In fondo ad una piazza, su un selciato bianco e illuminato dal sole, si apre il sipario di una baracca per burattini. Musica.
I.
Laboratorio con muri di pietra, alambicchi e fumi, strane luci colorate intermittenti. Al centro della scena un bastone in piedi, in verticale.
Entra da destra l’ingegner Verrà, vestito con gran camice bianco e con i capelli bianchi e spettinati. Contemporaneamente da sinistra entra il commendator Quassù, con una giacca grigia e una gran cravatta azzurra.
Verrà. Ecco.
Quassù. Cos’è che è?
Verrà. Un bastone, un bastòn, un palo dritto!
Quassù. E a cosa serve?
Verrà. Serve a fare una leva
Quassù. E cos’è la leva??
Verrà. … ehm, serve a girare le zuppe! E a farci manici di scopa.
Quassù. Insomma si può usare per molte cose.
Verrà. Si. In effetti non sappiamo ancora bene per quante cose si possa usare.
Quassù. Com’è questo fatto?
Verrà. Continuiamo a scoprirne di nuove! Non è fantastico?
Quassù. Eh, si si, in effetti…
Verrà. E’ affascinante e insieme… insieme…
Quassù. Insieme?
Verrà. Spaventoso, ecco, si. Spaventoso.
Quassù. Ah si?
Verrà. … eh si.
Quassù. Me lo prendo in consegna per provarlo.
Verrà. Eh no! Prima i soldi, i dané!
Quassù. (Minaccioso) Da come funziona questo bastone qua, dipende non solo se passi l’esame di gran professor dei professori per avere un laboratorio tutto tuo, ma anche i futuri (scandisce) fi-nan-zia-men-ti.
Verrà. I finanziamenti?
Quassù. I danè, i soldi!
Verrà. Eh! l’avevo capito! Non c’è bisogno di urlare!
Quassù. Allora?
Verrà. Eh… allora… Ma certo! Prendilo pure, ma riportamelo entro domani mattina!
Si chiude il sipario.
II.
Quando il sipario si riapre è notte. Una piazza con tante case e finestre.
Un’ombra scura si muove tra le case (è Quassù con il bastone).
Quassù. Ecco, qui c’è quel brutto muso antipatico.
Sparisce a lato e si sente un gran battere e urla di dolore. L’ombra ricompare.
Quassù. Bene, bene. Funziona anche per questo… Ecco la casa di quella vecchiaccia…
I giri dell’ombra si ripetono un po’ in tutte le case, fra botte e urla.
Si chiude di nuovo il sipario.
III.
Il sipario si riapre su una sala riccamente addobbata, con un gran lampadario e grandi quadri alle pareti.
Al centro si vede di nuovo il bastone.
Da sinistra entra il commendator Quassù e da destra l’ingegner Verrà.
Verrà. Allora?
Quassù. Questo bastone mi piace.
Verrà. Ah, non ne potevo dubitare mio caro commendatore…
Quassù. Però…
Verrà. Però?
Quassù. E’ da migliorare.
Verrà. E cosa c’è che non va?
Quassù. Mi serve più grande.
Verrà. Ma io lo posso fare piccolo, grande, lungo, corto, il bastone può presentarsi sotto molte forme e tutte interessanti.
Quassù. Bene, bene.
Verrà. E quanti ne faccio?
Quassù. Uno! Per me! Cosa le salta in mente?
Verrà. Ma, ma io pensavo che forse, essendo così utile…
Quassù. Uno e in gran segreto!
Verrà. Ma perché? E’ una cosa da far conoscere a tutti!
Quassù. E come a farà a raccontarla? Se non sa nemmeno tutte le cose che si potrebbero fare…
Si sentono dei colpi.
Quassù. Chi è che batte!?
Peppe. Sono io! Peppe!
Entra Peppe da destra. Ha una camicia a quadri e sulla testa un gran bernoccolo.
Peppe. Questa notte la cittadinanza tutta ha scoperto il bastòn!
Verrà. Momento! Il bastone lo abbiamo inventato… io.
Peppe. Allora in via ufficiale ti dico: la cittadinanza tutta, che io rappresento, ti aspetta qui fuori per dirti due paroline.
Verrà fa per uscire ma si ferma colto dal dubbio.
Verrà. Caro Peppe, cos’è quel gran bernoccolo che hai sulla fronte?
Peppe. E’ l’effetto della scoperta del bastone, una cosa che non si vede ma si sente nella notte.
Verrà. Ma il bastone che ho scoperto io serve per battere gli ulivi, per far cadere i frutti maturi, per girare la polenta e il risotto, per pescare i cappelli che cadono in acqua…
Peppe. Allora non abbiamo scoperto lo stesso bastone!
Quassù fa per uscire quatto quatto. Verrà e Peppe si voltano verso di lui
Verrà e Peppe. Fermo!
Peppe. La cittadinanza tutta vuole delle spiegazioni!
Quassù. Si, si. Giusto appunto, andavo a preparare un discorso per spiegare ben bene agli emeriti cittadini cosa è questo, ormai troppo chiacchierato, bastone…
Peppe. Chiacchierato? Io invece di chiacchiere ho sentito solo dei gran botti nella testa!
