Lo scorso 9 maggio 2019, presso l’Auditorium Testori di Palazzo Lombardia, Around Mobility, il ciclo di appuntamenti organizzato da Fondazione Giannino Bassetti e MEET con il supporto di Repower e Politecnico di Milano e con la collaborazione di Regione Lombardia ha ospitato Ryan Janzen, ingegnere canadese co-fondatore di TransPod.
Scienziato, artista, designer. Basta una scorsa alla biografia di Ryan Janzen per capire che Around Mobility, il semestre di dibattito e ricerca organizzato da Fondazione Giannino Bassetti e MEET, ci porta anche questa volta a esercitare un nuovo sguardo sull’innovazione e sulla mobilità, intesa come uno dei più significativi riconfiguratori sociali del nostro tempo. Un nuovo approccio, che prende forma là dove scienza e tecnologia incontrano la storia, le arti, la società. Dove l’impresa incontra l’accademia, le istituzioni della politica, i luoghi della creatività.
Janzen non è quindi un ingegnere qualunque e TransPod, il progetto imprenditoriale di cui è co-fondatore, è dedicato allo sviluppo di un sistema di trasporto che è esso stesso un ibrido.
Transpod, ha spiegato il guru, è un po’ astronave, perché viaggia in un ambiente depressurizzato, un po’ treno, perché transita lungo un’infrastruttura tubolare, assimilabile alle rotaie, e un po’ aereo, perché si sposta alla velocità di 1000 Km/h, collegando tra loro grandi centri urbani. Ma da dove nasce quest’idea? E perché?
Secondo il designer canadese, l’innovazione deriva da un processo che non è casuale e che è in un certo senso assimilabile all’agricoltura: dalla coltivazione di un seme, cioè di un’intuizione iniziale, da cui il processo innovativo prende forma, c’è poi bisogno di passare a un’attenta e costante coltivazione, che tenga in considerazione quanti più aspetti possibile, comprese le implicazioni che la pianta che verrà avrà sulle persone, sulla società e sull’ambiente.
Ma la prima domanda, la scintilla alla base dell’attivazione del processo creativo e innovativo, per Janzen, sta nei fini. Qual è lo scopo di TransPod? L’obiettivo è quello di migliorare la vita delle persone, contribuendo a rispondere a due grandi sfide della mobilità che i veicoli di oggi non sono in grado da soli di risolvere: i cambiamenti climatici e l’inquinamento che derivano dalla combustione delle risorse fossili da un lato e le strade congestionate dall’altro.
Non a caso, il guru canadese, per descrivere il “modo migliore di fare design”, si ispira al De Architectura di Vitruvio. Come l’architettura degli antichi, infatti, anche la mobilità contemporanea ha bisogno di firmitas, utilitas, venustas. Forza, utilità e bellezza.
TransPod è una proposta complementare, e non alternativa, al sistema di trasporti attuale. La depressurizzazione riduce la resistenza del veicolo e allo stesso tempo un campo magnetico e un sistema di pannelli fotovoltaici collegati alla rete elettrica consentirebbero movimenti veloci, senza dover ricorrere ai combustibili fossili, consentendo addirittura un ritorno positivo in energia elettrica accumulata. I Paesi e le regioni che hanno manifestato interesse per questo tipo di trasporto sono diversi, dal Nord America alla Tailandia, passando per l’Europa e l’idea è anche quella di adattare quanto più possibile sia l’infrastruttura, sia i veicoli alle esigenze dei territori coinvolti, che includono la preservazione del paesaggio e la coltivabilità dei campi: per esempio alcune comunità di agricoltori canadesi hanno espresso una preferenza per il sistema a piloni su cui poggerebbe la struttura “tubolare” di TransPod, che sottrarrebbe meno terreno ai campi rispetto a una infrastruttura appoggiata direttamente al suolo.
Certamente, aldilà degli adattamenti specifici, uno degli aspetti imprescindibili per lo sviluppo di TransPod è quello della sicurezza. Per questo, una delle discipline coinvolte nella progettazione di questo sistema è la medicina, e in particolare la fisiologia, che per esempio ha una funzione chiave nello studio dell’impatto della depressurizzazione e dell’accelerazione sul corpo umano.
Ma non di soli trasporti si è parlato al secondo appuntamento di Around Mobility. Un esempio di cosa per Janzen significhi essere visionari, sfidando quanto immaginato fino ad ora, arriva anche dal suo Hydraulophone, il primo strumento musicale fondato sulle vibrazioni provenienti da un mezzo liquido: l’acqua. Fare musica può significare non soltanto comporre o eseguire una serie di note secondo le regole che normalmente seguono i compositori. Può anche voler dire guardare la fisiologia umana e proporre un’esperienza completamente nuova. Perché le regole della musica stanno nella biologia dell’orecchio e del cervello umano, così come nella matematica fondamentale dell’universo.
Una matematica cara alla scienza e all’arte di Leonardo, che proprio nel 500° anniversario dalla sua scomparsa, continua ad essere fonte di ispirazione per Janzen e per molti altri innovatori che vedono nel suo approccio olistico al sapere la strada per rispondere alle sfide del nostro tempo.
È possibile vedere il video dell’incontro nel sito di MEET e una raccolta di immagini nel nostro account in Flickr.
Dopo Janzen, il prossimo 11 giugno, sarà la volta di Jeffrey Schnapp, direttore del metaLAB @Harvard, co-direttore del Berkman Klein Center for Internet and Society della Harvard University e Chief Visionary Officer di Piaggio Fast Forward.
L’evento è gratuito, ma è consigliato registrarsi QUI
Vi aspettiamo!
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