Pubblichiamo la seconda parte del testo dell’incontro con il Segretario generale alla Giunta della Regione Lombardia, Nicolamaria Sanese, avvenuto il 26 febbraio 2008 presso il Dipartimento Studi Sociali e Politici dell’Università degli Studi di Milano, nell’ambito del Laboratorio sull’Innovazione Responsabile nella Pubblica Amministrazione.
(Per leggere la prima parte clicca qui.)
In questa seconda parte parte:
Alberto Balboni
Elisa Rebessi
Nicola Pasini
Alessia Damonte
Remo Arduini
Nicolamaria Sanese
Giuseppe Adamoli
Piero Bassetti
Gloria Regonini
Nicolamaria Sanese
Invitiamo i lettori a partecipare al Call for Comments che completa l’iniziativa del Laboratorio, inviando il proprio contributo (clicca qui).
Alberto Balboni
Consulente per la Pubblica Amministrazione
Io sono particolarmente interessato ai temi dell’innovazione e a quello che l’innovazione comporta. Mi ha avvinto la concretezza di questa narrazione dell’impegno della Regione nel portare avanti un cambiamento innovativo. Già durante l’incontro che era avvenuto poco prima dell’estate con il ministro Stanca era emerso ciò che in maniera saliente è emerso oggi grazie a casi molto concreti. Tra gli elementi dell’innovazione, l’ultimo elemento emerso è la necessità di continuità, una continuità che possa andare anche al di là di un cambio di politica di maggioranza o di un cambiamento di governo. Un altro elemento è quello della necessità di intervenire su elementi normativi e soprattutto su un cambiamento di mentalità. Lei ha sottolineato molte volte il passaggio da una mentalità burocratica ad una mentalità manageriale. Quello che non ho percepito, che forse è stato un elemento non sufficientemente sottolineato, è un terzo vertice – perché mi sembra che il tutto si sia giocato su questa polarità politica/dirigenza per governare il cambiamento – che è rappresentato dal coinvolgimento della cosiddetta società civile, dei cittadini. Io sono stato recentemente ad altri convegni, come quello organizzato dalla FGB sul governo della scienza nel quale è emerso chiaramente che è in atto, ed è necessario, un passaggio dal paradigma nel quale l’innovazione è governata dalle istituzioni (europee o territorialmente più circoscritte) a un coinvolgimento di questa terza polarità. In caso contrario si percepiscono dei rischi di dissociazione e nascita di alcune diffidenze, delle incomprensioni nei confronti dell’innovazione e questo non tanto per l’incapacità del cittadino di cogliere le innovazioni scientifiche, quanto per non essere sufficientemente partecipe o informato su questi aspetti. Le chiedo quindi come la Regione Lombradia tiene conto di questa terza polarità costituita dai cittadini e in che forma, dato che oggi gli strumenti tecnologici ci permettono di amplificare questa interazione triangolare.
Elisa Rebessi
Laurea specilistica in Amministrazione e Politiche pubbliche, UNIMI
La mia domanda si riferisce all’ultima parte del suo intervento, quando ha parlato della convergenza rispetto agli obiettivi rispettando le responsabilità reciproche. Mi chiedevo, però, un po’ provocatoriamente forse, se questa ottima condizione si verifichi in virtù delle riforme che sono state fatte oppure quanto conti la continuità politica di cui ha parlato lei e quanto è importante che i manager siano in sintonia con il politico. Mi chiedo se questo rapporto non sia un po’ più problematico…
Nicola Pasini
Dipartimento di studi Sociali e Politici, UNIMI
Mi pongo anch’io, come la studentessa, alcune domande sul rapporto di tensione tra politica e pubblica amministrazione, anche alla luce di quello che è successo non solo in Lombardia, ma un po’ in tutte le regioni italiane. Dal 1995 c’è un’elezione quasi diretta del Presidente, poi con il 2000 un’elezione diretta che porta una sorta di verticalizzazione. Seguendo anche le riforme degli apparati amministrativi in tutte le regioni, anche a fronte del decreto 29/93 mi sembra di capire che abbiamo avuto una sorta di verticalizzazione della dirigenza, tanto che lei stesso ha parlato di diminuzione dei dirigenti e dei funzionari sia in seno alla Giunta sia in seno al Consiglio da parte degli apparati amministrativi serventi. Volevo chiederle, quindi, qual è il vostro punto di vista sullo spoil system e che cosa ne pensa lei, dato che il concetto di spoil system in questo Paese viene fortemente bistrattato. Io ritengo che sullo spoil system si debba valutare caso per caso, policy per policy, e non si può essere assolutamente o a favore o contro in maniera ideologica.
