Lo scorso 21 febbraio Fondazione Giannino Bassetti ha ospitato la prima presentazione ufficiale di “MakeToCare, un nuovo ecosistema emergente nel campo dell’healthcare”, una ricerca sviluppata da Polifactory, in collaborazione con Fondazione Politecnico, promossa da Sanofi Genzyme.
L’indagine, che fotografa le trasformazioni in corso nell’ecosistema dell’healthcare e ne offre un’interpretazione, dialoga con il tema dell’innovazione responsabile e per diverse ragioni è di grande interesse per Fondazione Bassetti.
Anzitutto, come ha ricordato Francesco Samorè introducendo l’incontro, la Fondazione si propone di essere un luogo di discussione funzionale al disegno di politiche responsabili dell’innovazione. Un’arena che – come la Fondazione sta sperimentando grazie alle attività del progetto SMART-map e nella nascente esperienza del Foro Regionale per la Ricerca e l’Innovazione – si realizza nell’incontro fra attori diversi. Si tratta, nel caso dell’healthcare, di associazioni di pazienti, imprese, maker space, istituzioni e enti di ricerca, fondi di investimento, solo per citarne alcuni.
A seguire, in questo post, i video dell’intero incontro, la sintesi, le slide e le fotografie dell’evento
Per comodità la registrazione è stata suddivisa in tre parti
Parte 1.
Introduzione: Enrico Piccinini (General Manager Sanofi),
Presentazione della ricerca: Stefano Maffei (Polifactory, Politecnico di Milano)
Modera: Francesco Samorè (Fondazione Giannino Bassetti)
Parte 2.
Interventi di:
Francesca Fedeli, FightTheStroke
Lucia Scopelliti, Comune di Milano
Angela Simone, SMART-map Project
Alessandra Orlandi, Istituto Clinico Humanitas
Ferdinando Auricchio, Università di Pavia
Matteo Malosio, CNR-ITIA
Modera: Francesco Samorè (Fondazione Giannino Bassetti)
Parte 3.
Dibattito
Durante la presentazione della ricerca “MakeToCare” in particolare ci si è soffermati sui nuovi strumenti abilitanti le comunità dei pazienti, consentendo a questi ultimi di assumere protagonismo nella trasformazione dell’intero sistema. Ecco allora la domanda di fondo rivolta ai relatori e al pubblico presente alla discussione: «chi dà le carte in questo nuovo ecosistema? Se c’è redistribuzione del potere di prendere decisioni, di prendere parola, di progettare, allora c’è innovazione sociale».
La discussione si è aperta con l’intervento di Enrico Piccinini – General Manager di Sanofi – che ha raccontato la storia dell’azienda, nata proprio dall’incontro tra la madre di un bambino affetto da una malattia rara e la ricerca, le istituzioni e un fondo finanziario, spiegando cosa significhi adottare un approccio patient driven e patient focused coinvolgendo la società; da cui l’interesse per l’healthcare come ecosistema.
Per Stefano Maffei MakeToCare si propone di indagare e descrivere una rete di relazioni, progetti e soggetti che esiste già, ma che nessuno fino ad ora aveva mai “cantato”, avviando così un processo di riconoscimento da cui generare nuova conoscenza. Partendo da una mappatura – in fieri – di circa 180 soggetti e 120 progetti distribuiti in tutta Italia, ma particolarmente concentrati a Milano e in Lombardia, i ricercatori di Polifactory hanno costruito il framework del make to care, un’area in grado di far dialogare l’innovazione non formale bottom-up con la ricerca scientifica e tecnologica tradizionale e che il report descrive all’intersezione tra:
1) patient & caregiving system;
2) healthcare & researchch system;
3) making, manufacturing & new entrepreneurship system;
La ricerca analizza il sistema a diversi livelli, quali: il posizionamento dei soggetti nell’ecosistema, la distribuzione territoriale dei soggetti, il posizionamento dei progetti, le coalizioni tra i soggetti attivi nel processo progettuale e le tipologie di innovazione prodotte.
Per ulteriori dettagli, vi invitiamo a vedere il video dell’incontro inserito poco sopra; le slide usate per la presentazione possono essere viste anche in fondo a questa pagina, poco sopra alle fotografie dell’evento.
