Il 22 novembre 2018, Fondazione Giannino Bassetti ha avuto il piacere di ospitare il seminario “Building a biotech cluster: the MedCity experience”, un incontro con Eliot Forster, presidente del progetto MedCity che promuove le Scienze della Vita nel London/Cambridge/Oxford “Golden Triangle”. Frutto della collaborazione tra Fondazione Bassetti e Università di Pavia, l’iniziativa è stata introdotta dai Professori Vittorio Bellotti e Francesco Svelto e ha permesso ai presenti di familiarizzare con l’esperienza britannica, nata nel 2012, di cui Forster è stato il principale motore, insieme all’allora sindaco di Londra, Boris Johnson.
Come si fa, dunque, a creare un cluster? “Costruisci un’università leader a livello globale e aspetti 500 anni“. Con questa battuta, Forster ha iniziato il suo racconto, sottolineando il ruolo necessario – ma non sufficiente – delle università nel determinare la nascita di un cluster.
Come d’abitudine condividiamo le riprese e le immagini dell’incontro, affiancate da una sintesi (a cura di Anna Pellizzone).
Indice della pagina:
- Video
parte 1: Eliot Forster “Building innovation through Biocluster”
parte 2: Francesco Svelto “U4I University for Innovation” e dibattito
parte 3: dibattito - Podcast
- Sintesi dell’incontro
- Alcune fotografie dell’incontro
Dopo una rapida presentazione di Advanced Oxford (un knowledge based cluster che comprende ingegneria spaziale, fisica nucleare, biotech, world leading programmi) e di F-star (un’azienda che si occupa di sviluppo di anticorpi monoclonali per il trattamento del cancro), Eliot Forster ha raccontato l’esperienza di MedCity, un progetto nato per rispondere alla la crisi finanziaria, con l’idea di diversificare e fare crescere l’economia londinese attraverso le scienze della vita costruendo una partnership pubblico-privato e creando un’alleanza tra gli attori attivi nel settore all’interno del cosiddetto Golden Triangle “Oxford-Cambridge-Londra”.
A Londra, gli ospedali, le imprese, le università, i gruppi di pazienti, gli investitori nel settore c’erano già prima della costituzione del cluster. Quello che mancava era il coordinamento di questi attori attorno a un fine comune. Ciascuno operava per i propri obiettivi, obiettivi che permangono anche oggi: gli ospedali curano i pazienti, gli investitori provano ad avere un ritorno economico, gli imprenditori fondano le loro imprese. La differenza è che oggi, collettivamente, c’è una “cluster life science thinking”. Come avviene anche nella Silicon Valley e nell’area di Boston.
La nascita e lo sviluppo di MedCity sono stati caratterizzati da una serie di elementi, tra cui un raddoppiamento del turnover nel 2010 in termini di risorse finanziare, per un totale di 24.5 miliardi di sterline, di cui quasi 10 provenienti connessi al settore farmaceutico (area di Cambridge), 5.5 a quello della strumentazione medica (area di Londra) e 9 alla ricerca biotech (area di Oxford).
Per garantire la sopravvivenza e l’espansione del cluster nel tempo, è stato naturalmente indispensabile che MedCity avesse il sostegno dei decisori politici oltre i mandati e le tornate elettorali. Cosa che effettivamente si è verificata, perché anche l’attuale sindaco di Londra sta supportando questa esperienza. In questo senso si può dire che MedCity è un progetto politico in termini di visione, ma è apolitico in quanto indipendente dai partiti.
Anche la dimensione geografica e i tempi di distanza sono stati evidenziati da Forster come un elemento fondamentale per la costruzione di un cluster: a Boston, a San Francisco e nel Golden Triangle di MedCity, i tempi di spostamento da un hub all’altro sono dentro ai 45 minuti (il collegamento tra Oxford e Cambridge è in fase di sviluppo).
Un altro elemento cruciale per lo sviluppo di un cluster è la capacità di trasformare le idee in prodotti. Un aspetto, questo del trasferimento tecnologico, che a MedCity è garantito grazie alla presenza di un enorme numero di spin-out (897) e grazie al credito che viene dato alle imprese, anche a quelle che falliscono. Perché, sottolinea Forster, il fallimento fa parte del percorso di apprendimento delle imprese.
La “ricetta” per costruire un cluster prevede quindi una serie di ingredienti. Servono naturalmente le persone e i servizi per le persone, le infrastrutture, sia per muoversi rapidamente all’interno del cluster, sia per connettersi agli altri nodi nevralgici a livello globale. Altro elemento cruciale è la volontà politica – che Forster chiama “sentiment” – che si può esprimere in vari modi, ad esempio favorendo la costruzione di appropriate infrastrutture o l’adozione di incentivi per chi opera nel settore della ricerca e dello sviluppo – così come le risorse economiche. Per potere collaborare servono anche gli spazi e, infine, ingrediente fondamentale è naturalmente una reale disponibilità e un reale accesso alla tecnologia.
Alla presentazione del presidente di MedCity ha fatto seguito l’intervento del Professor Svelto, che ha presentato il progetto di collaborazione interuniversitaria University for Innovation (U4I), presentato proprio in Fondazione Bassetti lo scorso aprile. Il Prorettore ha evidenziato le difficoltà delle università italiane nell’ambito del trasferimento tecnologico e proprio per favorire l’imprenditorialità, promuovere l’interdisciplinarità e la cultura dell’innovazione, è nata la Fondazione U4I che vede protagoniste tre università lombarde: Pavia, Milano-Bicocca e Bergamo.
Il dialogo con Eliot Forster si è quindi aperto agli interventi dal pubblico, tra cui era presente anche il Presidente Piero Bassetti. Una delle domande di grande interesse per la Fondazione ha riguardato le strategie messe in campo dal cluster MedCity per incoraggiare la partecipazione pubblica e lo scambio con i cittadini. Le iniziative in tal senso sono molte: dagli open lab negli ospedali al legame con i media, fino a specifici spazi destinati alla connessione dei ricercatori con la cittadinanza. Tra gli altri temi sollevati e approfonditi nel dibattito anche quello dell’impatto e della valutazione della ricerca e dell’innovazione sulla società, quello della relazione del cluster con le agenzie europee e nazionali e quello della dimensione delle aziende coinvolte nel cluster.
Qualche immagine dell’incontro con Eliot Forster:
———-