Alessia Damonte
Dipartimento di studi Sociali e Politici, UNIMI
Un tema che mi ha colpito molto è l’efficienza. Molto si è puntato e molto potere è stato attribuito, forse eccessivo, al raggiungimento di obiettivi di efficienza. Il valore che per me rimane problematico è quello dell’efficacia degli interventi, forse precedente all’efficienza soprattutto nel momento in cui questa efficacia non dipende da qualcosa che è sotto il controllo diretto di Regione Lombardia, ma dipende dal comportamento di Province, Comuni, provider privati quando si tratta di costruzione di mercati – cosa che Regione Lombardia mi risulta abbia cercato di fare in settori delicati come quello sanitario o nell’erogazione di servizi. Mi domando se e in che misura venga affrontato questo tema, tenuto in conto questo valore.
Remo Arduini
Dipartimento di Economia e Politica Aziendale, UNIMI
Volevo riallacciarmi a un interessante riflessione fatta dal relatore e mi riferisco a uno dei punti che ha illustrato sul passaggio da burocrate a manager riferito, ad esempio, al settore sanitario. In base all’esperienza fin qui seguita dopo i decreti legislativi 502 e 517, in Lombardia fare i manager è un premio, ma anche una sanzione: ci sono stati dei casi di sanzioni non motivate da ragioni politiche. Alla luce dell’esperienza fatta ci sono stati casi di inefficienza che poi sono stati sanzionati e in che modo?
Gli strumenti di coinvolgimento del cittadino:
Mi è stato chiesto in che modo e con quali strumenti i cittadini (intesi come sindaci, presidenti delle amministrazioni provinciali, imprese, associazioni, fondazioni, etc) sono stati coinvolti nel realizzare l’azione di governo.
Questa è stata una preoccupazione molto sentita soprattutto dal livello politico e quindi dal Presidente, dagli Assessori e dai Consiglieri regionali. In questa direzione la Giunta ha fatto una scelta molto importante, che ha trasferito anche all’interno dell’amministrazione: ha scelto di privilegiare la posizione positiva della fiducia.
Il Presidente Formigoni dice che in qualunque situazione, noi dobbiamo partire dal patto siglato con i cittadini. Ed evidentemente questo atteggiamento paga se da un sondaggio indipendente de Il Sole 24 Ore che misura ogni anno il tipo di consenso del Presidente della regione, Formigoni incrementa costantemente la sua percentuale di consenso. L’ultimo è del 62%, il più alto in Italia.
Il Presidente tiene moltissimo al rapporto fiduciario con i cittadini, spingendoci a coinvolgerli anche nelle questioni più banali. Noi abbiamo tradotto questa sollecitazione nel partenariato, pre-condizione di qualsiasi decisione e di ogni atto di Giunta e strumento che prevede non solo il coinvolgimento nel merito, ma anche la compartecipazione delle risorse.
Questa è una regola che vale stabilmente con l’Unione Europea: qualunque progetto, qualunque partecipazione in cui ci sia un finanziamento dell’UE, necessita di una compartecipazione nostra; noi, a nostra volta, chiediamo una compartecipazione del soggetto beneficiario.
La scelta che sta alla base di questo metodo di lavoro è una scelta politica forte del Presidente Formigoni e che prende il nome di sussidiarietà, principio secondo il quale la Regione, in quanto Ente di Governo, non deve fare direttamente, ma creare le condizioni perché i cittadini, le famiglie, le istituzioni più vicino al territorio, le associazioni…. possano fare.
Un esempio: in Lombardia avevamo gli ISU- Istituti per il diritto allo Studio Universitario, gestiti direttamente dalla Regione; noi li abbiamo sciolti e le competenze le abbiamo trasferite alle università, a cui abbiamo anche trasferito le risorse e indicato come devono essere utilizzate.
