Traduzione di Anna Pellizzone e Angela Simone del testo inglese Introducing Regional Forum’s “Flash Recommendations for COVID-19 emergency (di Angela Simone, Douglas Robinson, Federica Lucivero, Agnes Allansdottir, Mario Calderini, Denise Di Dio, David Guston, Francesco Lescai, Ralf Lindner, Marzia Mazzonetto, Guido Romeo).
Alla fine di febbraio, la Lombardia è stata la prima regione in Europa ad essere colpita dall’epidemia causata dal virus SARS-CoV-2, dovendo imparare a fronteggiare l’epidemia in tempo reale. Fin da allora il territorio è diventato un banco di prova per misure di governance efficaci nel contesto europeo.
Dal 2018 la Regione Lombardia si è dotata del Foro Regionale per la Ricerca e l’Innovazione [1], un Advisory Board indipendente per la governance responsabile della Ricerca e dell’Innovazione sul territorio lombardo.
Il 10 aprile il Foro ha inviato a Regione Lombardia le “Raccomandazioni sull’emergenza COVID-19“, che comprendono una serie di suggerimenti concreti per la governance di temi chiave emersi con la crisi COVID-19.
In linea con altri board e think tank [2],europei, le raccomandazioni trattano i seguenti argomenti: comunicazione efficace e trasparente; misure chiaramente articolate, trasparenti, basate su evidenze scientifiche e inserite nel proprio contesto socio-culturale; dati e tecnologie (come le app) per contenere e identificare i contagi di cui ci si possa fidare; l’innovazione durante – e dopo – la crisi COVID-19.
Le raccomandazioni sono state ispirate dall’approccio di Responsible Research and Innovation (RRI), così da poter guidare le decisioni di governance attraverso trasparenza, costruzione di fiducia tra governo locale e cittadini, e la co-creazione insieme ai cittadini di soluzioni per combattere l’emergenza.
Crediamo che molti dei temi presenti nella Raccomandazioni del Foro possano essere rilevanti anche per ulteriori contesti di governance oltre Regione Lombardia e richiederebbero un ulteriore approfondimento per una risposta responsabile alla pandemia:
L’importanza di coinvolgere i cittadini nella co-creazione di soluzioni concrete per fronteggiare l’emergenza. I cittadini non devono essere considerati soltanto diligenti esecutori delle misure di isolamento, ma anche potenziali risolutori creativi dei problemi che accompagnano la fase di emergenza e di recupero.
Una visione miope dei dati: è necessario venga fatta chiarezza su ruolo e limiti che i dati hanno in questa crisi. I dati sono al centro delle strategie e della comunicazione dell’emergenza, ma molto spesso i decisori politici non organizzano e strutturano, spiegano in modo chiaro o rendono disponibili i dati che sono alla base delle proprie decisioni, rendendo difficile il necessario scrutinio pubblico. Il “diritto alla spiegazione” (right to explanation) che è stato invocato per l’intelligenza artificiale e gli algoritmi è ugualmente necessario per processi decisionali in scenari ad alta densità di dati.
Strumenti per valorizzare i volontari, le iniziative di citizen science e le organizzazioni che si occupano di innovazione sociale. I decisori politici faticano a valorizzare l’ondata di volontari, di iniziative di citizen science e delle organizzazioni che si occupano di innovazione sociale, che forniscono un valido supporto e informazioni rispetto all’identificazione degli impatti socio-economici e psicologici delle misure di lockdown. Riconoscere che queste diverse forme di competenza possano avere un ruolo rilevante, fornendo loro un coordinamento centrale e supportando adeguatamente le loro attività, è una strategia costruttiva per creare un circolo virtuoso di esempi positivi di solidarietà che possono portare più velocemente verso la fine della crisi.
