video, sintesi e elenco delle domande.)
Salvo Vaccaro è professore ordinario di Filosofia politica presso l’Università degli studi di Palermo. È fra i massimi esperti italiani di teoria critica, biopolitica e anarchismo. Tra le sue pubblicazioni si segnalano “Agire altrimenti. Anarchismo e movimenti radicali nel XXI secolo” (2014) e “Biopolitica e disciplina. Michel Foucault e l’esperienza del Gip” (2005). A fine 2020 è stato pubblicato da Elèuthera il suo ultimo lavoro, dal titolo “Gli algoritmi della politica”.
Intervista del 8 ottobre 2020.
Secondo il professor Vaccaro, la società di oggi è caratterizzata dalla figura dell’individuo ed è ripiegata sulla sfera privata. In questo contesto, dopo un primo sviluppo del digitale animato da un afflato libertario, si è registrato l’emergere di grandi piattaforme la cui caratteristica principale è essere proprietarie. Si tratta di piattaforme che offrono servizi utili, ma sulle quali manca, fra l’ampio pubblico, una prospettiva critica. Una tale attenzione non viene formata, non viene istruita. Anche all’università ci sono insegnamenti sul know how dell’informatica, ma non su una politica dell’informatica.
Uno dei temi attualmente più dibattuti nella comunità scientifica, invece, riguarda la sorveglianza digitale. Su ciò i filosofi sono arrivati forse in anticipo rispetto agli specialisti. Foucault, ad esempio, associava sguardo e potere. La tecnologia dei nuovi media è una tecnologia dello sguardo e oggigiorno assistiamo all’integrazione fra questi due elementi. Negli anni ’90 anche Deleuze, profeticamente, parlava di controllo e di società numerica (ora si direbbe digitale). Sulla scorta di queste riflessioni, Vaccaro ritiene che la sorveglianza digitale non dipenda esclusivamente dagli interessi commerciali delle big tech: il controllo serve prima a dominare, e poi ad arricchirsi, non viceversa. Inoltre, anche a causa dell’ethos individualista, le basi stesse di una sfera pubblica matura (come l’ha teorizzata Habermas) sono erose. Fra il potere statale (che non è in declino), e quello delle aziende più grandi del mondo (ormai quasi esclusivamente digitali), il vaso di coccio è proprio la sfera pubblica. Cosa facciamo insieme? Quasi più nulla.
D’altro canto, l’ideale habermasiamo resta un riferimento e si possono scorgere dei germi di cambiamento, legati soprattutto ad un ethos “sovversivo” rispetto al pensiero dominante neoliberale, a pratiche di cittadinanza dal basso e a sperimentazioni caotiche e carsiche, ma potenzialmente interessanti. Si pensi, ad esempio, alla cultura hacker, di ispirazione anarchica (che smaschera la presunta oggettività delle macchine e che terremota il digitale per aprire a logiche diverse), o alle pratiche di partecipazione anche attraverso le ICT dal basso (che allargano gli spazi e fanno uscire gli individui da esperienze solipsistiche tipiche delle echo chambers). Per quanto riguarda, invece, i diritti del digitale, secondo il professor Vaccaro il più importante è quello alla disconnessione. Si tratta di un diritto tutto da conquistare, necessario però affinché il digitale diventi una libera scelta e non un obbligo totalizzante.
Queste le domande poste nell’intervista:
1. min. 02:01 – Come cambia la natura del potere con l’avvento di Internet?
2. min. 07:43 – Nel contesto sociale caratterizzato dall’individualismo e dallo sfarinamento dei corpi intermedi che ruolo politico acquisiscono le grandi piattaforme digitali?
3. min. 12:22 – Allo spirito libertario della prima epoca di Internet è seguita la concentrazione delle piattaforme proprietarie. Nel recente libro Il capitalismo della sorveglianza Zuboff mostra come è possibile sorvegliare e manipolare gli utenti del web con grande precisione, tanto da realizzare previsioni “certe” sui loro comportamenti. La sorveglianza è un tema classico della filosofia politica, basti pensare a Bentham o Foucault. Le categorie concettuali di questi autori del passato sono utili per analizzare il potere digitale?
4. min. 21:14 – Il “controllo digitale” può essere utilizzato non solo con fini economici, ma anche con fini politici. Il pensiero va immediatamente al caso di Cambridge Analytica, o alle azioni russe. Il potere politico, che tradizionalmente è legato allo stato, è in declino oppure ha nuove frecce al suo arco?
5. min. 30:16 – Fra il potere dello stato e quello dei media, il vaso di coccio sembra essere la sfera pubblica, pensata habersianamente come luogo dove i cittadini si confrontano nella maniera più possibile riflessiva e consapevole. Le teorie di Habermas sono ancora praticabili?
6. min. 35:04 – Già all’inizio della conversazione Lei aveva fatto riferimento all’importanza dell’educazione alla cittadinanza. Cos’è possibile fare per superare l’individualismo che erode le condizioni di possibilità della sfera pubblica? Ci sono segnali che vanno in questa direzione?
7. min. 38:14 – Fra queste sperimentazioni, nell’ambito del digitale si registrano quelle degli hacker (è notizia recente, ad esempio, la realizzazione di una piattaforma simile a “Rousseau” ma con codice aperto). La cultura hacker è connessa all’anarchismo, tema di cui lei si è molto occupato. Ce ne potrebbe parlare?
8. min. 44:22 – Partecipazione, anonimato, accesso a Internet, oblio, identità digitale, privacy sono tutti “diritti digitali”. Qual è quello più importante?
9. min. 48:15 – Nel dibattito pubblico si parla di crisi dei partiti, di sorteggio, esperti, piattaforme di partecipazione. Ci sono tante sollecitazioni, alcune delle quali sono connesse alla rivoluzione digitale. In che direzione sta andando la democrazia?
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