Sempre secondo questa logica, poche settimane fa abbiamo introdotto, anche per gli universitari, la dote. Si tratta di una rivoluzione; con la dote, infatti, lo studente riceve prima dell’inizio dell’anno scolastico un contributo che sostiene il diritto allo studio, l’affiancamento perché c’è un disagio, l’acquisto di libri di testo, le spese di trasporto o d’affitto.
Vorremmo fare molto di più, ma stiamo aspettando l’attuazione dell’art. 119 della Costituzione, che prevede l’autonomia impositiva; condizione che ci permetterebbe molta più autonomia nelle scelte. E’, infatti, chiaro che per un ente di governo che oggi vive esclusivamente di trasferimenti (ogni anno tagliati al ribasso) è difficile fare governo. E lo è ancora di più se si considera che tali trasferimenti sono vincolati, per cui non si può fare lo spostamento da una voce all’altra (dalla sanità alle politiche educative o culturali, per esempio).
Gli strumenti per il coinvolgimento dei cittadini sono moltissimi.
In primo luogo l’informatica. In questa direzione, stiamo, per esempio, completamente rifacendo il nostro portale, per renderlo più efficiente e consentirci di arrivare a tutti.
Ci siamo inoltre messi a disposizione dei Comuni, soprattutto quelli piccoli, e delle Province, come ci ha anche richiesto la Corte dei Conti. E proprio questa mattina abbiamo inviato un testo a tutti i sindaci, i segretari comunali, i segretari provinciali ribadendo tutta la nostra disponibilità a dare assistenza giuridico-amministrativa. Quando un Comune si trova in difficoltà, non sa come fare un atto, come si interpreta una legge, noi siamo pronti ad intervenire in suo aiuto. Questa è la logica del partenariato sia verso il privato sia verso il pubblico.
Oltre a questo, abbiamo fatto un atto formale che si chiama “Patto per lo Sviluppo” che noi convochiamo ogni qual volta c’è qualche decisione che riguarda il sistema produttivo o il sistema sociale. Non possiamo assumere un atto se non ha acquisito il consenso del “Patto”.
Abbiamo, infine, istituito lo sportello unico per le imprese, con difficoltà non marginali, ma con buoni risultati. E gli esempi potrebbero essere ancora molti.
Lo spoil system e la sintonia tra dirigenza e politica:
La seconda questione sollevata, quella della convergenza, è molto interessante e si collega con la domanda sullo spoil system.
Lo spoil system è, infatti, un aspetto della sintonia tra dirigenza e politica. Un aspetto che in Lombardia abbiamo però molto ridotto.
L’attuale Statuto regionale prevede, infatti, che ci siano al massimo 16 assessori e un Presidente; la legge attuativa prevede una direzione generale per ogni assessorato (quindi al massimo 16) e la presidenza articolata in direzioni centrali, attualmente 4.
Ogni Assessorato ha un direttore responsabile, legato al vertice politico da un rapporto fiduciario. In questo momento ci sono 20 Direttori: 15 per gli assessorati; 4 nelle Direzioni Centrali della Presidenza, e il Segretario generale. Questo significa che lo spoil system su 250 dirigenti, si applica solo a 20: questo è quanto dice la Legge Regionale 16/96.
A livello nazionale la situazione è diversa. Il Parlamento ha fatto varie leggi, con un uso ampio dello “spoil system”. Quelli che andranno ora al governo sostituiranno molti dirigenti, causando un grande danno perché la continuità e l’affiatamento devono essere costruiti non tanto sull’aspetto culturale che poi diventa politico, quanto sul programma.
Così succede in Lombardia. Nella nostra Regione, ad inizio legislatura il Presidente eletto consegna il suo programma, come stabilisce la legge del 1999.
Se eletto, quel programma deve essere realizzato nei cinque anni successivi. Secondo quanto previsto dalla nostra regione, quel programma va trasformato in un “Documento Politico Programmatico” (DPP) che viene portato all’attenzione del Consiglio regionale e poi trasformato, grazie ad un lavoro lungo, difficile, ma interessante, in “Programma regionale di sviluppo” (PRS), cioè in un programma di obiettivi da realizzare in cinque anni, secondo le indicazioni della Giunta. Il PRS viene poi votato dal Consiglio regionale, che lo integra e lo modifica. A questo punto interviene il livello dirigenziale.