Colpendo le popolazioni di tutto il globo, l’emergenza COVID-19 sta ponendo numerose sfide a chi è incaricato di prendere decisioni per le proprie comunità locali. Tali decisioni, prese durante la crisi con estrema urgenza, richiedono uno sforzo inedito da parte della popolazione, che deve rinunciare a una parte della propria libertà individuale in favore della salute pubblica, della solidarietà e della protezione degli individui più vulnerabili.
Mentre operano in una situazione di estrema incertezza, e con l’urgenza di reagire rapidamente per tutelare la salute dei cittadini, i governi locali responsabili devono al contempo preservare i diritti umani fondamentali e i relativi principi. Questo è un elemento chiave di una governance responsabile, ma è anche un elemento chiave di una governance efficace, poiché la trasparenza, e la garanzia dei diritti umani fondamentali e dei relativi principi, sono decisive per rafforzare la fiducia tra cittadini e governi locali. Una stretta collaborazione tra istituzioni regionali e cittadini, nel loro duplice ruolo di componenti di una comunità e di professionisti, è essenziale per far fronte all’emergenza COVID-19, sia dal punto di vista sanitario, sia dal punto di vista socio-economico. La fiducia, in questo contesto, gioca un ruolo cruciale. La mobilitazione della società civile, messa nelle condizioni di dare il proprio contributo, è fondamentale, sia durante la crisi, sia durante la fase post-emergenza. Per esempio, i cittadini possono avere un ruolo attivo, aldilà del rispetto delle decisioni e delle misure adottate dalle istituzioni pubbliche, partecipando all’elaborazione di soluzioni per contenere la diffusione del contagio o attraverso la co-creazione di nuovi approcci in grado di velocizzare la fase di recupero.
Il Foro è convinto che, ancora di più durante le emergenze, la bussola della Ricerca e dell’Innovazione Responsabili possa guidare le decisioni di governance responsabile e, attraverso la trasparenza, la costruzione di fiducia e l’abilitazione del potenziale di co-creazione con la società, possa contribuire all’efficacia delle decisioni di governance.
Con queste raccomandazioni, il Foro mira a fornire a Regione Lombardia una lista di suggerimenti e riflessioni in merito alla gestione di questioni decisive – in linea con il ruolo e le competenze del Foro – che i decisori regionali potrebbero dover affrontare sia nella fase attuale, sia in quella post-emergenza e recupero.
In questo documento il Foro si concentrerà su:
- Misure: 1) Chiaramente articolate, trasparenti e basate su evidenze scientifiche; 2) Inserite nel proprio contesto socio-culturale
- Comunicazione
- Dati
- Tecnologie per contenere e individuare i contagi: 1) Intelligenza artificiale e app di tracciamento; 2) Test
- Innovazione ai tempi del COVID-19: 1) Azioni promosse dai cittadini (citizen science); 2) Coinvolgimento di volontari; 3) Innovazione collaborativa; 4) Social innovation e imprenditorialità.
MISURE
Avendo un profondo impatto sulle abitudini e sulle vite di tutti i cittadini, la situazione attuale richiede scelte difficili. Per questo, per elaborare un approccio affidabile per le diverse e difficili decisioni da prendere, il Foro raccomanda che ogni azione sia ispirata da due principi fondamentali: che sia chiaramente articolata, trasparente e si basi su evidenze scientifiche (1), e che sia adeguata al contesto sociale e culturale entro cui si inserisce (2). Questi due punti sono elaborati qui di seguito.
1. Chiaramente articolate, trasparenti e basate su evidenze scientifiche
La situazione attuale è sicuramente nuova anche per la comunità scientifica, impegnata a comprendere il virus e i suoi effetti, e molti dettagli sono ancora oggetto di dibattito scientifico. A causa dell’elevato interesse che ovviamente suscitano a livello globale, il normale dibattito e le divergenze scientifiche finiscono sotto i riflettori di tutto il globo in tempo reale, dando origine a opinioni ed evidenze scientifiche in conflitto tra loro – l’essenza della ricerca scientifica. Nonostante questa situazione fluida all’interno della comunità scientifica, i principi più basilari e le conseguenti misure necessarie al contenimento di epidemie virali sono largamente conosciuti e già sperimentati in altre circostanze simili dal punto di vista epidemico (i.e. epidemia di SARS). Queste misure comprendono un lavaggio accurato ed efficace delle mani e il distanziamento sociale.
