L’atomismo di Democrito e Lucrezio ci insegna che le cose, animate e inanimate del mondo, nascono dall’incontro causale degli atomi nel loro movimento vorticoso e caotico.
La moderna tecnoscienza, come si è visto per la biogenetica, ha ritenuto che l’invisibile non sia un limite insuperabile, e che i processi naturali del molto piccolo possano essere corretti e modificati.
Davide Lovisolo, nella recensione apparsa su l’Indice dei libri del mese di Giugno “Com’è piccolo il mondo” al recente libro di Gianfranco Pacchioni (“Quanto è piccolo il mondo. Sorprese e speranze dalle nanotecnologie“, Zanichelli, Bologna 2008), parte dalla constatazione che:
«Le capacità di osservazione e di manipolazione si sono spinte a livello dell’atomo e delle piccole molecole, aggregati di pochi (cento? diecimila?) atomi. E’ nato il regno delle
nanoscienze, o, se si considera principalmente l’aspetto applicativo, delle nanotecnologie. Cosa sono? Nell’accezione condivisa, si tratta di quelle tecniche che consentono di caratterizzare e modificare la struttura della materia a una scala mille volte più piccola di quanto possiamo osservare con gli strumenti ottici tradizionali, il miliardesimo di metro, per l’appunto il nanometro.»
La recensione di Lovisolo è particolarmente esauriente per quanto riguarda l’evoluzione e le prospettive delle nanotecnologie; prospettive che vanno dalle applicazioni in campo medico a quelle riguardanti le scienze dei materiali.
Importante è la sottolineatura sui possibili rischi delle nuove tecnologie.
«Ma come tutte le sfide, sarebbe cieco (anche se la cecità è molto diffusa) non chiedersi quali siano i rischi e le possibili ricadute non calcolate di questo rapido irrompere di nuove tecnologie nella nostra vita: in uno degli ultimi capitoli Pacchioni affronta con attenzione questo aspetto, legato al fatto che nanoparticelle di vario tipo sono già oggi presenti in molti oggetti di uso quotidiano, dalle creme solari a parti meccaniche delle auto, e quando rilasciate nell’ambiente o a contatto con gli esseri viventi, possono, proprio perché della stessa scala dei componenti cellulari, portare a interazioni e riposte biologiche non prevedibili sulla base di quanto sappiamo delle stesse sostanze strutturate su una scala maggiore. E l’autore, se non condivide gli allarmi ingiustificati, ribadisce la necessità di studiare e di capire, per non farci sfuggire di mano i nuovi strumenti che stiamo creando.»
Tanto più che nell’estremamente piccolo la scienza deve ancora confrontarsi con i paradossi della meccanica quantistica.
Questo sito web utilizza i cookie per consentirci di fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie vengono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.
This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.