Accanto a quel 5% di dirigenti esterni che abbiamo in Lombardia (la Legge ci consente di averne fino al 15%) ci sono gli altri dirigenti di ruolo. Sono convinto che bisogna valorizzare le risorse già presenti in amministrazione, anche con promozioni e avanzamenti interni per chi si impegna.
Lo spoil system va quindi usato con moderazione, perché anche chi non è schierato politicamente con chi è al governo, se ha un posto di comando deve comunque lavorare per realizzare il programma che il politico ha definito. Questo rientra nelle sue responsabilità di dirigente pubblico; così come motivare quei dirigenti rientra nel ruolo dei dirigenti apicali. E’ poi anche vero che nei posti più delicati ci vuole una condivisione degli obiettivi. Ma la legge ce ne da ampiamente modo.
Efficacia e efficienza degli interventi:
Il problema sollevato dalla dottoressa Damonte circa l’efficacia e l’efficienza degli interventi pubblici è delicatissimo.
Noi abbiamo entrambe questi problemi. Spesso, infatti, diamo risposte che non vanno bene. E una risposta non efficiente compromette anche l’efficacia degli interventi.
Cercare di raggiungere l’efficienza è stata una fatica incredibile. Ci siamo dovuti inventare un sistema particolarissimo, molto interessante e senza eguali in Italia e all’estero, anche se, come tutti i sistemi, con alcuni punti di debolezza.
Per incrementare l’efficienza del nostro intervento, abbiamo introdotto due regole molto semplici: da un lato gli OGR (“obiettivi di governo regionale”), che nascono dallo spezzettamento del PRS in tanti micro-obiettivi che concorrono al raggiungimento degli obiettivi macro del Programma. Dall’altro, il collegamento annuale degli OGR alla retribuzione di tutti: il raggiungimento degli obiettivi incide per il 20% sulla retribuzione di un dirigente; per il 9% su quella dei quadri e un po’ meno per i funzionari.
Questo meccanismo permette di incrementare il livello di efficienza; di riconoscere il merito di tutti coloro che si impegnano molto e che raggiungono più degli obiettivi a loro assegnati; e nel contempo consente di penalizzare, riducendo in parte la retribuzione, chi si impegna poco.
L’efficacia è una questione che riguarda in principal modo la politica. Se infatti gli interventi realizzati non hanno un impatto significativo e positivo sul territorio e sui cittadini, è chi ha una responsabilità politica che perde voti; e nel contempo è chi ha un rapporto fiduciario con il livello politico – cioè i 20 Direttori Generali e Centrali- che con lo spoil system “torna a casa”. In questo senso il partenariato ha un ruolo fondamentale: ogni politica, prima di essere messa in atto, deve essere verificata con i soggetti interessati; questo permette di avere un controllo maggiore sull’efficacia degli interventi e sulla loro rispondenza alle esigenze dei cittadini.
L’efficacia è, in seconda battuta, una questione che interessa anche l’amministrazione. Per questo abbiamo introdotto la terzietà nella valutazione dei risultati. In questa direzione, un organismo composto da tre esterni, docenti universitari scelti dalla Giunta, verificano, da un lato, se è stato raggiunto l’obiettivo, dall’altro, il suo livello di efficacia.
Nella terzietà si vorrebbe aggiungere anche il parere del cittadino. All’estero l’hanno fatto, ma da noi sembra difficile.
Noi l’abbiamo, per esempio, introdotto per i premi “Rosa Camuna” e “Lombardia per il Lavoro”, attraverso la votazione on line del candidato preferito. Questo ha però creato delle distorsioni e non ha restituito il livello di efficacia che stavamo cercando.
Il problema dell’efficacia ricade quindi sulla politica, ma si riverbera anche sul livello dirigenziale. Non è possibile licenziare, come avviene nel privato. Ma alcune volte ci siamo trovati a dover cambiare il direttore e a spostare i dirigenti perché il politico (l’Assessore, il Presidente) ha dato un giudizio non positivo sull’efficacia di certe politiche.