In queste circostanze, è cruciale che tutte le misure e le procedure adottate dalle autorità, sia per contenere sia per identificare i contagi, siano connesse in modo trasparente a ben definite evidenze scientifiche e siano articolate in modo chiaro. Con la consapevolezza che le conoscenze sul COVID-19 evolveranno e cambieranno nel breve periodo, la chiarezza e la trasparenza delle decisioni basate su evidenze scientifiche, sono elementi chiave per costruire un rapporto di fiducia con i cittadini. L’accesso a queste evidenze dovrebbe essere garantito in modo aperto e trasparente (si vedano anche le sezioni “Comunicazione” e “Dati“).
2. Inserite nel proprio contesto socio-culturale
Gli approcci per contenere la diffusione del virus SARS-CoV2 da parte dei governi di Singapore e Corea del Sud sono stati estremamente aggressivi, ricorrendo a diverse misure che vanno dallo screening dei viaggiatori in arrivo negli aeroporti, a metodologie di test estese, fino a sistemi di tracciamento dei contatti dei contagiati attraverso l’impiego obbligatorio di app. In Cina è stato sperimentato un largo uso di tecnologie di intelligenza artificiale per la sorveglianza e di droni. La combinazione di queste misure può essere molto efficace, ma anche molto invasiva (si veda la sezione “Tecnologie per contenere e individuare i contagi“). Questo tipo di strategia è stata accettata dalle popolazioni locali perché abituate a una sorveglianza tecnologica di alto grado, ma non saranno considerate allo stesso modo accettabili in altri contesti, per esempio nella maggior parte dei paesi europei. Per questo, l’applicazione di strategie simili in Lombardia dovrebbe tenere conto del diverso contesto socio-culturale in cui si opera, così da programmare un approccio adeguato e in linea con i valori, la sensibilità alla sorveglianza tecnologica e la sua accettabilità sociale nel territorio. Inoltre, questa strategia dovrebbe essere accompagnata nel suo complesso da una comunicazione chiara e trasparente circa le azioni e gli obiettivi di questo approccio (si veda anche la sezione “Comunicazione“).
COMUNICAZIONE
Di fronte a una pandemia globale come COVID-19, un’informazione trasparente e puntuale è cruciale per rafforzare la fiducia tra le istituzioni locali e i cittadini, per favorire l’adesione degli abitanti alle misure di prevenzione e per limitare la diffusione di test, app per il contact tracing o farmaci non controllati (e quindi potenzialmente inefficaci, se non addirittura rischiosi).
- Uno dei pilastri della preparazione e della capacità di dare risposte efficaci in caso di emergenza è la buona comunicazione, che deve essere pianificata con attenzione, in termini di messaggi da rilasciare, strumenti e canali da utilizzare, e forma.
- Anche in situazioni straordinarie, la comunicazione deve essere strutturata in modo da valorizzare la solidarietà e le connessioni sociali, che possono favorire il superamento della crisi come comunità, invece che concentrarsi sui pochi singoli individui che non rispettano le regole – l’amplificazione di questi pochi casi può minare la solidarietà e quindi rischia di compromettere una risposta positiva da parte della collettività. La valorizzazione invece degli esempi positivi, come le soluzioni nate dal basso ed elaborate grazie a iniziative spontanee su base collaborativa, può essere un potente strumento per rafforzare il senso di coesione e favorire il ruolo attivo che la società può avere (si veda anche la sezione “Innovazione ai tempi del COVID-19“).
