L’innovazione è politica, perché essendo una forza imprime un senso ai nostri destini. Eppure dopo il trionfo dell’algoritmo, dopo il potere ai social, dopo la rivoluzione delle scienze della vita e della fisica quantistica, stringiamo tra le mani un potere orfano di potenza. Ci eravamo abituati a dire: ciò che non funziona non vale. Eppure l’inanità valoriale di ciò che «potentemente» troviamo continua ad alimentare il nichilismo. Come Alice, abbiamo spiccato il balzo oltre lo specchio, per approdare nel paese delle meraviglie. Ma qui la vecchia strumentazione di gestione del potere, le sue usurate redini, non tengono più. A chi vada attribuita la funzione di sostituirle è un interrogativo al quale non ci si può sottrarre. In un mondo trasformato dall’innovazione e dal glocalismo, l’emergere di nuove soggettività e la formazione delle loro volontà politiche interrogano la capacità, da parte delle istituzioni, di trasformarsi conciliando valori e fini: attingendo a mezzi molto diversi da quando furono concepite. Allora l’esercizio provocatorio della ragione non è materia da indovini, ma da classi dirigenti responsabili predisposte alla visione del futuro.
Introduzione
Quando svolta un’epoca
di Piero Bassetti
Capitolo 1
Innovazione e rivoluzione:
il mondo è cambiato
Capitolo 2
Tempo zero, velocità infinita:
i fatti di un’epoca nuova
Capitolo 3
Nuova epoca, nuova politica?
Capitolo 4
Per non essere disarcionati dalla storia
Capitolo 5
Svelamento
Capitolo 6
Ribaltare il vecchio schema
Capitolo 7
Soggetti della nostra storia.
Italicità e civilizzazioni
Capitolo 8
Città al servizio del globale
Capitolo 9
Sfida all’horror vacui.
Armare la barca per il nuovo bordo
Bibliografia
Il volume è il primo della collana “Innovazione è potere” diretta da Francesco Samorè per Fondazione Giannino Bassetti.
Nel Novecento il genere umano si è assunto il rischio e la responsabilità dell’innovazione più dirompente: la bomba atomica. Entrati nel XXI secolo, pur avendo attribuito all’innovazione una funzione quasi salvifica, ci sentiamo ancor più orfani di valori: bulimici nei mezzi e atrofici nei fini. Dopo la rivoluzione digitale, dopo aver sequenziato e ritoccato il DNA, dopo aver affidato all’algoritmo porzioni del nostro tempo e delle nostre scelte, stringiamo tra le mani un potere orfano di potenza. Allo stesso modo, eravamo abituati a considerare il potere legato al controllo del territorio; eppure, in un mondo glocal, dove (quasi) tutto ha il privilegio della mobilità, le categorie progettuali fondamentali, scompaginate, ci obbligano a pensare l’epoca nuova. Ma se il vecchio assetto tramonta, non è forse altrettanto vero che le cose più interessanti, oggi, le facciamo nel reame del «non sapere»? La collana ambisce a favorire l’azione nella realtà. Indaga la natura del rapporto tra sapienza e potere, si interroga su nuove istituzioni e prefigura comunità immaginate. Può aiutare ciascuno a ripensare categorie in gran parte cambiate: un luogo di proposta, un annuncio di evoluzione.
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