Sanzionare l’inefficienza:
Rispetto all’ultima questione sollevata dal prof. Arduini, circa le modalità sanzionatorie dell’inefficienza, posso confermare che un manager in sanità, un direttore di ASL, è stato licenziato perché non aveva raggiunto i risultati e l’efficacia che il ruolo prevedeva. Lui ha fatto ricorso al TAR e al Consiglio di Stato, ma è stato confermato il provvedimento dell’Amministrazione. La politica è ancora timida in questo campo, nonostante oggi la Pubblica Amministrazione abbia strumenti per procedere. Ci vorrebbe più coraggio, perché questo aiuterebbe il sistema a migliorare.
Giuseppe Adamoli
Presidente della Commissione Statuto della Regione Lombardia
Sono Presidente della Commissione Statuto ma espressione dell’opposizione, sia pure di quella moderata e costruttiva, credo. Lei diceva prima che Giunta e Consiglio non dialogano e io sorridevo. Sono in Regione dal 2000, lo ero stato anche prima, a partire dall’80 per più di un decennio, come assessore, presidente del gruppo della DC, quando questo partito era alla guida della Lombardia, vicepresidente del Consiglio regionale. Sono tornato nel 2000, siamo nel 2008 ed è la prima volta che incontro personalmente il dott. Sanese. Sono venuto volentieri proprio per sentire dal Segretario Generale, apprezzato da tutti, maggioranza e opposizione, parlare della macchina regionale. Molte cose che ha detto le condivido, ma non faccio apprezzamenti politici perché questa non è la sede idonea.
La Giunta e il Consiglio non dialogano a livello di strutture – ha detto Sanese – ma c’è un’altra questione che voglio sottolineare preliminarmente: non sono su un piano di parità istituzionale. Il Presidente e la sua Giunta sono fortissimi, il Consiglio regionale si è indebolito e c’è una sola parola che indica il suo stato di salute oggi: crisi. Crisi profonda dalla quale però si può uscire e sbagliano i miei colleghi quando dicono che tutto ciò è dovuto alla volontà prevaricatrice del Presidente e degli organi di governo. E’ colpa innanzitutto di una legge costituzionale, la 1/99, la quale stabilisce che quando il Presidente si dimette per qualsiasi motivo il Consiglio regionale viene sciolto, il che non succede in nessuna democrazia del mondo ma, salvo che per questo, la responsabilità è dello stesso Consiglio regionale.
Questa è una delle ragioni per la quale stiamo lavorando allo Statuto: per cambiare sostanzialmente lo stato dei rapporti fra gli organi della Regione. Questa è un’innovazione importante, perché senza di essa la democrazia regionale si indebolisce. E’ significativo che il dott. Sanese nella sua bella relazione non abbia parlato di questo tema delle regole, si tratta di una questione importantissima che l’esecutivo spesso sottovaluta.
Il dott. Sanese ha esaltato la separazione tra politica e dirigenza: io sono convinto che il decreto da lui citato sia stato fondamentale e abbia fatto fare un passo avanti notevole sull’efficienza – non so sull’efficacia – dell’azione regionale. Però spesso vediamo che questa separazione, mentre per certi versi sottolinea l’autonomia del dirigente, per altri versi determina non tanto un rapporto di fiducia, quanto di totale fedeltà fra il responsabile politico e il direttore generale o il dirigente. Questo è un problema. O no? E mi domando come si possa fare a rendere il rapporto tra la politica e il dirigente, fiduciario sì, ma non di tale fedeltà assoluta.
Seconda questione: la centralità e la polarità del cittadino di cui si è parlato. E’ il terzo pilastro che mancherebbe dentro il disegno regionale che pure ha pregi. Devo fare una premessa al riguardo, quando parlo di queste cose in Lombardia e fuori dalla Lombardia, non mi scaglio contro il “modello lombardo” e dico che da noi obiettivamente l’ente funziona meglio che altrove. Per esempio ho dei dati impressionanti sulla differenza di efficienza fra la macchina amministrativa della Regione Lombardia e della Regione Lazio: parlo di questa Regione perché mi consente di fare una considerazione bipartisan. Il Lazio è stato diretto fino a poco tempo fa da Storace e oggi è guidato da un esponente di centro sinistra. Ebbene, le disparità sui dati quantitativi e di produttività del personale, degli staff, dei dirigenti, sono elevatissime. Però la terza polarità, obiettivamente, manca anche in Lombardia. Io credo che questo sia un problema di regole, oltre che di politica.