- La comunicazione deve essere integrata da dati a supporto, la cui strutturazione deve essere chiara. In particolare, i numeri di una pandemia di queste proporzioni e di questo impatto devono essere articolati chiaramente, e integrati con infografiche. Materiale informativo proveniente da una fonte istituzionale sarebbe importante per inquadrare la crisi e aiutare a spiegare le motivazioni e il ragionamento sulla base dei quali sono state intraprese misure di isolamento e di tracciamento. La qualità e l’affidabilità dei dati devono essere comunicate con cura (si veda anche la sezione “Dati“).
- Allo stesso tempo, la comunicazione sull’evoluzione dell’epidemia non dovrebbe ruotare solo attorno ai dati su decessi o su esperienze umane drammatiche. Insistere solo su questi solo dati potrebbe offuscare altri set di dati in grado di dare una visione più oggettiva dell’evoluzione della situazione. Inoltre, i limiti dei dati, fornendo dettagli della raccolta dei dati stessi e della loro interpretazione, devono essere comunicati. Infatti, tali dati sono influenzati dalle situazioni sanitarie e sociali preesistenti, le tecnologie disponibili e le pratiche diffuse a livello locale. Per questo, la comunicazione fondata sui dati deve essere strutturata in modo da rispondere sia alla necessità di comprendere la pandemia attraverso i dati, sia alla consapevolezza di quello che i dati possono o non possono dirci. Inoltre, una comunicazione sull’aggiornamento dell’evoluzione dell’epidemia che sia rispettosa delle preoccupazioni, delle paure e delle esperienze personali drammatiche dei cittadini, dovrebbe essere una priorità e tale approccio dovrebbe anche essere promosso da parte delle istituzioni verso i media.
- La diffusione del COVID-19 è stata accompagnata da un’esplosione di fake-news che hanno creato clamore e aspettative su cure e sperimentazioni di “molecole miracolose” o che hanno suggerito la presenza di oscuri complotti. Queste fake news si diffondono rapidamente e possono avere degli effetti negativi significativi. Una fonte web istituzionale che raccolga le fake news e le smentisca, supportata da una forte presenza sui social media, potrebbe essere molto utile nel contenere la cosiddetta “infodemia”. Allo stesso tempo, è importante che un sito web istituzionale sia continuamente aggiornato con informazioni affidabili e fonti presentate in modo chiaro.
- Si potrebbe avere un ulteriore impegno a rispondere alle domande dei cittadini rispetto alle nuove, e in continuo mutamento, norme, che talvolta, avendo un forte impatto sulla vita delle persone, sono di difficile comprensione. I policy maker locali potrebbero valutare se rispondere direttamente alle domande dei cittadini attraverso i social media. Un passo ulteriore potrebbe essere quello di strutturare più sessioni di domande e risposte organizzate e raccolte su un sito web istituzionale per rispondere alle domande di pubblici specifici, come per esempio i bambini, gli insegnanti, i genitori, così come le aziende, i cittadini più anziani, etc.
DATI
Mentre i criteri di raccolta, qualità, interpretazione dei dati legati all’epidemia sono continuamenti sottoposti a verifica e potrebbero non sempre essere affidabili (Vedi anche la sezione “Misure“), tale verifica può avvenire solo se tutti i dati (clinici, epidemiologici, di ricerca) e le relative condizioni di raccolta siano ampiamente disponibili e accessibili. Gli open data possono contribuire ad aumentare e a velocizzare la comprensione della malattia, delle caratteristiche del virus, della diffusione dell’epidemia, dell’efficacia delle misure adottate e, soprattutto, dell’efficienza della gestione generale dell’emergenza. I dati scientifici, epidemiologici, clinici (naturalmente salvaguardando la privacy, in linea con il GDPR europeo) e tutte le altre forme di dati che possono essere di aiuto per capire il fenomeno in corso, devono essere aperti e facilmente accessibili sia ai ricercatori, sia ai cittadini. La disponibilità di questi dati è essenziale anche per lo scrutinio pubblico e per potenziare l’innovazione bottom-up e collaborativa (si veda anche la sezione “Innovazione ai tempi del COVID-19“).
