In un’ordinaria giornata accademica del 2006 Luca Ravagnan, assegnista di ricerca del Dipartimento di Fisica dell’Università di Milano, siede alla scrivania ricolma di testi scientifici e si imbatte in «un errore sperimentale» i cui risvolti gli si chiariranno solo pochi anni dopo a seguito di svariati esperimenti della tecnologia su siliconi. Si rende conto che questa possa maturare concrete applicazioni in ambiti differenti. Così, nel 2009, in compagnia di un laureando, di un dottorando e di un professore ordinario, diviene protagonista della scoperta di una nuova tecnologia, la SCBI (Supersonic Cluster Beam Implantation), di cui sarà registrato il brevetto nel corso dell’anno successivo. La registrazione viene effettuata con i risparmi personali dei quattro ricercatori, e si pone l’obiettivo di proteggere la tecnologia in Europa, Stati Uniti, Israele, Canada, India, Giappone e Corea. Questo è l’incipit della marcia di WISE Srl.
Gli esordi e la definizione dell’applicazione
Scoperta la tecnologia, il gruppo si impegna nella definizione delle possibili applicazioni. Da una chiacchierata con un neurochirurgo scocca la scintilla: elettrodi con la proprietà di aderire perfettamente al tessuto con cui entrano in relazione, contrariamente a quanto accade oggi con materiali sin troppo rigidi. La neurochirurgia diviene pertanto la via maestra su cui orientare le forze di ingegno del gruppo di ricercatori.
Il progetto prende corpo gradualmente e vede davanti a sé la possibilità di garantire un beneficio ai neurochirurghi e ai pazienti alle prese con distonia, Parkinson, dolore cronico, Alzheimer. Nel corso del 2011 il progetto riceve apprezzamenti da numerosi interlocutori, tanto italiani quanto stranieri, e si arriva alla definizione del primo business plan. Racconta Luca Ravagnan: «Riusciamo a conquistare un business angel: Mario Zanone Poma. L’investitore entra a far parte della compagine societaria e trasferisce esperienza e competenze al gruppo. Con questi primi 80mila euro la WISE Srl inizia a sviluppare le attività».
Dopodiché accadono due avvenimenti cruciali: il primo è la conquista di un altro riconoscimento pari a 150mila euro e l’ingresso di un nuovo socio, l’investitore Veneto Nanotech; il secondo è la tragica scomparsa di un membro del gruppo dei fondatori, il responsabile della ricerca e sviluppo Gabriele Corbelli. La morte prematura dell’amico (mancato all’età di 30 anni per infarto miocardico) fa tentennare il team, che tuttavia decide di proseguire l’iter di ricerca, anche in memoria.
Il terzo e il quarto round di investimenti
Nel corso del 2012 WISE entra in contatto con un fondo finanziato dal governo tedesco che gestisce poco più di 1 miliardo di euro; tale fondo investe principalmente in società tedesche ma dinanzi all’invenzione del gruppo italiano decide di compiere un’eccezione. Così il terzo round di investimenti li vede conquistare un assegno da circa un milione di euro, finanziato da investitori tedeschi, svizzeri e italiani (Cfr. Box 1). I prototipi si affinano e le idee cominciano a diventare concrete e rilevanti.
Diviene opportuno garantire uno standard di relazioni commerciali con il territorio tedesco, il che comporta l’apertura di una filiale a Berlino di WISE. L’esperienza accumulata nel gestire i rapporti con gli investitori conduce il gruppo al raggiungimento di un ulteriore traguardo, il quarto round di finanziamento nel 2015 che cuba circa 3 milioni di euro. Quest’ultimo investimento apre le porte alla marcatura CE per debuttare sul mercato di riferimento.
In attesa della marcatura CE
«La marcatura CE prevede due valutazioni e continui audit non pianificati in precedenza, che possono essere revocati in corso d’opera. Per quanto riguarda le due valutazioni si tratta di certificare la fattibilità (sicurezza ed efficacia) e la qualità del ciclo produttivo», spiega Ravagnan. La prima valutazione è già stata assolta, mentre per la seconda è risultato fondamentale il trasferimento in una sede operativa innovativa: «Abbiamo dovuto garantire omogeneità nel tempo e un controllo costante sull’ambiente in cui il ciclo produttivo ha luogo; abbiamo eliminato qualsiasi fattore di rischio nella produzione attraverso il trasloco in una sede dedicata alla produzione e costruita attorno ai nostri elettrodi e alla nostra ricerca. Lo abbiamo potuto realizzare grazie al quarto round di investimenti». La marcatura CE è per WISE la priorità d’azienda fino a marzo 2017, data entro la quale è atteso il via libera della commissione preposta.
