Cosa significa per un’impresa fare innovazione responsabile? Quali sono i principi alla base di questo processo, quali i campi più sensibili e quali gli strumenti che un’impresa può utilizzare per mettere in pratica il suo impegno in questa direzione e per testimoniarlo ai portatori di interesse coinvolti?
Queste domande compongono il fil rouge della collana sulla responsabilità nell’innovazione, ideata e curata dal CISE (Centro per l’Innovazione e lo Sviluppo Economico), azienda speciale della Camera di Commercio di Forlì e Cesena, e che verrà completata entro il 2013.
Il primo volume, già compilato, verrà presentato in anteprima nazionale il 5 novembre 2012 presso la sede della Fondazione Giannino Bassetti. La scelta non è ovviamente casuale: il sodalizio tra la Fondazione Bassetti e il CISE affonda le radici nella visione comune sulla centralità che il tema dell’innovazione responsabile sta assumendo sempre di più negli ultimi anni all’interno dei vari settori della società.
Ne abbiamo parlato con Luca Valli, direttore del CISE.
Dottor Valli, cosa significa per il CISE un percorso di riflessione sull’innovazione responsabile insieme alla Fondazione Giannino Bassetti?
La Fondazione Bassetti rappresenta in Italia da anni un punto di riferimento nello studio e nella comprensione dei diversi aspetti dell’innovazione responsabile. Per questo, conoscendo le varie attività che la Fondazione ha portato avanti nel corso degli anni, abbiamo intrapreso un percorso comune, per ora ancora pionieristico in Italia, anche se a livello europeo le implicazioni etiche del momento innovativo sono di grande attualità. Molti gruppi di lavoro, per esempio in Francia o Olanda sono già in piedi e nella stessa Unione Europea sono partiti diversi progetti su queste tematiche.
Quello che ci proponiamo di fare insieme alla Fondazione Bassetti è quindi creare un movimento di idee sull’innovazione responsabile da proporre alle imprese.
Come nasce l’interesse del CISE per l’innovazione responsabile?
Il CISE nasce nel 1996 per sostenere lo sviluppo economico del territorio attraverso la leva dell’innovazione. Ma è dal 2000 che ai tre settori già esistenti, più rivolti a un contesto locale e regionale (servizi all’imprese per favorire l’innovazione, ICT e Ambiente), abbiamo affiancato un’area dedicata alla responsabilità sociale perché crediamo possa essere una leva competitiva soprattutto nell’epoca della globalizzazione.
L’area della responsabilità sociale ha un risvolto più globale: abbiamo infatti seguito la strada di accreditarci negli USA come ente di certificazione per il bilancio sociale SA8000, diventando uno tra i venti enti al mondo che possono certificare la rendicontazione sociale di un’impresa.
Da queste attività nasce l’esigenza di riflettere sull’innovazione responsabile che diventa quindi il crocevia tra le nostre attività di supporto all’innovazione e l’impegno nel campo della responsabilità sociale.
Cos’è allora l’innovazione responsabile per il CISE e nello specifico cosa fa un’impresa che immette innovazione responsabile?
Ormai il termine innovazione è un termine abusato, di cui molti parlano, ma che forse ancora pochi davvero mettono in pratica. Per noi nnovazione è un cambiamento di stato, qualcosa che nasce attraverso un processo e che prima non c’era. È in pratica il manifestarsi di qualcosa, che può essere un prodotto, un servizio o anche un modo di produrre, completamente nuovo.
Per il CISE un’impresa è responsabile nell’innovazione quando è capace di dare risposte ai bisogni dei portatori di interesse, ovvero di risolvere bisogni reali dei cittadini e della collettività in senso lato. E lo fa tenendo a riferimento in tutte le fasi (dalla progettazione fino allo smaltimento del prodotto) le aspettative e i bisogni di tutte le parti interessate. In una sola battuta potremmo dire che l’innovazione responsabile migliora la qualità della vita.
Perché l’idea della collana?
Sulla base della nostra riflessione sulla necessità di introdurre degli strumenti da proporre alle imprese per l’innovazione responsabile e forti della nostra esperienza come certificatori a livello globale con SA8000, abbiamo pensato fosse utile e importante creare un nuovo apparato metodologico, una nuova certificazione, chiamata UGO. UGO si può richiedere su base volontaria allo scopo di comunicare ai propri stakeholders il proprio impegno nell’innovazione fatta responsabilmente.
Per divulgare l’apparato metodologico ritenevamo fosse necessario creare e tracciare una rotta anche attraverso la diffusione delle riflessioni, che sono alla base dello strumento, in diversi volumi che raccontassero tutti gli aspetti. Quindi nel primo volume viene presentato il quadro concettuale o i principi sottostanti alla nostra idea di certificazione ideata e declinata nello strumento UGO.
Nel secondo volume vengono invece scandagliati i campi di applicazione dell’approccio. Ci sono infatti alcuni settori in cui l’impatto dell’innovazione è indiscutibilmente molto forte: per esempio, le nanotecnologie, le cellule staminali, gli OGM e in generale la filiera agro-alimentare, così come la sostenibilità all’interno delle città e dei grandi agglomerati urbani.
Infine nel terzo volume viene presentato l’apparato metodologico per fornire degli esempi pratici (sperimentazioni sul campo di cui siamo a conoscenza) e dei punti di riferimento a coloro che vogliono usare e mettere in pratica l’approccio certificativo UGO.
La collana poi si inserisce in un orizzonte più ampio, ovvero nel tentativo del CISE di creare una vera e propria rotta nella diffusione di un modello di sviluppo e innovazione sostenibile e responsabile, non solo fornendo strumenti alle imprese, ma ponendosi anche obiettivi di educazione e orientamento ai consumi e facendo cultura su questi temi.
Nello specifico, cosa possono trovare gli interessati nel primo volume?
La prima parte, la più ampia del volume, si apre con una riflessione epistemologica: Giuseppe Ardizzo approfondisce la teoria della conoscenza applicata al processo innovativo e definisce alcuni principi fondamentali per la nostra idea di innovazione responsabile.
Successivamente, il sociologo Simone Arnaldi si concentra sulla dinamica relazionale che dovrebbe intercorrere tra impresa e tutti i suoi stakeholders, nel senso più ampio. Quindi non solo chi usufruisce dell’innovazione, ma anche coloro che la “subiscono”.
In seguito, Elena Paciotti e Alessia Muratorio si soffermano sugli aspetti più prettamente giuridici nel panorama europeo nella governance dell’innovazione responsabile, evidenziando i diversi approcci, da quelli più prescrittivi (di “hard law”) a quelli più flessibili, di autoregolamentazione (di “soft law”).
Infine, il volume si chiude con un intervento del CISE a cura di Massimo Chiocca, che raccorda i legami tra i principi evidenziati negli altri interventi con il nostro standard UGO, chiudendo idealmente il cerchio degli aspetti teorici.
————
(photo: Rest In Pieces by South Carolina State Library from Flickr)