- Le autorità governative dovrebbero incoraggiare chiunque raccolga o generi dati relativi a questa epidemia (clinici, epidemiologici) e al virus SARS-CoV-2 (clinici e di ricerca) a rendere tali dati immediatamente disponibili. Contestualmente, non esistendo ancora standard sulle strutture dei dati e sui metadati, i contributi allo sviluppo di standard dovrebbero essere perseguiti attivamente, così da essere in grado di capitalizzare gli sforzi condotti a livello globale, di scambiare dati utilizzabili e di applicare i controlli della qualità degli stessi.
- Gli open data dovrebbero essere accessibili in modo da essere facilmente utilizzabili (i.e. non devono essere rilasciati in documenti PDF o in formati proprietari che non possano essere letti attraverso un algoritmo). Questo è l’unico modo che abbiamo per facilitare e sfruttare le analisi da parte delle comunità e per far emergere nuove idee. Infatti, chiunque potrebbe avere un’idea dirompente, se tutti i dati fossero sempre accessibili e aperti a vari contributi. Su questo argomento, in tutto il mondo, sono state organizzate diverse competizioni e tutte si basano sulla disponibilità di open data [3]
- Una piattaforma comune, dove i dati anonimizzati su infezioni, pazienti e trend siano disponibili in modo aperto (come è stato fatto in passato sui dati relativi alla spesa e alle emissioni di EXPO2015), sarebbe una risorsa di valore per rendere ancora più trasparenti le misure adottate e fornirne evidenza (si veda anche la sezione “Comunicazione“).
TECNOLOGIE PER CONTENERE E INDIVIDUARE I CONTAGI
Sempre di più si guarda a soluzioni tecnologiche come strumenti che potrebbero rivelarsi fondamentali per la mitigazione e la prevenzione degli effetti della crisi da COVID-19. In questo documento Il Foro vuole concentrare la sua attenzione sulla governance delle tecnologie per monitorare e individuare il contagio. In questo contesto, il pendolo oscilla continuamente tra aspettative irreali e paure, tra prove solide di efficacia e risultati incerti. Il Foro crede che una chiara presentazione delle potenziali minacce e presunte opportunità, così come degli eventuali compromessi valutabili in questo contesto, è fondamentale per la progettazione e l’applicazione di tecnologie che possano essere realmente utili e socialmente accettabili. Inoltre, una comunicazione trasparente degli impatti sociali delle tecnologie chiave dovrebbe essere una priorità nella gestione della transizione verso l’uscita dal lock-down (si veda anche la sezione “Comunicazione“). Nello specifico, qui di seguito elenchiamo alcuni dei punti più importanti da affrontare:
1. Intelligenza artificiale e app di tracciamento
Sui media si è ampiamente parlato dell’intenzione da parte di diversi governi nazionali in Europa, inclusa l’Italia, di valutare la possibilità di usare app per il tracciamento di contatti con contagiati come metodo per allentare le restrizioni ai movimenti dei cittadini. Se da una parte queste app possono essere considerate un’opportunità, allo stesso tempo hanno sollevato non poche preoccupazioni sul loro possibile utilizzo per la sorveglianza digitale della vita sociale dei cittadini, andando a lederne diversi diritti. Le informazioni sull’esatto funzionamento della app sono al momento scarse, ma perché questa app – che verrà sviluppata e adottata a livello nazionale ma testata o probabilmente rapidamente applicata in Regione Lombardia per il grande impatto della pandemia in questo territorio – possa essere progettata e applicata responsabilmente, le seguenti condizioni devono essere riscontrate:
- Le diverse opzioni di come possa essere progettata la app devono essere attentamente valutate, considerando che vengano soddisfatti i requisiti di protezione dei dati personali e privacy. Sebbene esistano buoni argomenti a supporto della necessità di ridurre il confine del diritto alla privacy in una situazione di emergenza (mentre anche altre libertà e diritti sono colpiti), poiché queste app verranno utilizzate per diversi mesi e poiché è possibile scegliere diverse opzioni di progettazione, è importante che la scelta tenga conto il più possibile dei diritti dei cittadini. Ciò significa che:
- La raccolta dei dati dovrebbe essere proporzionata e ridotta al minimo necessario. Alla fine del periodo di emergenza, chiaramente definito ed esplicitato, i dati raccolti dovrebbero essere cancellati;
- L’accesso ai dati dovrebbe essere ridotto al minor numero possibile di attori, definendo e comunicando chiaramente quali autorità pubbliche abbiano accesso ad essi e chi avrebbe accesso a dati identificabili e riconducibili al singolo individuo;
- Le diverse tecnologie e i flussi di dati utilizzati da app di tracciamento devono essere attentamente valutati perché app basate su tecnologia GPS forniscono un tipo di informazioni (ti stai avvicinando a un’area ad alto rischio; stai violando la tua quarantena), mentre le app basate su tecnologia bluetooth raccolgono e forniscono informazioni in prossimità di individui infetti o potenzialmente infetti.