Nello Statuto che stiamo elaborando, e che spero la settimana prossima sarà approvato, c’è un indirizzo verso la partecipazione al procedimento legislativo e amministrativo da parte dei cittadini, delle associazioni, delle autonomie sociali che è più avanzato rispetto alle altre regioni. Tutto ciò per quanto riguarda le regole, però poi la politica deve fare la sua parte con determinazione. Soltanto così riusciremo a rettificare positivamente il modello Lombardia.
Io ho notato due cose che volevo trasferirti: una è che quella polarità trascura un altro soggetto che molto spesso non viene ricordato, i media. La partecipazione dei terzi, cioè della società civile, postula l’informazione, ma se io non so cosa succede nella sfera politica non posso partecipare. Secondo me questo è un tema importante che propongo soprattutto quando mi trovo in una sede universitaria. Io ritengo che senza una funzione informativa qualitativamente accettabile dei media la democrazia è in serissimo pericolo. Non si può guidare con il cristallo deformante o sporco, non si può governare se non si sa cosa succede nel paese, ma non si può giudicare il governo se non si sa cosa succede nell’efficacia, perché l’accountability è oggettiva, ma se l’opinione pubblica non è informata della realtà cui fa riferimento l’efficacia dell’accountability, non si va da nessuna parte e questo secondo me è un problema molto serio. A noi come FGB questo tema interessa moltissimo perché non si può esercitare la responsabilità se non si è in condizioni di esercitarla; la responsabilità è anche un fatto di sapere, non è soltanto un fatto di decisione.
La scienza e la tecnoscienza propongono decisioni difficilissime; in una democrazia reale come la nostra c’è una carenza strutturale di consapevolezza, perché l’opinione pubblica non è in grado in modo diretto di compartecipare a quelle che noi chiamiamo in Fondazione le “decisioni difficili”, cioè le decisioni in cui la scienza o la tecnoscienza sono elementi importanti. Il fatto che si sia riusciti – io mi auguro che ci riusciamo – a ottenere nello Statuto della Regione Lombardia delle procedure ad hoc per decisioni difficili, secondo me dovrebbe essere un tema da mettere strutturalmente nell’organizzazione dell’amministrazione. Sanese ha giustamente parlato male dei burocrati, ma l’elemento corrompente la testa del burocrate è il diritto. Da politico posso dire che se non ci liberiamo un po’ del diritto, addio buon governo! Il diritto rende difficile il governo di un’amministrazione moderna. L’altro punto che volevo toccare riguarda il sapere scientifico che viene assorbito nella società civile formata dalle imprese, ma che le pubbliche amministrazioni collocano in un olimpo separato. Poi c’è la posizione degli esperti. Con Adamoli abbiamo lavorato per suggerire almeno delle modalità che consentano al Consiglio almeno di adottare delle procedure flessibili in casi in cui le dicisioni sono difficili da normare giuridicamente, ma sono difficili anche da capire nel loro postulato di efficacia.
Solo un appunto. Va bene i mediaperò c’è un tassello mancante perché in una logica di checks and balances le altre democrazie, soprattutto , delle strutture e incardinate nei parlamenti watchdog dei parlamenti le strutture di overs edi accountability, il GAO (Government Accountability Office) del Congresso americano, il National Accountability Office del Parlamento inglese. è un tassello fondamentale in logica, sia perché il circuito della valutazione funzionare sia perché i cittadini istituzioni terzietà. La terzietà non può essere garantita dal fatto di individuare dei tecnici che danno garanzie di scientificità, di professionalità; la terzietà anche la comunicazione dei risultati, gli indicatori. Lei sa benissimo che se vogliamo valutare la performance l’efficacia di una politica regionale possiamo scegliere tra cento indicatori diversialcuni daranno certi risultati, altri ne daranno altri. una logica di apprendimento di tutti, dei cittadini che a fare i cittadini, con i dati, a intervenire, a non scrivere le e-mail “a manetta”, ma a diventare competentilogica di apprendimento, però, da parte di tutti i livelli istituzionali.
