Nel corso del 2011, in volo sopra gli Stati Uniti d’America, un uomo si contorceva nel posto in cui sedeva per improvviso dolore. Il medico cardiologo Eric Topol, che gli sedeva accanto, andò in suo soccorso e attraverso il proprio smartphone ebbe facoltà di eseguire un elettrocardiogramma. L’episodio fu rilevante per entrambi: paziente e medico. Di lì in poi Topol divenne uno dei principali proponenti per il trattamento digitale ai pazienti negli Stati Uniti d’America, con assunti ben formalizzati nel volume The patient will see you now: The future of medicine is in your hands citato nell’istant paper Smart Health. La circolarità del dato nell’ospedale diffuso. In qualità di ricercatore medico specializzato in medicina digitale wireless, la riflessione del medico Topol maturata negli anni è stata la seguente: la tecnologia sta democratizzando l’assistenza sanitaria in misura tale da rendere la figura del medico superflua o di supporto. Il convincimento trasmesso nei testi e nei paper redatti da Topol è l’approssimarsi di uno scenario in cui le persone sane e le persone ammalate assumono una maggiore responsabilità nei confronti della propria salute e un ruolo maggiormente attivo e proattivo nella cura di sé. Topol classifica tale transizione come “momento Gutenberg della medicina” rievocando in tal senso la rivoluzione della tecnologia della stampa che ha democratizzato i processi di lettura e scrittura.
Vertendo il focus dagli Stati Uniti d’America all’Europa possiamo ben comprendere che altri autorevoli soggetti conducono analisi e ricerche nella medesima prospettiva del medico Topol. Ad esempio il Copenhagen Institute for future studies in collaborazione con 30 tra le principali organizzazioni sanitarie in Danimarca ha indagato l’assetto organizzativo istituzionale che si potrà realizzare nel 2030. Tra gli esiti del progetto una delle conclusioni è che l’assistenza sanitaria in futuro dovrà essere più automatizzata, data-driven e autosufficiente affinché si possa rispondere alle contingenti prospettive demografiche ed economiche. Gli ospedali del futuro dovranno agire più come i nodi di rete, in cui il corpus di conoscenze e di dati provenienti da una rete di “presidi satellitari” (Homespital?) venga aggregato e analizzato. Se stai soffrendo da una o più malattie, otterrai una visione unica nel tuo processo di trattamento tramite dati genetici che permettono un trattamento personalizzato basato sul genoma, sull’atteggiamento verso la salute, e sullo stile di vita.
Il momento Gutenberg della medicina contemporanea si avvicina e prova ne è il dato aggregato di utilizzo di applicazioni sanitarie online e di consulenze online erogate da singoli professionisti o organizzazioni sanitarie. Infatti, secondo una survey condotta dal portale Statista nel corso del 2016, un americano su cinque ha pagato consulenze mediche virtuali e oltre la metà degli intervistati si è detta “molto interessata” a ulteriori soluzioni online di prestazioni sanitarie. Secondo un ulteriore survey di Kaiser Permanente, tra le più rilevanti company private assicurative nel settore sanitario degli Stati Uniti d’America, oltre la metà del campione ha usufruito di consulenze mediche virtuali, vale a dire effettuate via telefono, e-mail o video. Attualmente utilizziamo prevalentemente gli smartphone per semplici compiti di assistenza sanitaria, come misurare il battito cardiaco, i cicli di sonno o l’assunzione di calorie, ma anche tecnologicamente più avanzate, quali la misurazione della saturazione O2 o analisi ematiche. Lo sviluppo punta verso un futuro universo di assistenza sanitaria in cui i pazienti non ruotano intorno a diverse soluzioni di assistenza sanitaria, ma dove i servizi stessi orbitano intorno al paziente.
Poiché si vive più a lungo e poiché le tecnologie nell’ambito dell’assistenza sanitaria garantiscono opzioni migliori ma maggiormente costose – non solo per il trattamento della malattia, ma anche per migliorare il benessere generale – la tensione sul sistema sanitario è in aumento. Più a lungo viviamo – con o senza malattia – più aumenta la domanda di servizi sanitari. Se consideriamo i dati epidemiologici europei non possiamo che prendere atto dell’invecchiamento della popolazione, tutto ciò avviene in combinazione con nuove opzioni avanzate di trattamento sanitario, la conseguenza che anima da mesi il dibattito pubblico è che i servizi sanitari che oggi conosciamo diventino non sostenibili per il sovraccarico e l’aumento dei costi.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (W.H.O.) stima che il numero di persone “over 60 anni” raddoppierà entro il 2050. Insieme ai malati cronici e ai malati affetti da patologie causate da stili di vita, gli anziani costituiscono già attualmente uno dei maggiori oneri sanitari. Tra le stime del W.H.O., inoltre, vi è anche quella relativa al numero di diabetici che andrà a moltiplicarsi per un multiplo di 3 al 2025 (rispetto al dato registrato nel corso del 1993) e vi è anche quella che asserisce di come il 60% degli oneri sanitari globali inerenti alle malattie croniche provengano da Paesi in via di sviluppo.
Per affrontare tali criticità occorre agire nei termini descritti in introduzione, con soluzioni decentrate e automatizzate: quanto più i pazienti possono essere trattati in remoto, tanto meno aumenta l’onere per gli ospedali, e tali soluzioni automatizzate ed intelligenti sono disponibili o lo saranno nel breve periodo in numerosi Paesi. Tant’è vero che le opzioni robotiche in ambito medico e assistenziale cominciano a proliferare, prendiamo a titolo di esempio il robot O2Matic sviluppato dall’azienda danese PACTOR per i pazienti BPCO, oppure in Italia è il caso di R1, il robot assistente in sperimentazione congiunta tra l’Istituto Italiano di Tecnologia e la Fondazione Don Gnocchi per la riabilitazione motoria.
Alla base di tali innovazioni vi è un convincimento radicato nell’Evidence Based Medicine (E.B.M.), ossia quello di credere che le soluzioni mirate al paziente, in cui i malati possono monitorare il trattamento stesso e mantenere più comodamente le proprie abitudini di vita quotidiane, sono le soluzioni che possono garantire maggiore efficacia clinica e aderenza alla terapia a medio-lungo termine.
Nel modello di nuovo ospedale che gradualmente prende corpo alcuni osservatori cominciano a disegnare un sistema di rete in cui l’ospedale si trasferisce al domicilio del paziente, mentre gli ospedali attuali diventano torri di controllo nelle quali team sanitari valutano e reagiscono ai flussi di dati epidemiologici in ingresso e nelle quali vengono ospitate le attrezzature maggiormente costose e le sale chirurgiche. Tale approccio è, ad esempio, quello intrapreso dalla Cleveland Clinic, un centro medico accademico non a scopo di lucro situato in Ohio, dove si sta riprogettando il design funzionale dell’ospedale e in cui si stanno creando iCU remoti, dove monitoraggio e cura del paziente vengono eseguiti online da una determinata tipologia di centro di comando. Bernard J. Tyson, ceo di Kaiser Permanente, ritiene che siamo sulla soglia di un sistema sanitario completamente nuovo, che esige un riavvio nella nostra percezione del ruolo che gli ospedali dovrebbero avere all’interno dei contesti sociali.
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