- Il controllo e la supervisione dell’applicazione di tale tecnologia dovrebbero essere condotte da terze parti indipendenti, la cui composizione dovrebbe prevedere non solo esperti, ma anche rappresentanti della società civile. Tale controllo è necessario per: valutare come progettare la app; quali dati l’app dovrebbe generare e usare e chi dovrebbe poi avere accesso a quei dati; efficacia e necessità di ricorrere a tale tecnologia; ruolo delle grandi aziende ICT in questo contesto; conservazione e utilizzo dei dati (una volta che la app ha accesso ai dati dello smartphone del singolo individuo, potrebbe avere accesso a dati relativi alla navigazione del singolo sul web attraverso cookies, a abitudini e scelte di shopping online, frequenza di chiamate con altri individui, aprendo la porta a enormi possibilità di profilazione di usi e abitudini che vanno aldilà dello scopo della app nel contesto di emergenza sanitaria).
- Trasparenza. Lo scopo dell’utilizzo di tale tecnologia deve essere esplicitato e comunicato in maniera chiara ai cittadini, ovvero: se la app è usata per scopi di controllo da parte delle forze dell’ordine; se il suo utilizzo è volontario o obbligatorio; che tipo di dati vengono trattati, raccolti e conservati, processati e per quanto tempo. Inoltre, il ruolo di questa tecnologia all’interno della più ampia strategia di gestione dell’emergenza dovrebbe essere chiarito: l’utilizzo di queste app non è giustificato se il tracciamento dei contatti con possibili contagiati, accoppiato a un maggiore impegno a effettuare test di positività al virus, è poco efficace o inutile. Se l’uso delle app è per solo scopo sperimentale anche in questo caso il fine dev’essere esplicitato (si veda anche la sezione “Comunicazione“).
2. Test
Aumentare la possibilità di fare test di positività al virus è ovviamente molto importante per riuscire a seguire pienamente le indicazioni dell’OMS su come controllare la diffusione del contagio. I test basati sulla tecnologia PCR si affidano a una tecnica largamente impiegata e diffusa in tutti i laboratori di ricerca. Il coinvolgimento di tutta la comunità scientifica italiana permetterebbe una diffusione più capillare di questa tipologia di test, ma l’attuale regolamentazione sulla possibilità di effettuare le analisi di questi test è piuttosto stringente e non permette a qualunque laboratorio di rilasciare una certificazione di tipo diagnostico per i risultati di analisi dei test, effettuate in questi laboratori. Quindi il Foro supporta i seguenti principi per permettere un coinvolgimento ampio dei laboratori di ricerca italiani:
- Il rilassamento temporaneo – esclusivamente durante l’emergenza, con chiare indicazioni di inizio e termine della durata – delle regole che sovrintendono alla diagnostica clinica, per permettere la partecipazione di numerosi laboratori di ricerca che si sono volontariamente candidati a mettere a disposizione strumentazione e personale per aumentare la capacità di effettuare test per il COVID-19 in ambienti in sicurezza;
- La condivisione di protocolli e procedure per la corretta gestione del materiale proveniente dai pazienti tra i laboratori che si sono candidati a effettuare l’analisi dei test.
