Vi sono termini come “innovazione”, “globalizzazione” che per il fatto di essere inseriti in contesti riguardanti concetti come riscaldamento globale, inquinamento atmosferico, al di là del loro significato semantico sembrano indicare, se non le concause, almeno alcune corresponsabilità delle difficoltà della modernità.
In occasione del primo Festival dell’Ambiente, che ha avuto luogo a Milano dal 5 all’11 giugno, sul Corriere della Sera del 4 giugno è uscita una intervista di Fabio Cutri al filosofo Salvatore Veca: Il filosofo Veca: ‘E’ l’ora che gli ideali si incontrino con l’etica della responsabilità’.
La tesi di Veca è che l’ecologia, che data dagli anni ’70, è stato il primo pensiero globale.
In assenza, però, di una progettualità politica, è caduta nella trappola dell’ambientalismo dei “senza se e senza ma” e nel localismo indifferente ai problemi e alle soluzioni globali.
Di qui il richiamo all’etica della responsabilità, intesa come atteggiamento pragmatico attento
alle soluzioni del possibile, ma anche verso le generazioni future e i coinquilini del pianeta.
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