Due settimane prima del seminario di Sheila Jasanoff promosso da Fondazione Giannino Bassetti (Sheila Jasanoff in FGB, sul supplemento settimanale de Il Sole 24 Ore dedicato a scienza, tecnologia e innovazione, Nòva24, è apparso un commento di Gilberto Corbellini dal titolo Più libertà alle biotecnologie.
Il commento di Corbellini sembra cogliere solo parzialmente la complessità della riflessione della Jasanoff sulla policy delle scienze della vita.
Per un certo verso, il giudizio di Corbellini è stato condizionato dal pregiudizio ideologico verso l’appartenenza della Jasanoff alla linea di pensiero degli STS.
‘Negli ultimi due decenni, nel mondo anglosassone e nordeuropeo ma anche in Francia, si è diffuso un genere di riflessione sociologica ispirato da un’idea, dichiaratamente anti-illuminista e anti-positivista della scienza e della tecnologia, che si caratterizza epistemologicamente come costruttivista e si identifica nei cosiddetti Science and Technology Studies (Sts). I sociologi e filosofi della scienza costruttivisti mettono in discussione la pretesa della scienza e della tecnologia di utilizzare procedure di studio e controllo dei processi naturali più oggettive e affidabili, grazie a metodi meglio validati e in grado di funzionare tanto più efficacemente quanto più sono tenuti separati e indipendenti da condizionamenti economici, politici e culturali.’
Se, come afferma Corbellini: ‘le scienze biomediche prospettano applicazioni che interferiscono in modo più profondo con le tradizioni culturali locali, si verifica una sempre più marcata eterogeneità delle strategie nazionali nel governo politico della scienza e della tecnologia, come conseguenza dei condizionamenti storico-culturali che influenzano le identità nazionali’, l’analisi della governance delle applicazioni delle scienze della vita, non necessariamente si pone in contraddizione con l’oggettività della scienza.
Poiché l’analisi della Jasanoff riguarda Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania, Corbellini, citando la prefatrice Tallachini si chiede come: ‘proiettare sul quadro italiano le considerazioni che l’autrice svolge nelle sue analisi dell’evoluzione delle politiche delle biotecnologie negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Germania e a livello delle normative prodotte dalla Unione europea’.
E implicitamente risponde: ‘rimane il fatto che il caso italiano, dal punto di vista della sociologia della scienza, spicca non tanto per un’influenza o un’azione condizionanti della scienza nella costruzione delle norme sociali e delle dinamiche del politico, bensì per il suo esatto opposto.’
Questo sito web utilizza i cookie per consentirci di fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie vengono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.
This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.