Il guru americano della creatività digitale discute dell’economia del futuro, dove innovazione e bellezza sono due facce della stessa medaglia.
“Proprio come il World Wide Web ha democratizzato l’innovazione nei bit, un nuovo tipo di tecnologia – dalle stampanti 3D ai laser da taglio – sta democratizzando l’innovazione degli atomi”. Parole di Chris Anderson, tra i fondatori di WIRED USA e autore di Makers. The New Industrial Revolution.
Anderson sarà ospite d’eccezione del Symposium “From Taylorism to Tailor Made. A bridge between two cultures” organizzato nell’ambito del progetto Making in Italy – Making in USA: “Artisanship, Technology and Design. Innovating with Beauty” in programma dall’11 al 24 giugno a San Francisco. Il Simposio apre il calendario di eventi promossi da Fondazione Giannino Bassetti in collaborazione con il Consolato Generale d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura a San Francisco.
Sull’onda del successo che il movimento dei makers sta incontrando su scala globale, il Symposium punta ad approfondire il ruolo dell’artigianato dalla prospettiva italiana e statunitense. Infatti – spiegherà Piero Bassetti introducendo i relatori – accanto all’innovazione tecnoscientifica sta assumendo un nuovo peso l’innovazione poiesis intensive, che coniuga creatività e tecnologia con effetti rilevanti sui modi di produrre e sulla società.
Design e high-tech sono, già oggi, gli ingredienti di una emergente economia della bellezza. Una rivoluzione industriale (come tra i primi ha scritto «The Economist») che, nei paesi a capitalismo maturo, si lascia alle spalle tanto il taylorismo rappresentato dal film «Tempi moderni» di Chaplin, quanto le sirene di uno sviluppo prevalentemente “immateriale”. Avanza la manifattura tailor made, la produzione di oggetti creati su misura, il cui valore aggiunto è la dimensione esperienziale. Un artigianato declinato al futuro, con rinnovate esigenze tecnologiche e finanziarie (crowdfunding), capace di affermare la propria reputazione tra i giovani e di accedere ai canali distributivi utilizzando i social networks. Durante il Simposio ne discuteranno artigiani, imprenditori, designer del XXI secolo che sviluppano manualità e tecnologia. Oggi la scocca di un’auto da corsa, che prima veniva fatta in tremila ore di lavoro da meccanici e saldatori, è prodotta in quattro ore sagomando ad arte la fibra di carbonio; milioni di creativi sviluppano idee con le stampanti 3D, che escono dalla dimensione di nicchia e divengono fatto produttivo, come moderne macchine a vapore: è la prima trasformazione strutturale – relativa ai modi di produrre cose – nell’epoca del Web e del glocal.
Oltre a Chris Anderson, animeranno il dibattito personalità di rilievo, come Dale Dougherty, editor e publisher di «MAKE», General Manager di Maker Media division of O’Reilly Media, Inc., insignito dal Presidente Barack Obama del titolo di “Champion of Change”; e Stefano Micelli, professore di Economia e Gestione delle Imprese presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, autore di Futuro Artigiano. Parteciperanno inoltre Giulio Ceppi, Total Tool; Luisa Collina, Politecnico Milano; Tom Igoe, Arduino; Giovanni Lanzone, The Renaissance Link; Rodrigo Rodriquez, Flos; Sigurdur Thorsteinsson, Design Group Italia.
L’introduzione del Simposio sarà affidata al presidente di Fondazione Bassetti, la cui mission è favorire il dialogo tra protagonisti dell’innovazione e istituzioni; nella consapevolezza che l’innovatore, oggi, può scrivere la storia, ma domanda una «nuova statualità» all’altezza della sfida. L’evoluzione del craftsman suggerisce di riformulare il rapporto tra modo di lavorare e modo di convivere (la polis). Ciò corrisponde a investire nell’economia della bellezza, con politiche e formazione all’altezza, per ripensare il vantaggio competitivo delle piccole e medie imprese italiane.
Sono temi su cui si focalizzano i due workshop in cui studenti, progettisti e aziende saranno protagonisti assoluti: “Design will own the Future. Beauty and tech, a new vision of design, a new way of education” (presso Singularity University) basato sullo studio di casi aziendali che creano “innovazione responsabile”, coniugando alta tecnologia e artigianalità; “From Made in Italy to Make in Italy”, in cui saranno proposte testimonianze di imprese italiane che utilizzano l’innovazione, la bellezza e il design per migliorare il loro posizionamento sul mercato ed essere più competitivi.
Oltre ai momenti dedicati al dibattito e al confronto tra professionisti, cultori e personalità, Making in Italy – Making in USA: “Artisanship, Technology and Design. Innovating with Beauty” propone al pubblico anche tre importanti installazioni, ideate da alcune tra le più importanti realtà del mondo del design, dell’artigianalità e dell’innovazione.
“The New Italian Design”, riproposta in versione aggiornata rispetto alla prima edizione del 2007, ideata da Triennale Design Museum di Milano offre una panoramica sul design italiano contemporaneo, un percorso di analisi, valorizzazione e promozione dei creativi italiani emergenti, che segnano un cambiamento del mondo del design dal XX al XXI secolo. In esposizione 288 progetti di 132 designer italiani, dedicati non solo al design di prodotto, ma anche al design food e all’interior design.
L’esposizione “The new Shape of Artisans’ Identities” è promossa, invece, da Confartigianato ed è dedicata interamente al nuovo ruolo dell’artigiano. Sei aziende declinano nel futuro l’eredità artigiana che rende le imprese italiane famose in tutto il mondo, reinterpretandola e innovandola secondo le logiche del XXI secolo, ossia utilizzando le nuove tecnologie per far vivere prodotti di alta qualità. Si tratta di mettere in luce una nuova identità artigiana, in grado di affrontare le sfide imposte dalla new economy, grazie all’unione di artigianalità, design e ben fatto italiano.
In occasione dell’apertura della mostra, interverranno Giorgio Merletti, Confartigianato; Giulio Ceppi, Total Tool; Yves Behar, Designer; Renato Mattioni, Camera di Commercio di Monza; Rodrigo Rodriquez, Flos; Alberto D’Ottavi, Blomming.
Infine, il Gruppo Poltrona Frau e Cappellini celebrano le loro icone all’interno dell’esposizione “Poltrona Frau: 100 years of Italian leathership. Cappellini’s Heroes: Explorers of Design between imagination and reality”: si tratta di pezzi in cui la forma ha raggiunto un livello di riconoscibilità collettiva tale da essere rappresentativa di un intero periodo o del modo di progettare tipico di un determinato autore, caratteristiche che rendono i prodotti capaci di attraversare il tempo, perché caratterizzati da un design a metà strada tra realtà e immaginazione.
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