INNOVAZIONE AI TEMPI DEL COVID-19
In risposta alla crisi causata dal COVID-19, in tutta Europa abbiamo osservato l’emergere di migliaia di iniziative promosse sia dalla società civile che dal comparto privato per offrire aiuto e sostegno alle persone colpite dalla crisi e per superare in modo creativo i problemi urgenti, legati alla carenza di attrezzature e strumentazioni medicali, fornendo soluzioni innovative e a basso costo.
1. Azioni promosse dai cittadini (citizen science)
Diverse iniziative di citizen science stanno contribuendo all’identificazione degli impatti sociali, economici e psicologici del lock-down sui cittadini, fornendo informazioni preziose che potrebbero essere utilizzate per prevedere nuove problematiche emergenti. Tuttavia, la maggior parte di queste iniziative non hanno accesso alle forme di sostegno istituzionale (ad esempio il sostegno finanziario fornito tramite bandi) che si rivolgono principalmente alle università e ad altre tipologie di istituti di ricerca. La risposta da parte della società civile all’attuale crisi rappresenta anche una grande opportunità per affrontare questioni chiave di welfare e non solo, che gli organi di governo fanno fatica a gestire mentre sono occupati a risolvere la crisi sanitaria, come ad esempio l’impatto della crisi da coronavirus sulle popolazioni più vulnerabili e le difficoltà economiche che derivano dall’emergenza. Alcune componenti della società civile stanno avviando spontaneamente iniziative a sostegno delle fasce di popolazione a rischio. Sostenere o almeno promuovere questo tipo di iniziative potrebbe apportare effetti positivi a lungo termine, creando un circolo virtuoso, dovuto all’empowerment dei segmenti attivi della società civile.
2. Coinvolgimento di volontari
Studi sui meccanismi di resilienza evidenziano che i cittadini si comportano in modo fortemente solidale e cooperativo in periodi di grave crisi ed eccezionali. I comportamenti antisociali sono piuttosto rari e, quando si verificano, tendono ad essere enfatizzati dai media. L’esperienza dimostra che la maggior parte delle istituzioni pubbliche trova difficoltà ad attivare il pieno coinvolgimento di volontari che operano al di fuori di organizzazioni esterne organizzate e riconosciute, come la Croce Rossa. Molto spesso questa situazione genera frustrazione nei cittadini che coerentemente si aspetterebbero un certo grado di apprezzamento da parte delle istituzioni. Al contempo, risorse preziose che potrebbero aiutare a superare la crisi rimangono sottoutilizzate.
Dalle esperienze maturate in altre situazioni di crisi (come la crisi europea dei rifugiati nel 2015) si possono trarre le seguenti lezioni:
- Non esiste un solo tipo di volontariato. I volontari sono eterogenei per quanto riguarda competenze e risorse. Le amministrazioni dovrebbero quindi catalogare rapidamente le diverse competenze e risorse che i diversi tipi di volontari sono disposti a offrire.
- È essenziale che le amministrazioni siano aperte a tutti i diversi tipi di impegno volontario. Anche i cittadini privi di sostegno istituzionale possono fornire in modo efficace supporto alle amministrazioni e agli altri cittadini. Solo i compiti che possono prevedere rischi (sanitari) dovrebbero essere riservati a professionisti qualificati. In ogni caso nessuna offerta d’aiuto dovrebbe essere respinta in modo categorico, anche se questo potrebbe comportare inizialmente uno sforzo supplementare.
- Le amministrazioni hanno bisogno di relazioni solide con le organizzazioni della società civile. L’elevato numero e la diversità delle richieste di aiuto possono rapidamente sopraffare coloro che di professione sono chiamati a gestire le crisi. Pertanto, è importante che le amministrazioni collaborino con le organizzazioni della società civile per sostenerle nei processi di reclutamento, formazione e impiego dei volontari.
