22 giugno 2013, San Francisco
Symposium. Cannery, a due passi dai moli, un paio di piani sopra la mostra della Triennale The New Italian Design. Sala piena di almeno 200 persone: studenti, ricercatori, imprenditori e appassionati dell’Italia accoglie una vivace discussione, introdotta da Dale Dougherty e guidata da Piero Bassetti, Chris Anderson e Stefano Micelli, sul rapporto, sempre più intenso, tra nuove tecnologie, bellezza e futuro delle relazioni sociali (scuola, istituzioni).
Nessuna risposta ma tante interessanti domande:
il ritardo delle istituzioni, della finanza e delle forme istituzionali a prendere atto di queste nuove forme di individualismo prima cognitivo (internet) e ora produttivo (le macchine additive);
il rapporto, per noi europei fondamentale, tra anarchia del produrre (garage, fab lab) e la qualità del prodotto che deve continuare ad essere: sano, bello e giusto;
il ruolo del design come forma di bellezza utile, come standard acquisito e irreversibile.
Una nuova alleanza tra l’energia della Bay Area e la qualità del Made in Italy quale possibile strategia di ripresa per l’Occidente: artigiani e makers, innovazione e bellezza come strumenti per sovrastare la crisi. Cose molto ambiziose: ma perchè altrimenti, se non per ambizione, portare la Brianza fino a Silicon Valley?
Questi i video (le fotografie sono raccolte in fondo alla pagina):
Symposium “From Taylorism To Tailor Made”
Una clip della mostra “The New Italian Design”
23 Giugno 2013, Singularity University
A Mountain View, dentro una base della Nasa. La delegazione incontra gli studenti e i docenti. Piero Bassetti introduce le ragioni della nostra avventura. Poi tocca a Jonathan Knowles di Autodesk raccontare, in calzoncini da surf (è pur sempre domenica) il senso di questo master che raccoglie 40 studenti da tutto il mondo: la necessita di costruire un incontro tra la curva esponenziale delle tecnologie e il progetto. Singularity è un vero acceleratore spaziale, è l’idea di mettere insieme studenti e professionisti, scienziati ed economisti allo scopo di risolvere i grandi problemi del pianeta. Tutto con un’ambizione «gigantica» come sanno fare gli americani.
Poi, in un momento molto emozionante, dopo aver visto tutti i prodotti delle nuove tecnologie additive, Rodrigo Rodriquez illustra la magia delle creazioni Flos e racconta che per noi l’innovazione è un prodotto umanistico basato sul rapporto inscindibile tra testa, cuore e mano.
24 Giugno 2013, San Francisco
Ancora presso The Cannery. A fianco alla bella mostra di Triennale, Confartigianato e Giulio Ceppi presentano l’Ottagono dei valori artigiani. Sei piccole grandi aziende italiane (Ceramica Gatti, Ortholab, Pegoretti Cicli, Videosystems, Noah Guitars, e MusichTech) si presentano raccontando, come dicono Giorgio Merletti e Paolo Manfredi, l’eccellenza italiana del fare: la passione e la cura.
In una sala più piccola ma di nuovo piena di gente si realizza un incontro che è anche un’indicazione di marcia. A fianco degli artigiani si raccontano quattro piattaforme di cultura e di commercio profondamente ispirate dal fare artigiano: Roberto Scaccia di Zanoby, Alberto d’Ottavi di Blomming, Andrea Cattabriga di Slowd, Andrea Ballarini di HyperFair.
Piattaforme che hanno il desiderio e la possibilità di portare nel mondo i piccoli prodotti eccellenti del nostro paese. Aziende fatte in gran parte da italiani che vivono nella Bay area, con cultura italiana e lo scopo di rendere “global” gli oggetti eccellenti di cui siamo i fabbricanti o i makers. Produttori e nuovi venditori di qualità: artigiani e commercianti di un nuovo possibile rinascimento del nostro paese.
Un commento a caldo.
La spedizione italiana nella Bay Area di artigiani, imprese, istituzioni e ricercatori – voluta con tenacia e immensa curiosità da Piero Bassetti e dalla sua Fondazione – è stata un grande successo. Si è trattato però di un incontro e non, fino in fondo, di un confronto. C’è stato racconto ma non ancora dialogo. Gli artigiani e i makers si sono rivelati due mondi complementari, diversi per formazione e cultura. Da una parte è prevalente la tecnologia come operatore di massa del cambiamento, una leva potentissima anche quando si limita a lavorare sui droni o sui giochi per i bambini. Una tecnoscienza che si è messa al lavoro con gli atomi allo scopo preciso di cambiare il nostro mondo fisico, dopo aver cambiato il nostro modo di conoscere e comunicare. Dall’altro lato – il nostro – c’è la passione per il fare, intesa come cura della bellezza e della persona, un design centrato sull’uomo nella grande tradizione politecnica e umanistica del Rinascimento.
Nella nostra esperienza c’è la beautility o «b.utility» come ho detto, per cercare uno slogan, parlando alla Singularity University. Due mondi immensi, due derive della tradizione occidentale: l’avventura dell’illuminismo per tutti come si è avverata nella frontiera americana (il far west dove siamo stati) e la potente leva “cattolica e romantica insieme” di un nuovo umanesimo, di una scommessa sul “fattore umano” come si realizza praticamente nei nuovi modi di produrre di artigiani e imprenditori italiani, oggi consapevoli che la bellezza (e non solo l’uguaglianza) è una leva per cambiare il mondo in cui viviamo.
Un mondo in cui quel che mangiamo e quel che usiamo deve essere, ancora: bello, sano e giusto.
Il ring è appena stato illuminato, la discussione non è neppure cominciata. Ma abbiamo capito in questo viaggio il profilo dei contendenti e la posta in gioco.
È una discussione che deve accadere, inevitabilmente, se vogliamo partecipare ancora – noi occidentali (americani e europei insieme) – alle Olimpiadi dell’innovazione in quel mondo globale, pieno di contendenti agguerriti, che è il nostro presente.
Un’altra cosa importante è che questo viaggio è stato una vera learning experience. Ha messo in luce e in parte messo alla prova un gruppo di risorse italiane (intellettuali, imprese, istituzioni: la delegazione) che può affrontare con passione e competenza i temi del confronto. Non era scontato eppure mi sembra che, nei diversi momenti d’incontro, la delegazione abbia corrisposto alle intenzioni e propositi con cui Fondazione Giannino Bassetti ha pensato e organizzato questo viaggio.
Le fotografie (visibili anche nel nostro account in Flickr):