Costruire un luogo di incontro per i saperi che riguardano il rapporto fra uomo e ambiente. È questo l’obiettivo di Studiare il futuro già accaduto, l’ambiziosa avventura lanciata dal Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano. Un percorso la cui prima tappa si è conclusa, in seguito ai cinque precedenti incontri seminariali, lo scorso 27 gennaio, in una giornata che è stata al contempo occasione di sintesi, arricchimento e rilancio.
Frutto di anni di lavoro, il progetto – animato da Luciana Tasselli, curatrice del Dipartimento Energia del Museo, e Ida Morisetti, project manager – nasce da un’analisi dello stato dei saperi sul rapporto uomo-ambiente. Un rapporto complesso, che fino a oggi ha trovato dinanzi a sé una scienza frammentata in innumerevoli discipline, certamente necessarie per uno studio analitico del mondo, ma incapaci di tenere conto della rete di relazioni che definiscono un sistema. Per dirla con le parole di Ezio Tabacco, geofisico, responsabile scientifico e anima del progetto, «molte discipline non fanno la conoscenza». E se è vero che «per studiare un sistema le discipline servono», quello di cui c’è bisogno oggi per affrontare temi complessi, come ad esempio i cambiamenti climatici, è l’unità dei saperi.
Abbiamo la necessità di sviluppare un paradigma nuovo, in grado di risolvere un «deficit culturale grave». Manca però una cultura di sistema che, oltre a superare l’attuale separatezza a tra saperi, possa arricchire le discipline stesse e renderle forse più simili a quelle descritte già nel secolo scorso da Lakatos come una «fitta rete di relazioni fra concetti».
A partire dalla consapevolezza che oggi le maggiori difficoltà per una comprensione della realtà stanno nello studio non tanto delle informazioni puntuali, quanto nelle relazioni che intercorrono tra esse, il Museo ha dato vita a un percorso esplorativo per sondare la possibilità di avviare un Forum permanente su I saperi nel rapporto uomo-ambiente. Un Forum, che sia un luogo di incontro e di connessione tra persone di sapere, un punto di partenza per una crescita della conoscenza, uno spazio critico di riflessione, libero di sperimentare. Per questo, i ricercatori coinvolti – fisici, glaciologi, pedologi, geologi, agronomi, ecologi e antropologi, a cui si sono aggiunti, in una tavola rotonda finale, filosofi, urbanisti e storici – hanno partecipato a tutti gli appuntamenti con entusiasmo, dando prova di una grande assunzione di responsabilità e di una non scontata disponibilità a investire le proprie risorse in un percorso accidentato, ma generoso, orientato prima di tutto ai bisogni della società.
Visionario e coraggioso, il progetto ha quindi tastato il terreno rispetto all’opportunità di costruire un processo che porti la scienza ad andare oltre – e non contro – i saperi fin qui consolidati, ponendo interrogativi nuovi, da offrire alla società come patrimonio collettivo per una ripartenza che verosimilmente incontrerà delle resistenze culturali. La difficoltà sta esattamente in questo: provare a intercettare e comprendere le tensioni tra le conoscenze che oggi caratterizzano la scienza “normale”, trovare gli strumenti adatti a leggere una fase 0, pre-paradigmatica e priva di principi condivisi, in cui siamo immersi e cercare di costruire un nuovo orizzonte culturale.
Si tratta di uno sforzo enorme, cui sottende la necessità di rompere con uno status quo impostato sulla separatezza tra discipline, sulla frammentazione dei luoghi del sapere, sulla tendenza a privilegiare i progetti di ricerca più facilmente riconducibili a un settore disciplinare, con conseguenze, a cascata, su tutta la società.
Per sviluppare questa meta-ricerca sui saperi, sia su un piano epistemologico-teorico, sia su un piano pragmatico, Studiare il futuro già accaduto è partito da un caso studio: il Sistema climatico del Bacino del Po dall’inizio del ‘900 a oggi. L’indagine, costruita dal Museo con la partecipazione dell’Autorità di Bacino del Fiume Po, dell’Università degli Studi di Milano e dell’Università degli Studi Milano Bicocca, si è articolata in cinque incontri seminariali, aperti al pubblico e dedicati, sempre sotto l’egida del sapere di sistema, ad atmosfera, idrosfera, geosfera, biosfera e antroposfera.
Il ciclo di appuntamenti ha avuto come protagoniste non tanto le sfere qui sopra citate, quanto i seguenti quesiti, proposti per lo sviluppo di una discussione sulla complessità del sistema oggetto di studio.
1. In che modo costruire un incontro tra i saperi sull’uomo e i saperi sulla natura?
2. Quali strumenti adottare per studiare la relazione tra la prospettiva locale e quella globale?
3. Come predisporre un confronto tra saperi tecnico-specialistici e saperi diffusi nella società?
In questo contesto, forte anche di una riflessione sulle proprie radici, il Museo si propone come “casa” ideale per un incontro laico tra saperi, con una vocazione alla ricomposizione della conoscenza in una cultura unitaria.
Questa prima fase lascia in eredità, oltre alla sperimentazione di un incontro tra discipline e di una riflessione condivisa sulla cultura di sistema, una cassetta degli attrezzi, sintesi di cinque tavoli di lavoro, dedicati ai saperi nel rapporto uomo-ambiente.
Intanto, il prossimo appuntamento sarà nell’ambito di Triennale XXI Design after design, per una mostra che prenderà spunto proprio da Studiare il futuro già accaduto. Il percorso è lungo e accidentato, ma certamente vale la pena percorrerlo.
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(foto: Verso il mare di Mario Fornasari da Flickr)
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