3. Innovazione collaborativa
In tutta Europa, così come in Lombardia, ci sono stati straordinari esempi di collaborazione tra FabLabs/Makers e ospedali locali, per rispondere rapidamente alla carenza – dovuta a un’inaspettata grande necessità – di attrezzature e strumenti medici, attraverso la loro produzione tramite manifattura additiva (3D printing). La maggior parte di queste iniziative sono state guidate da comunità spontaneamente auto-organizzate che, facendo leva sui rispettivi punti di forza, hanno permesso di creare soluzioni rapide e molto spesso a basso costo.
In questo contesto, le istituzioni regionali potrebbero svolgere un duplice ruolo:
- Sostenendo o mettendo a disposizione un’organizzazione centralizzata, ad esempio attraverso la Piattaforma regionale Open Innovation, per la gestione delle risorse e per la comunicazione delle necessità da parte degli ospedali. Ciò potrebbe accelerare e far crescere di scala queste esperienze isolate, creando un terreno utile anche per la fase post-emergenza e in generale per una prospettiva di lungo periodo.
- Individuando problematiche da risolvere, a cui rispondere attraverso bandi che finanzino soluzioni collaborative, aperte a tutti i tipi di iniziativa e attori. Le problematiche possono anche riguardare la fase post-emergenza, creando dei bandi, ad esempio, per soluzioni che migliorino i servizi di assistenza domiciliare o mettano a punto le tecnologie correlate.
4. Social Innovation e imprenditorialità
In Lombardia la Social Innovation è prodotta in modo significativo dalle organizzazioni più strutturate del Terzo Settore, in particolare le cooperative sociali e le imprese sociali. Queste costituiscono un pilastro importante del sistema di welfare regionale e svolgeranno un ruolo cruciale nell’offrire soluzioni nuove e concrete ai bisogni sociali emergenti collegati al COVID-19. Le organizzazioni del Terzo Settore stanno affrontando un periodo molto difficile: la metà di esse è impegnata in prima linea nell’emergenza, con rischi e costi esponenzialmente crescenti. L’altra metà (ad es. asili, istruzione, servizi di trasporto) ha completamente interrotto le attività operative e i ricavi si sono drasticamente ridotti, se non azzerati. Stime preliminari suggeriscono che un numero notevole di organizzazioni sociali è a rischio di scomparire o non sarà in grado di riprendere la normale operatività dopo l’estate. Ciò si tradurrà in gravi problemi per il sistema di welfare regionale e priverà i cittadini lombardi di un’importante fonte di risposta ai loro bisogni. Le autorità regionali dovrebbero prendere in considerazione misure di sostegno speciali per le organizzazioni sociali, sia durante l’emergenza che nella fase del post-emergenza, quando sarà in atto un profondo cambiamento dei modelli di social innovation. Tali misure dovrebbero includere percorsi di capacity building, il sostegno finanziario, il trasferimento tecnologico e di conoscenze.
Note:
1. Il Foro è composto da 10 esperti internazionali del rapporto tra scienza, innovazione e società con un ampio raggio di competenze, tra cui Public Engagement, Responsible Research and Innovation, Social Innovation, Open Data, Bioetica ed Etica dei Dati. (SU)
2. Per esempio, il Nuffield Council on Bioethics sulla trasparenza, la comunicazione e il public engagement (Dichiarazione: “COVID-19 and the basics of democratic governance“) e l’Ada Lovelace Institute sull’affidibilità delle app per tracciare i contagi (Rapid Evidence Review: “Exit through the App Store?“). (SU)
3. Un esempio: Virtual Covid biohackathon https://github.com/virtual-biohackathons/covid-19-bh20/wiki, o public data beacons della Global Alliance for Genomics Health https://mailchi.mp/ga4gh.org/june-2019-chair-letter-2678014?e=60b040d359) o #EUvsVirus Challenge: https://euvsvirus.org/ – (Torna al testo)
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