Report sulla presentazione a Milano del volume “Rockefeller d’Italia. Gerolamo Gaslini imprenditore e filantropo”
(immagini dell’evento in fondo alla pagina)
Lo scorso 2 febbraio 2002, presso la Sala Napoleonica di Palazzo Greppi, all’Università degli studi di Milano, è stato presentato il volume di Paride Rugafiori, Rockefeller d’Italia. Gerolamo Gaslini imprenditore e filantropo, uscito per Donzelli nel 2009.
Il libro presenta la biografia di un uomo, Gerolamo Gaslini, oggi assai più noto per il lascito che portò alla fondazione dell’omonimo ospedale pediatrico, più che per la sua vicenda imprenditoriale, che pure fu indiscutibilmente di successo. Ma non si tratta di una biografia in senso stretto: l’uomo in questione ha lasciato ben poco di sé, almeno di scritto. Da un lato viene ricostruito dunque il percorso per cui Gaslini, a seguito della morte della figlia – avvenuta nel 1917 per una peritonite non diagnosticata, quando la bambina aveva solo 11 anni – matura il proposito della donazione che nel 1938 porterà all’inaugurazione a Genova dell’ospedale a lei dedicato: un centro non solo per la cura e per l’assistenza, ma anche per la ricerca avanzata. Dall’altro viene ripercorsa invece la progressiva costruzione delle fortune di un intero gruppo di imprese, alimentari, chimiche, agricole immobiliari e bancarie, che fanno di Gaslini uno dei più rilevanti imprenditori italiani tra gli anni trenta e gli anni sessanta, vicenda delineata anche nei tratti, nelle ambiguità e nei compromessi della generazione imprenditoriale che attraversa il passaggio dal Fascismo alla Repubblica. Vicino a Mussolini prima, a De Gasperi e al Vaticano poi, amico del cardinale Siri, Gaslini nel 1949 compie un altro passo socialmente importante quando costituisce la Fondazione Gerolamo Gaslini, un ente di diritto pubblico a cui dona l’intero patrimonio, pur lasciando una moglie e un’altra figlia. L’ente viene organizzato nella struttura, del tutto innovativa, di una holding: la Fondazione infatti utilizza il profitto derivante dalle imprese del gruppo al fine di sostenere l’attività no-profit dell’Istituto Giannina Gaslini a tutela della salute infantile. Entrambe sopravvivono così al Gaslini che muore nel 1964.
L’autore, docente di storia contemporanea all’Università di Torino, nelle conclusione definisce questo lavoro di ricerca un caso complesso, ma anche fortunato dal punto di vista dell’archivio di riferimento, perché tale archivio che ha conservato fonti difficilmente raggiungibili agli storici (non solo d’impresa); per esempio la documentazione contabile che ha permesso di ricostruire la reale portata del giro d’affari aziendale e anche la pratica di sistematica evasione fiscale tra 1927 e il 1942 misurata dalla distanza tra gli utili dichiarati e gli utili effettivi; oltre che una serie di rapporti “privilegiati” che di scambi di favori contro denaro che avvengono tra Gaslini e il regime. Questa scoperta non programmata, definita da Rugafiori “un dato imprevisto, anomalo e forse strategico”, spiega almeno in parte l’ulteriore vicenda che inizia con la committenza della ricerca biografica da parte della Fondazione Gaslini e finisce con la scelta dell’autore e dell’editore di pubblicare la ricerca senza il consenso della Fondazione stessa, con lo strascico anche giudiziario che ne è derivato.
La presentazione milanese del volume è stata per questo preceduta, oltre che dalla presentazione in altre città, anche dall’attenzione di parte della stampa italiana, particolarmente interessata questo côté quasi “giallo”. I relatori e i commentatori in questa circostanza (e che sono stati, nell’ordine in cui hanno preso la parola: Piero Bassetti presidente della Fondazione Giannino Bassetti, Mauro Magatti preside della Facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica, Guido Formigoni docente di Storia contemporanea presso lo Iulm, Massimo Mucchetti vicedirettore del Corriere della Sera, Grado Giovanni Merlo direttore del Dipartimento di scienze della storia e della documentazione storica dell’Università degli studi di Milano) hanno tuttavia puntato su altro.
