Secondo una pratica che sta divenendo consuetudine, ospitiamo l’incipit di un articolo pubblicato in un altro sito, con spirito di scambio e circolazione delle idee.
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KAUST: dal petrolio alla knowledge society. Come la scienza sta cambiando l’Arabia Saudita.
di Luca Marelli
In Arabia Saudita, sulle sponde del Mar Rosso, a poco più di un centinaio di chilometri dalla Mecca, dove ancora dieci anni or sono il deserto lambiva un villaggio di pescatori, sorge oggi la seconda università più ricca del mondo: la King Abdullah University of Science and Technology (KAUST).
Centro di ricerca in rapidissima ascesa in svariati campi della scienza e della tecnologia, dalla biologia all’ingegneria elettronica, università interamente dedicata alla ricerca avanzata (offre solo programmi di Master e dottorato), vera e propria cattedrale nel deserto della tecnoscienza: non si può che rimanere affascinati, guardando al KAUST, dalla potenza che il mito dell’innovazione – una delle grandi ideologie nell’epoca che troppo in fretta ne ha decretato la scomparsa – esercita sulle coscienze collettive delle società di tutto il mondo. E non può che far riflettere la forza dirompente di questo «immaginario globale», per usare l’espressione del politologo Manfred Steger, nel trasformare in modo radicale non solo l’organizzazione della ricerca scientifica e le modalità di trasmissione della conoscenza, ma anche le strutture sociali e i paradigmi culturali di comunità politiche che si trovano a dover affrontare – più o meno preparate – i grandi cambiamenti del mondo contemporaneo.
Sono queste le riflessioni che segnano, a caldo, la mia lunga conversazione con Valerio Orlando, dal 2013 direttore del programma di epigenetica al KAUST, dopo una carriera trascorsa tra l’Italia e la Germania. Figura giovanile, la voglia di raccontarsi propria di chi si trova a frequentare ambienti ai confini della consuetudine e del noto, lo sguardo attento di chi non disdegna affatto la conversazione «con un filosofo» («finalmente un filosofo a occuparsi di queste cose!»). Intervista che, oltre la governance della scienza, prenderà presto la via della testimonianza, lucida e di ampio respiro, sul significato e sull’impatto che un centro come il KAUST può avere su una società profondamente tradizionalista come quella saudita. E viceversa.
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