Quassù. Favole, favole, sarà stato un colpo d’aria…
Peppe. Il mio vicino di casa, che anche lui ha preso il colpo d’aria, dice che se n’è già fatto uno bello grosso…
Quassù. Come?! Un bastone non dichiarato?
Peppe. Certo! Lei non ha idea di quanti bastoni cominciano a spuntate ovunque! Ha presente i funghi?
Quassù. Ma non abbiamo ancora regolamentato…
Verrà. Non sono chiare le possibili ricadute…
Peppe. Ma queste sono cose che dovrei dire io a voi! Però ve le avrei dette dopo le due paroline dei cittadini lì fuori.
Verrà. Maaa… ci sono anche aspetti positivi…
Quassù. Ecco, si si, gli aspetti positivi…
Peppe. Prima di spiegare, cominciate con venire un po’ qui fuori.
Verrà. Ma… io cosa c’entro?
Quassù. (a Verrà) Vede cosa ha combinato?
Verrà. Ma io ho parlato solo di bastoni per fare i manici di scopa o cose così, è lei che li ha usati in modo improprio!
Peppe. Li ha usati improprio sulla mia testa!
Quassù. Come si permette!
Peppe. Come si è permesso lei!
Quassù prende il bastone che ancora nessuno aveva toccato. Fa per darlo su Peppe, ma Peppe tira fuori anche lui un bastone, allora Quassù si rivolge a Verrà che tira fuori anche lui un bastone, cominciano a colpirsi. Escono a sinistra rincorrendosi.
A scena vuota, entrando da destra passa un bambino felice a cavallo di un bastone.
Bimbo. clop clop clop, arriva il re! Arriva il re!
Musica, il sipario si chiude.
Buio.
—————————————-
Quest’ultimo mese in questo sito si è parlato di comunicazione e governance della scienza. Non è difficile coglierne l’importanza pensando alle nuove tecnologie, agli ogm, alla genetica… più complicato è capire aspetti più sottili come la dinamica di sviluppo che si può instaurare o meno tra la comunità scientifica, il suo operato e la società e i rappresentanti politici del potere. E’ una relazione tutt’altro che lineare, non fatta di informazione ma di sottili equilibri, dove non si può più immaginare una massa sociale che subisce separata dai processi decisionali e nemmeno una comunità scientifica avulsa dalle dinamiche di potere.
Dai documenti letti e dagli incontri che la Fondazione Bassetti ha promosso e realizzato, mi pare di cogliere che il ruolo del politico si rivela anello ancor più importante di quanto si potesse già intuire. E non solo nella dinamica del potere ma anche nello sviluppo responsabile della conoscenza e della società.
Ecco qui allora uno scherzo, una burattinata, che può servire come metafora per segnalare alcuni aspetti delle innovazioni contemporanee, eventi che promettono di stravolgere alle radici il nostro modo di vivere e di pensarci esseri umani (mi riferisco alle nanotecnologie, alla robotica e alla genetica).
Tempo fa lessi "L’inventore del cavallo" di Achille Campanile, una breve ed esilarante commedia in cui un esimio scienziato, il professor Bolibine, sta per essere premiato dall’Accademia delle Scienze per una tale invenzione, quando fuori dalla finestra si sente un gran frastuono: è una parata militare di un reggimento di cavalleria. Per la vergogna il buon professor Bolibine si suicida.
La vicenda fa pensare a molte cose, io ne segnalo due: la prima è che nell’ambito militare spesso si trovano le punte più avanzate della ricerca, mettendo subito a seria prova (persa) di responsabilità qualsiasi pensiero. In sostanza, si va a giocare con il fuoco proprio dove c’è polvere da sparo. La seconda è che in realtà il cavallo è stata una invenzione e una innovazione nel momento in cui si è cominciato ad utilizzarlo per la guerra oltre che per il lavoro e gli spostamenti.
Così, quando mi è venuto in mente di scrivere di una "invenzione del bastone" non mi è sembrata così strana come idea. Poi già alla prima rilettura mi sono accorto che non poteva essere interpretata che da burattini, forma magnifica di teatro dove il bastone regna.
Questi i punti di domanda o i semplici nodi attorno a cui secondo me ruota il dialogo:
a. Le invenzioni e le successive innovazioni di cui sto parlando sono quelle cui non si conoscono i confini, i possibili sviluppi, le ricadute, la dimensione del rischio.
b. Parlo di innovazioni che cambiano i paradigmi della società: di forza e di potere, di conoscenza e di modalità d’azione, di relazione e di comunicazione.
c. L’invenzione è una cosa, l’innovazione è decisamente un’altra. L’innovazione è strettamente legata all’uso che di una invenzione si fa.
d. La viralità di certe invenzioni. Il motto "ricerchiamo in questa direzione perché comunque sicuramente nel mondo c’è qualcuno che lo sta facendo e allora è meglio arrivare prima noi", porta necessariamente ad una corsa, ad un accelerare e diffondersi delle indagini in una certa direzione.
e. Di fronte a una tale proliferazione e velocità, come gestire lo sviluppo di una innovazione secondo termini responsabili? Certamente un singolo politico, una singola nazione pare avere poche possibilità, ma molte opportunità.