Lo Statuto:
Gli ultimi tre interventi sono preziosi e aiutano a ricollocare, in una sede più adeguata, gli spunti trattati in precedenza. Il contesto in cui dobbiamo muoverci, infatti, è quello dello Statuto.
Statuto e Testi Unici sono, infatti, due questioni fondamentali. Non ne ho parlato perché è un compito specifico del Consiglio Regionale. Ma confermo che stiamo seguendo con grande attenzione i lavori, preziosi, di definizione del nuovo Statuto.
Senza il nuovo Statuto, molti di quegli obiettivi e di quell’impostazione di cui abbiamo parlato oggi, che fanno della Lombardia una regione più efficiente di tante altre, potrebbero essere compromessi. Lo Statuto attuale, scritto nel 1970-71, ormai è di un’altra epoca e con le Leggi Costituzionali modificate non è più adeguato. Da quanto ho visto, i lavori sul nuovo testo stanno procedendo bene e mi sembra che il tema del riequilibrio di poteri tra Giunta e Consiglio sia trattato in modo adeguato.
Conoscenza e comunicazione:
Piero Bassetti ha toccato due argomenti su cui da tempo rifletto e che secondo me sono essenziali. Senza la conoscenza e senza un uso adeguato dei mezzi di comunicazione non è possibile governare in modo adeguato. Senza la conoscenza, le decisioni sono affidate a pochi. Per questo, nello Statuto conoscenza e comunicazione devono trovare riferimento.
Il Presidente Formigoni, ha una grande sensibilità su questi temi. Ha anche presentato una proposta in Giunta, che adesso si trova in Consiglio, di riforma della comunicazione istituzionale e del rapporto con i media. Lui ritiene che questi rapporti, soprattutto quelli con il sistema televisivo pubblico (RAI) siano completamente da rivisitare. Non so se questa proposta andrà a buon fine; certo è che nello Statuto questo deve trovare spazio.
L’Accountability:
La professoressa Regonini ha sollevato un altro problema reale per la pubblica amministrazione italiana; quello dell’accountability.
Pur riconoscendo l’importanza della questione, non credo che la soluzione sia una pura importazione di modelli di altri Paesi. Noi non siamo un sistema anglosassone. In Lombardia abbiamo fatto addirittura una tre giorni residenziale per tutta l’alta dirigenza; abbiamo fatto venire altissimi dirigenti da Paesi come la Finlandia, dove sull’accountability hanno esperienze avanzate.
Ma ci rendiamo anche conto che lì è diverso; i Paesi anglosassoni e nordici in generale hanno un sistema che mal si concilia con il nostro. Noi dobbiamo trovare soluzioni capaci di adattarsi al nostro contesto.
Sulla sanità, per esempio, qualcosa abbiamo trovato: abbiamo un sistema di valutazione della qualità e dell’appropriatezza che stiamo rafforzando ed è fortemente severo. Proprio domani (27 febbraio) andrà in Giunta una delibera che premia l’appropriatezza e la qualità.
Conclusioni:
Io vorrei davvero ringraziarvi ed esprimere la gratitudine verso chi si impegna oggi su questi temi.
E vorrei chiudere con un auspicio. Che il nostro Consiglio Regionale, che rischia anche di essere sciolto prima del tempo, prosegua nel lavoro fin qui svolto e riesca a dare alla Regione uno Statuto serio, capace di tenere conto dei problemi che abbiamo affrontato oggi. In questo modo potremo consegnare alla popolazione di questa regione un risultato ambizioso e importante che consentirà di proseguire anche nei prossimi anni quella riforma avviata in questi anni.
Io vorrei davvero ringraziarvi ancora ed esprimere la gratitudine verso chi si impegna oggi su questi temi. Io dico che se questo Consiglio regionale, che rischia anche di essere sciolto prima del tempo, si preoccupa di dare alla regione una carta seria per i prossimi cinquant’anni e tiene conto dei problemi che abbiamo affrontato oggi questo è il risultato più ambizioso e più importante che si dà alla popolazione di questa regione. Io vorrei chiudere con questo atto di gratitudine.