Il report integrale invece può essere scaricato dal sito del progetto MakeToCare.
La presentazione di “MakeToCare” in Fondazione Bassetti è stata di per sé un momento in cui una parte dell’ecosistema raccontato dal report si è raccolta e messa al lavoro. Alcuni soggetti e progetti mappati nel report hanno infatti partecipato alla discussione che si è tenuta in via Barozzi.
Tra i relatori, Francesca Fedeli, che ha raccontato l’esperienza di Fight the Stroke (e in particolare della piattaforma Mirrorable), sollecitando una riflessione rispetto a uno dei temi ancora irrisolti nell’ambito dell’innovazione per l’healthcare bottom-up: la scalabilità. Il processo di condivisione alla base del MakeToCare genera aspettative, ma come raggiungere il mercato?
Lucia Scopelliti, Comune di Milano, ha quindi raccontato l’esperienza dell’amministrazione cittadina, che ha deciso di scommettere sull’innovazione dal basso, da un lato partecipando a diversi progetti europei (come OpenCare) e sperimentando nuove pratiche partecipative, dall’altro assumendosi la responsabilità di sostenere un ecosistema già di per sé fertile, connettendo gli attori attivi sul territorio e operando scelte politiche strategiche, ad esempio attraverso l’elaborazione di un programma come Manifattura Milano (a questo proposito, suggeriamo di consultare il sito Manifattura Milano Camp, che ospita una call aperta fino all’11 marzo).
Come ha evidenziato Angela Simone, Deputy Coordinator del progetto europeo SMART-map per Fondazione Bassetti, la rete di cui parliamo opera su vari livelli, anche su quello comunitario e richiama costantemente la nostra attenzione al tema dell’innovazione responsabile. SMART-map, che ha l’obiettivo di portare le pratiche e i principi della responsible innovation in tre settori emergenti – la biologia sintetica, la precision medicine e la stampa 3D in biomedicina – coinvolge diversi stakeholder dell’ecosistema dell’innovazione. Le aziende vengono aiutate a produrre strumenti che integrino l’RRI nel loro lavoro. Come far sì che bellissimi esempi di esperienze nate dal basso arrivino al mercato? Uno dei blocchi più diffusi all’innovazione emergente è spesso la mancanza di una regolamentazione chiara. I sistemi di certificazione, ad esempio, andrebbero in molti casi rivisti, anche in maniera collettiva.
Alessandra Orlandi ha quindi portato la sua esperienza di Chief Innovation Officer presso l’Istituto Clinico Humanitas, confermando l’importanza del tema della certificazione per arrivare al mercato e sottolineando che per raggiungere la scalabilità citata negli interventi è indispensabile raccogliere dei numeri di efficacia, oltre che disporre dei fondi necessari.
Ferdinando Auricchio, Professore presso l’Università di Pavia, ha illustrato il lavoro del laboratorio 3D@UniPV, sottolineando il ruolo di tecnologia abilitante della stampa 3D ed evidenziandone l’importanza nella relazione con i chirurghi. Secondo Auricchio la riposta alla domanda di apertura della serata sta proprio nelle connessioni tra persone: a dare le carte nel make to care è proprio chi sa essere più aperto, chi sa mettersi in discussione e chi sa porsi in modo più trasversale possibile.
Gli interventi dei relatori si sono chiusi con il racconto dell’esperienza di Matteo Malosio al CNR-ITIA, che ha ribadito il ruolo catalizzatore e acceleratore della stampa 3D nel settore biomedico.
Con l’apertura del dibattito al pubblico in sala, ampiamente rappresentativo del mondo make to care e oltre, si sono sollevati temi cruciali come la sostenibilità della ricerca per le malattie rare e l’approccio open source per determinare nuovi modelli di innovazione.
L’iniziativa è stata un’occasione preziosa per riflettere anche sul ruolo delle fondazioni, non a caso presenti numerose in sala. Forse, di fronte alle dinamiche di trasformazione della società, dense di nuovi saperi, di nuovi poteri e di difficoltà per le istituzioni, abbiamo bisogno di luoghi di mediazione. È possibile che le fondazioni – non necessariamente impegnate unicamente nel rispondere a necessità di finanziamento – svolgano questo ruolo?
Le slide:
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Alcune fotografie dell’evento:
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