Terza intervista della seconda stagione di interviste di Gabriele Giacomini dopo quella già fortunata messa online tra il 2017 e il 2018 e sfociata nel bellissimo libro “Potere Digitale. Come internet sta cambiando la sfera pubblica e la democrazia” edito da Meltemi.
L’obiettivo di questo “secondo giro” di interviste è, in primo luogo, analizzare le principali sfide alla cittadinanza poste dalla diffusione pervasiva delle ICT e in secondo luogo, individuare le diverse proposte teoriche e pratiche avanzate da filosofi, giuristi, politologi, nonché le azioni fattuali che sono state messe in campo da istituzioni private, amministrazioni locali e governi statali per la promozione di una cittadinanza digitale autonoma e consapevole, che porti all’elaborazione di un habeas mentem adeguato alle sfide presenti e future di una comunità politica (nel senso di polis) sempre più innervata dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. (NdR)
(Sotto il video, sintesi ed elenco delle domande.)
Marco Delmastro è Direttore del Servizio economico-statistico dell’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni). Tra le sue pubblicazioni: Liberalizations in Network Industries (con M. Colombo, Springer, 2016) e Big Data. Come stanno cambiando il nostro mondo (con A. Nicita, Il Mulino, 2019).
Intervista del 27 ottobre 2020.
I big data non solo soltanto grandi dati. Sono dati caratterizzati da velocità, volume e varietà. Il punto è che per gestire questa mole di dati servono infrastrutture enormi, dando così vita a forti concentrazioni di mercato. Da una parte le piattaforme hanno portato innovazioni utili, dall’altra parte in tutti i mercati che si concentrano winner takes all, causando problemi non sono economici ma anche potenzialmente politici.
Ora probabilmente è impossibile bloccare la raccolta dei dati e la profilazione degli utenti, su cui si basano non solo le pubblicità ma anche molti servizi. Tuttavia, ci sono alcune idee da poter implementare, considerandole in maniera coordinata e integrata. Innanzitutto, il GDPR è uno strumento che supera un precedente approccio che era sguarnito nei confronti della protezione dei dati dei cittadini. Ma non è sufficiente. Infatti, siamo nella situazione in cui le concentrazioni solo tali da richiedere un monitoraggio antitrust e, dove necessario, anche un intervento, come dimostrano anche recenti azioni da parte del Dipartimento di Giustizia americano nei confronti di Google. Inoltre, è da potenziare il potere di ispezione da parte delle autorità indipendenti, da dotare con personale specializzato e tecnicamente competente.
A questi strumenti tradizionali se ne aggiungono altri, più provocatori, che nascono in un ambito più economico che giuridico. Con il pragmatismo dell’economista, secondo Delmastro, sarebbero da rendere possibili forme di commercio collettivo dei dati. In questo modo, gruppi o associazioni di utenti, scegliendo o meno di cedere quote dei propri dati, potrebbero avere maggiore potere negoziale nei confronti di operatori spesso in posizione dominanti, ottenendo da esse qualcosa in cambio. Inoltre, una idea teoricamente interessante, ma da approfondire per renderla praticabile dal punto di vista operativo, è anche quella di tassare non gli utili delle piattaforme (operazione difficile dal punto di vista tributario) ma il fatto che le piattaforme utilizzino risorse collettive e forme informali di lavoro degli utenti.
Queste le domande poste nell’intervista:
1. min. 01:09 – Che cosa sono i big data? Quale novità introducono nell’ambito dell’informazione e della sfera pubblica?
2. min. 03:24 – Che ruolo hanno le grandi piattaforme digitali nello studiare e nel prevedere i comportamenti degli individui? In particolare, che ne pensa del peso politico delle grandi company digitali? Sono un pericolo o una risorsa per la democrazia?
3. min. 07:52 – Fra piattaforme digitali e singoli utenti c’è un’asimmetria di potere. Inoltre, le piattaforme impattano non solo sul piano economico ma anche dell’informazione e della politica. La raccolta dei dati personali e la profilazione dei comportamenti andrebbe limitata, ad esempio dalle istituzioni pubbliche? Se sì, in che modo?
4. min. 14:51 – Recentemente l’Unione Europea ha varato il Regolamento generale sulla protezione dei dati. Quali sono i suoi punti di forza e quali i punti di debolezza?
5. min. 19:04 – Quali vantaggi potrebbe portare al consumatore-cittadino e al sistema democratico nel suo insieme pensare i dati come un bene economico?
6. min. 22:33 – Nel libro Big data vi chiedete se ricorrere ad azioni antitrust per bloccare posizioni di dominanza su Internet. Altri, come il filosofo Maurizio Ferraris, pensano che i dati raccolti dalle piattaforme, dipendendo dal “lavoro” degli utenti, dovrebbero essere “retribuiti” o tassati. Che ne pensa di queste due azioni? Sono percorribili? Sono auspicabili?
7. min. 25:16 – I “diritti digitali” di cui si discute da alcuni anni sono molti: oblio, identità digitale, accesso, anonimato, partecipazione eccetera. Quale è il diritto più importante nella società digitale?
8. min. 27:40 – La “rivoluzione digitale” sollecita in molti modi la democrazia. Quale sarà il suo futuro?
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