La discussione si è complessivamente concentrata sul rapporto tra dono e profitto nell’attività imprenditoriale e sulla conciliabilità tra la pratica dell’evasione fiscale e quella del giving caritatevole. Piero Bassetti in particolare ha ricordato come la fondazione che presiede abbia a sua volta voluto farsi committente di uno studio biografico per indagare il nesso tra gli obiettivi statutari della fondazione stessa e la vicenda dell’uomo di cui porta il nome; ha soprattutto commentato positivamente il volume su Gaslini, pur restando scettico sul fatto che, in questo caso, possa essere davvero chiamata causa la prospettiva del “dono”, e insistendo sul fatto che Gaslini sembra cercare, nell’iniziativa dell’ospedale e della fondazione, piuttosto un ulteriore agone imprenditoriale dove misurare la propria capacità di efficiente coordinatore di risorse e di innovatore. Mauro Magatti ha ripreso dal libro alcuni spunti weberiani attraverso i quali leggere la figura del capitalista e le sue crisi: calata pienamente nel contesto italiano, la vicenda di Gaslini mostra a sua parere ancora una volta come il profitto, per quanto il processo di razionalizzazione di una società si dispieghi, sia “un senso che non si sostiene da solo”; secondariamente ne ha richiamato l’esemplarità nella relazione tra sistema economico e sistema politico di un paese cattolico come l’Italia e nella caratteristica del primo a cercare sempre un rapporto diretto con chi detiene il potere (tanto politico quanto ecclesiastico), tra sospetto e ricerca di legittimazione (anche nell’ “approccio creativo” rispetto alla fiscalità). Guido Formigoni ha apprezzato il contributo alla conoscenza di una figura prima sostanzialmente ignota ma non certo irrilevante nella storia del paese, della quale ha sottolineato tre aspetti che offrono spunto per una riflessione più generale: quello di un cristianesimo non particolarmente ecclesiastico (anche nell’ambivalente rapporto con il cardinale Siri), in cui non appaiono legami con particolari compagnie religiose e che rimane esterno pure all’ambito del cattolicesimo liberale e del cattolicesimo democratico; da ciò emergerebbe quindi un cattolicesimo dalla caratteristica nettamente individualista, sostanzialmente insoddisfatto dell’efficienza del ‘pubblico’, e con peculiari tratti ambrosiano-brianzoli (Gaslini nasce a Monza anche se vivrà a Genova), dedito a una causa rispetto alla quale impiega la forza della propria volontà, incarnandone una declinazione di semipelagianesimo. Quest’ultimo tema è stato ripreso da Grado Merlo che ha sintetizzato il personaggio di Gaslini, sottolineando ulteriormente anche la sostanziale distanza da lui mantenuta rispetto alla società economica e civile di Genova. Massimo Mucchetti ha infine chiuso la presentazione ritornando a ragionare sul confine (contrapposizione e completamento) tra dono e attività imprenditoriale; Mucchetti ha infatti richiamato in più esempi come gli industriali italiani della prima parte del secolo avessero interpretato spesso un modello paternalistico o ciò che oggi sarebbe chiamato “responsabilità sociale dell’impresa”; rammaricandosi che l’uscita del volume abbia avuto un esito polemico poco comprensibile, ha infine concluso che il saggio porta a formulare domande sul confine tra dono e semplice esercizio del potere e soprattutto sul rapporto tra dono e liberalità dell’imprenditore da un lato e diritto dall’altro, dove vengano compresi tanto l’osservanza delle leggi e del dovere fiscale quanto la misura dell’inclusione o dell’esclusione degli attori sociali dai diritti di cittadinanza.