Il report (a cura di Andrea Lavazza)
Le neuroscienze tra spiegazione della vita e cura della mente. E’ stato questo il tema generale della quarta edizione del Convegno scientifico internazionale di Neuroetica, organizzato da Andrea Lavazza (video n.1, qui o in Vimeo), filosofo del Centro Universitario Internazionale di Arezzo, e Giuseppe Sartori e svoltosi all’Università di Padova dal 9 all’11 maggio 2012, con il sostegno, tra gli altri, della Fondazione Giannino Bassetti. Nell’aula Nievo del Palazzo del Bo, una cornice antica e nobile per la discussione di argomenti sulla frontiera più avanzata della ricerca, si sono confrontati oltre 25 autorevoli studiosi provando a incrociare ambiti e specializzazioni diversi, con il comune denominatore delle scienze del cervello e delle loro ricadute sociali, legali e politiche. La poster session dedicata ai giovani studiosi ha visto ottimi lavori empirici e teorici, che dimostrano la bontà delle nuove leve italiane nel campo interdisciplinare della neuroetica.
La prima giornata, aperta dal saluto del rettore dell’Università di Padova, Giuseppe Zaccaria (video n.3, qui o in Vimeo), è stata dedicata al tema del libero arbitrio, Free Will nella terminologia anglosassone, dato che l’intera sessione si è tenuta, novità per il Convegno, in lingua inglese. Mario De Caro (video n.1, qui o in Vimeo), docente all’Università Roma3 e uno dei massimi studiosi del tema in Italia, ha tenuto una relazione “introduttiva”, ma solo nel senso di mettere sul tavolo i problemi annosi e apparentemente insolubili che il “rompicapo libero arbitrio” pone agli studiosi. La libertà per come la intendiamo comunemente pare infatti configgere sia con la verità del determinismo sia con la sua assenza. Rompicapo che sembra resistere anche agli assalti delle neuroscienze, come ha argomentato De Caro, preparando il terreno agli interventi successivi.
Giuseppe Sartori (video n.2, qui o in Vimeo), ordinario di neuropsicologia all’Università di Padova, ha presentato il caso, affascinante e spettacolare, di una donna colpita dalla sindrome dalla mano aliena, una patologia transitoria che induce il comportamento “automatico” di un arto senza che la volontà cosciente del soggetto possa intervenire per controllarlo. Le cause cerebrali della mano aliena sono ancora oggetto di ricerca, ma sembra che possano fare propendere per la localizzazione di almeno una componente del libero arbitrio in una precisa zona del cervello.
Su questa linea si è mosso anche John-Dylan Haynes (video n.4, qui o in Vimeo), direttore del centro di ricerca con le neuorimmagini della Charité, centro interuniversitario di Medicina a Berlino, ormai una “star” delle ricerche empiriche sul libero arbitrio dopo che un suo lavoro del 2008 si è affiancato alle ricerche di B. Libet tra quelli più citati in materia. La tesi, avvalorata a suo dire dagli esperimenti, è che non esista un libero arbitrio come avvio cosciente dell’azione, ma soltanto un meccanismo cerebrale che comincia il processo motorio seguito dalla consapevolezza che arriva una frazione di secondo dopo.
Una posizione non condivisa pienamente da Alfred Mele (video n.5, qui o in Vimeo), filosofo della Florida State University, fra i massimi esperti mondiali di Free Will, che sostiene un compatibilismo peculiare, secondo il quale il concetto di libertà ha piena legittimità malgrado l’esistenza del determinismo, e anche del determinismo cerebrale, se esistesse. Possiamo in molte circostanze dirci liberi e sono esagerati i proclami che danno per morta la libertà. Anzi, certi volgarizzazione nei media possono indurre “cattivi” comportamenti sulla base di una idea avventata di determinismo.
Su questa linea si muove anche Adina Roskies (video n.6, qui o in Vimeo), poliedrica figura di neuroscienziata e filosofa, attiva al Dartmouth College, che ha mostrato come le scienze cognitive in genere, e non solo le neuroscienze più “dure”, pongano forti sfide all’idea di libertà come decisione consapevole tra corsi alternativi di azione. L’automatismo del comportamento e l’inconscio cognitivo sembrano all’opera per la gran parte della nostra esistenza, anche se Roskies ritiene che esistano spazi di libertà per gli esseri umani.
A chiudere la sessione, presieduta con competenza e autorevolezza da Michele Di Francesco, filosofo della mente e preside della facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, è stato Derk Pereboom (video n.7, qui o in Vimeo), filosofo dall’ampio orizzonte tematico della Cornell University. Egli, sulla base delle attuali conoscenze scientifiche, è orientato a una posizione scettica sulla libertà e dunque anche sulla responsabilità. Se non possiamo decidere liberamente che cosa fare, non è moralmente accettabile essere lodati o biasimati per ciò che abbiamo compiuto. Ciò però non significa che il sistema penale debba essere completamente smantellato e i criminali non sanzionati. Se cade l’idea classica di punizione, può restare come soluzione un’analogia con la quarantena per i malati portatori di patologie infettive. Per evitare il contagio è lecito isolarli, così, per proteggere la società, è lecito mettere i criminali in condizione di non nuocere agli altri.
(Il report continua in un’altra pagina – seconda e terza giornata)
Indice dei video della prima giornata:
1. Andrea Lavazza e Mario De Caro
2. Giuseppe Sartori
3. Giuseppe Zaccaria e Patrizia Bisiacchi
4. John-Dylan Haynes
5. Alfred Mele
6. Adina Roskies
7. Derk Pereboom
L’intero album può essere anche visibile all’interno dell’account della Fondazione Bassetti in Vimeo
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(foto: Neuroscience Notebook di labguest da Flickr)