Con la linea III di investimenti il Fondo Principia ha investito in Italia in alcune start up quali Rigenerand, Silk Biomaterials, e Wise, mentre per le piccole medie imprese il Fondo ha finora realizzato un importante investimento acquistando il 45% di Comecer, azienda ravvenate leader mondiale nella produzione di apparecchiature destinate alla medicina nucleare, la quale ha sviluppato anche una parte innovativa sull’isotecnia.
Il responsabile di Principia III è Paolo Siviero: «Il nostro Fondo non investe esclusivamente in Italia, abbiamo già investito anche in Francia, e stiamo per chiudere la partecipazione in una società americana. Pur non avendo vincoli geografici concentriamo sul nostro Paese la maggior parte delle attenzioni». Principia III è particolarmente attento alle evoluzioni di quelle piccole medie imprese operanti nel settore medicale che trattano nicchie ingegneristiche e che sono vere e proprie eccellenze: «In generale il settore med-tech gode di innovazione di qualità in Italia, abbiamo un tessuto imprenditoriale interessante, anche nel settore biotecnologie abbiamo eccellenze; certo è che – sottolinea Siviero – nell’ambito della ricerca continuiamo a constatare un’immaturità culturale da parte dei ricercatori che faticano ad assimilare il concetto di creare proprie realtà imprenditoriali sulla base dei progetti di ricerca che sviluppano».
Siviero non nasconde che tra le principali difficoltà nella finalizzazione dell’investimento ad opera del fondo c’è la distanza tra pensiero scientifico e cultura d’impresa: «L’idea imprenditoriale è percepita come qualcosa “nice to have” ma non su cui puntare la propria vita professionale. Mentre per noi la decisione di investire su un progetto parte proprio da qui: tutti gli investimenti che finora abbiamo condotto a termine li abbiamo indirizzati su persone che hanno deciso di dedicarsi integralmente e che hanno maturato un approccio di cultura d’impresa».
Principia III investe sulle persone, sulle competenze, a partire «dalla nostra capacità di visione del settore di riferimento, andando bene ad analizzare quali potrebbero essere le barriere riscontrabili». Siviero tiene a precisare: «Investiamo su chi ha individuato un “medical need” preciso e possiede le capacità di rispondere in modo utile per il paziente e il mercato». Sapere rispondere ad un bisogno specifico e non ad altri 100 aspetti è un elemento rilevante, così come l’innovazione e la tempestività della risposta che l’imprenditore riesce a mettere in campo. «In Principia III siamo 8 persone interne più la collaborazione con un team di supporto del CNR ed un Advosry Board estremamente competente».
Le persone indicate del team di Principia III partecipano ai Cda delle aziende o start up partecipate sempre nell’interesse del Cda esistente: «Tentiamo sempre di individuare la persona giusta, ad esempio in “Silk Biomaterials” abbiamo nominato all’interno del Consiglio di amministrazione un esperto del Cnr con competenze specifiche sulla parte regolatoria, competenze che erano necessarie per il felice prosieguo dell’attività».
Il discorso cambia spostandosi sul versante del private equity, dove le imprese sono molto interessanti ma necessitano spesso di un salto manageriale: «Sono ancora imprese fortemente famigliari. Non è affatto semplice riuscire a fare comprendere che l’opportunità insita nell’apertura del capitale ad un Fondo che avrà come prima conseguenza quella di rendere l’impresa più oggettiva e valutabile dall’esterno. La prima attività che realizza un fondo quando entra in società è “mettere a posto le carte”, perché le carte devono essere intellegibili da un terzo».
A mia domanda sulla geografia degli investimenti in materia di Pmi, Siviero asserisce: «Attualmente non abbiamo alcun investimento sotto Roma, ma è ancora presto per dire che è significativo, dal momento che abbiamo realizzato in questi primi due anni un unico investimento sul segmento Pmi (Comecer, azienda ravvennate), stiamo incontrando molte aziende in questi giorni per definire possibili nuovi investimenti».
Le Pmi incontrate da Principia III sono certamente aziende gestite molto bene, ma scontano problemi per quanto concerne l’intellegibilità e la trasferibilità del proprio modello, oltre che al fatto che sono spesso legate esclusivamente ad una persona unica che decide: «Un altro aspetto su cui lavoriamo è aiutare le Pmi a costruire un percorso che porta alla decisione. In più crediamo fortemente che la sensibilizzazione verso la cultura d’impresa debba condurre gli imprenditori a cambiare concezione: perciò è importante che si radichi l’idea di potere sviluppare la propria impresa insieme a chi può aiutare ad ottimizzare i processi e può condurre a restituire al mondo quello che ritieni sia un’attività importante, così facendo si arriva meglio e prima al paziente nel caso dell’healthcare».
Siviero nel colloquio svela le regole d’ingaggio stabilite alla costituzione della linea III: «Il settore healthcare è enorme, abbiamo preso la decisione di non sotto-segmentare per via dell’immaturità del mercato italiano nel trattare con i fondi, anche perché tutto ciò avrebbe comportato una limitazione del nostro spettro di azione. Infatti, l’obiettivo che promuove l’amministratore Antonio Falcone è di fare molto bene con questa linea affinché si possano realizzare ulteriori linee di finanziamento».
Qualche minuto più tardi esamina lo scenario italiano e le opportunità prevalenti: «In questi primi due anni di osservazione abbiamo notato che il settore medtech è vivo, non è uno dei più tecnologicamente avanzati, ma è il settore dove si concentra più facilmente la parte di Pmi italiane. D’altro canto, invece, il settore della ricerca più avanzata riguarda la parte di rigenerazione cellulare, un’altra area a cui guardare è quella degli approcci terapeutici innovativi, in più ci sono biotech piccole davvero promettenti». «Il nostro posizionamento, a tratti, è scomodo: perché per finanziare la parte di “seed” dovremmo essere più piccoli, e, poiché non rientra nella nostra politica di investimento, stiamo ragionando su come approcciare un’area intorno alla quale non vorremmo perdere delle opportunità».
Domando al responsabile di Principia III di analizzare le principali criticità riscontrate in questi due primi anni di attività: «Nel contesto normativo manca tuttora una facilità nel fare impresa così come avviene in altri Paese europei. In più il fatto stesso che il fallimento di un’impresa sia così stigmatizzato a livello di opinione pubblica non permette quella necessaria flessibilità che hanno altri mercati. Tuttavia qualcosa sta cambiando, e penso a titolo di esempio al progetto “Patent Box” dove c’è la possibilità di avere un rapporto sinergico tra l’investimento in ricerca e gli sgravi fiscali. Bisogna lavorare in questa direzione, facendo sempre meglio».
La conversazione trova il suo epilogo non prima di aver descritto i futuri investimenti di Principia III: «Ci stiamo focalizzando sulle piccole medie imprese, che rappresentano investimenti più complessi rispetto alle start up, dove ci sono altre generazioni di riferimento e dove possiamo garantire “size” di capitalizzazione maggiori. In più stiamo lavorando alla costruzione di sinergie tra le Pmi e le start up da noi partecipate».
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