Conferita la marcatura, l’azienda sarà pronta a vendere gli elettrodi per la corteccia celebrale, anche perché attraverso la collaborazione con alcuni ospedali italiani, tra i quali l’Istituto neurologico Carlo Besta di Milano, sono già stati riprodotti su scala minore i test di funzionalità e biocompatibilità cui saranno sottoposti gli elettrodi al momento degli esami, che avverranno presso un organo terzo arbitro nella concessione del marchio.
Inoltre la tecnologia brevettata può essere utilizzata con un altro obiettivo nel medesimo ambito; l’elettrodo di cui sopra potrà essere applicato all’interno del midollo spinale per curare il dolore cronico. Rispetto a quelli celebrali, che devono essere rimossi entro un intervallo di tempo che non superi i 29 giorni, gli elettrodi spinali sono permanenti; a ragione di ciò la loro tollerabilità risulta più complessa e necessita di ulteriore tempo di ricerca per essere certificata con una seconda marcatura CE. Gli ospedali di riferimento sono già dotati della strumentazione necessaria per leggere gli elettrodi per la corteccia celebrale; mentre quando arriverà il momento della produzione degli elettrodi spinali, il processo di produzione diverrà più complesso poiché questi ultimi necessitano di un’unità di stimolazione che deve essere venduta unitamente all’elettrodo.
L’approccio e le prospettive nel medio-lungo periodo
WISE adotta un approccio prudente nei confronti del mercato: si consideri a tal proposito che il sito dell’azienda – sebbene essa operi in prevalenza in Italia – comunica esclusivamente in lingua inglese. Tuttavia tale tendenza trova la sua ragion d’essere a partire dal settore in cui l’azienda è implicata: «Intrattenere rapporti con pazienti con patologie che in qualche misura possono godere di un beneficio dalle nostre tecnologie ci ha dato fin da subito la consapevolezza di quanto sia delicato lavorare in ambito medico. I primi tempi ricevevamo telefonate di richiesta d’aiuto, mi trovavo in difficoltà nel rispondere loro in riferimento a patologie che li riguardavano o riguardavano loro cari. Anche da qui l’approccio a mantenere la lingua inglese per la descrizione», osserva Ravagnan.
In riferimento alle prospettive il gruppo di ricerca ha le idee chiare: «Oggi siamo focalizzati su questi due prodotti e in particolare nell’immediato sull’elettrodo temporaneo per la corteccia celebrale, tuttavia avendo cambiato sede abbiamo maturato una sovracapacità produttiva che andremo presto a sfruttare attraverso nuove progettualità. Puntiamo ad affermare la nostra tecnologia che ha caratteristiche di conformabilità e di bassa invasività, quando dimostreremo all’ente certificatore TÜV Italia che siamo adeguati ai loro profili si potranno aprire altre partite con i competitor esistenti». Ma Ravagnan tiene a precisare un aspetto: «Chi come noi intraprende un percorso rischioso di start-up deve anzitutto compiere una valida analisi sulla bontà del proprio gruppo, bisogna avere le spalle larghe per marciare insieme, e i compagni di viaggio oltre a saper far fronte alle asperità del cammino devono anche rispettare le funzioni e i ruoli. Questi sono i tratti essenziali di una start-up tecnologica solida. Poi quando capiteranno gli elementi imponderabili il gruppo sarà pronto per fronteggiarli».
Le fonti di ricavo e il domani
A oggi WISE non ha fonti di ricavo, è cresciuta e si è sostenuta con gli investimenti dei quattro round di cui sopra. «Abbiamo avuto l’opportunità di avere fonti di ricavo ma non le abbiamo volute per mantenerci focalizzati su ricerca e sviluppo. La prima fonte di ricavo sarà la vendita del primo prodotto che però non ci porterà a break even point, riusciremo a superarlo con la vendita della seconda tipologia di elettrodi, quelli per uso cronico. Quanto al pricing sulla griglia corticale abbiamo un prezzo di vendita che non possiamo rivelare ufficialmente ma che – diciamo – non si scosterà molto dal prezzo medio di riferimento per questo genere di prodotto. Il mercato primario a cui puntiamo sono gli Stati Uniti d’America, ma ci arriveremo in seconda battuta dopo aver fatto bene qui in Europa». WISE è nata e cresciuta in Lombardia e oggi, con il quartier generale stabilito nei pressi di Cologno Monzese, le intenzioni sono quelle di rimanere: «Abbiamo già avuto la possibilità di lasciare il Paese andando in Germania, ma abbiamo preferito rimanere perché i talenti sono qui a Milano, vanno solo valorizzati. L’unico motivo per uscire dall’Italia potrebbe essere l’acquisto di WISE ad opera dei colossi americani che, operando con le regole del FDA (Food and Drug Administration), domandano stabilimenti produttivi negli Stati Uniti d’America. Ad oggi stiamo bene qui e continuiamo a inventare e a fare ricerca da Cologno Monzese».
(A seguire un video esplicativo e qualche immagine.)
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