L’uso delle neuroscienze nella giustizia.
Venerdì 7 febbraio 2014 si è svolto presso l’Urban Center di Milano il terzo appuntamento dei Caffè-Scienza, brevi incontri di carattere scientifico-filosofico che si propongono di gettare luce su temi attuali e controversi, in virtù del contributo e dell’esperienza decennale di persone qualificate.
Il tema del pomeriggio concerne l’uso delle neuroscienze nella giustizia e vede la partecipazione di Amedeo Santosuosso, Presidente dell’ECTL e Professore di Diritto, Scienza e nuove Tecnologie all’Università di Pavia; di Piergiorgio Strata, Professore emerito all’Università di Torino e Associato onorario di Neurologia alla Northwestern University di Chicago, e di Elisabetta Sirgiovanni, dell’Unità di Ricerca del CNR di Roma, la quale ha il compito di muovere le redini dell’incontro.
Il progetto del Consiglio Nazionale delle Ricerche “L’amministrazione della Giustizia in Italia: il caso della neurogenetica e delle neuroscienze“, rappresentato dalla dottoressa Sirgiovanni, verte sugli aspetti etici, filosofici, linguistici delle neuroscienze nel sistema giuridico. Le macro-domande di queste discipline abbracciano questioni di natura filosofica: in che modo la scienza si rapporta alla morale? Può essa assurgere a detentrice del significato e del senso dei valori? Se Aristotele ci insegna che l’essere umano è per sua natura sociale e le neuroscienze tentano di spiegare quale sia l’origine di tale socialità, cosa accade a chi decida di rifuggire quest’organo collettivo?
Le questioni più importanti, evidenzia la Sirgiovanni, concernono il determinismo e il riduzionismo, due termini talvolta erroneamente equiparati: per il primo, la costituzione biologica è strettamente correlata a un principio di causalità secondo cui la nostra natura sarebbe determinata da relazioni causali imprescindibili, giacché frutto di leggi naturali, mentre il secondo riduce la nostra mente a meri meccanismi neurologici, da cui il sottotitolo della conferenza “Non sono stato io, è stato il mio cervello”.
L’Italia è stata la prima a introdurre nei tribunali, accanto alle tradizionali perizie psichiatriche, anche test di carattere genetico e sistemi di neuroimmagini funzionali, a testimonianza di come oggi la questione abbia assunto una rilevanza diversa dal passato. Il professor Strata ripercorre proprio le tappe cronologiche della nascita e dell’interesse in costante aumento per tali problematiche, partendo dalla scoperta di due neurologi tedeschi risalente al 1965. Attraverso l’uso di un macchinario, essi individuarono la presenza nel cervello di un’onda che anticipa il momento in cui l’uomo compie effettivamente un movimento volontario: detta anche “Potenziale di preparazione” essa si manifesta un secondo prima del segnale elettromiografico e la sua scoperta ha innescato una serie di domande circa l’effettiva spontaneità e volontarietà delle nostre scelte e delle nostre azioni, e da lì la spinosa questione concernente l’illusorietà della nostra libertà e della sua conseguente responsabilità.
Il professor Santosuosso fa luce, invece, su dibattiti più recenti, a partire dalla conferenza di San Francisco sulle Neuroetiche “Neuroethics: Mapping the Field” (2002) fino allo Human Brain Project e gli studi del professore di Neuroscienze computazionali all’Università Ebraica di Gerusalemme Idan Segev, il cui obiettivo consiste nell’emulazione e nella proiezione di dinamiche cerebrali proprio all’interno di sistemi computazionali.
Prendendo in esame alcune sentenze recenti, come quella di Trieste del 2009, nella quale le accuse sono state riformulate e la pena ridotta in virtù di dati estrapolati dall’esame neuropsicologico, dall’imaging funzionale e dalla genetica molecolare legata al comportamento del soggetto, Santosuosso ritorna brevemente sul ruolo della genetica e delle neuroscienze in ambito forense: esse, oggi, rappresentano un ausilio alle perizie psichiatriche, apportandone una più coerente e completa descrizione sintomatologica e clinica, e da qui lo spunto per una riflessione anche sul ruolo della società. Con le sue strutture, essa non può riverberare il contenuto esatto del nostro cervello, indi per cui si trova sempre sul punto di ledere il principio fondamentale di libertà, anche di coloro i quali si siano macchiati di un qualche reato; le decisioni a livello sociale sono complesse.
E lo sono ancor di più – potremmo aggiungere – se consideriamo il principio di autonomia, kantianamente divinizzato, per cui ogni individuo abbisogna di agire presupponendo la libertà e non possa esimersi dall’esercitare il suo libero arbitrio, se non identificando, in questo rifiuto, un atto libero.
“E’ quindi la legge morale della quale diventiamo consci […] ciò che ci conduce direttamente al concetto della libertà, giacché la ragione presenta quella legge come un motivo determinante che non può essere sopraffatto dalle condizioni empiriche perché del tutto indipendente da esse“.[*]
La legge morale kantiana è portatrice di universalità, e rappresenta quel vincolo di imparzialità o reciprocità, per dirla à la Rawls, che associa la condizione del singolo a quella degli altri individui e permette il soddisfacimento della prima massima kantiana: “Agisci in modo che la massima della tua volontà possa servire anche da principio per una legislazione universale“.
Ma queste tematiche richiederebbero di essere approfondite in un altro incontro, in cui a docenti di Neuroetica e Diritto si affianchino professori di Filosofia morale, ad esempio, per una più completa ed esaustiva analisi scientifico-filosofica dell’argomento.
Per chi non fosse nostro assiduo lettore o frequentatore, segnaliamo inoltre che nel sito si trovano numerosi contributi su questi argomenti; in particolar modo grazie all’annuale convegno di Neuroetica che si svolge a Padova (sostenuto dalla Fondazione Bassetti con la gestione dei materiali video). Vi invitiamo quindi, oltre ad andarvi a riascoltare gli interventi di Santosuosso e Strata nell’edizione del 2011, a cercare sotto la voce Neuroetica (e simili) nelle tags, nelle categorie e all’interno delle raccolte video accessibili per nome degli speakers o titolo degli eventi, nella colonna destra del presente articolo.
* Kant, Critica della ragion pratica, Laterza, Roma-Bari, 1991, pp.166-167
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(Foto: Textile Tuesday # 5 – Lucky / Glücklich di Beate Knappe da Flickr)
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