E’ stata presentata lunedì 18 febbraio 2008 a Torino, presso il Circolo dei lettori, la quarta edizione dell’Annuario scienza e società. Promosso da Observa – Science in Society attraverso l’Osservatorio Scienza e Società e realizzato con il sostegno della Compagnia di San Paolo, l’annuario è suddivisio in due sezioni, la prima delle quali, a cura di Valeria Arzenton e Massimiano Bucchi, è dedicata a uno studio specifico sul rapporto tra scienza, tecnologia e opinione pubblica in Italia, mentre la seconda raccoglie una notevole base di dati raggruppata secondo tre temi: “Politiche della ricerca”, “Cittadini, scienza e tecnologia”, “Risorse”.
Sono stati chiamati a discutere del volume, insieme a Massimiano Bucchi e al giornalista scientifico Gabriele Beccaria, Aldo Fasolo (vicedirettore de “L’indice dei libri del mese”), Enrico Predazzi (ordinario di Fisica presso l’università di Torino) e Piero Gastaldo (Segretario generale della Compagnia di San Paolo).
La ricerca ha rilevato una diffusa fiducia da parte degli italiani nei confronti della scienza e degli scienziati, che si esprime attraverso alcuni indicatori particolarmente significativi: “responsabile” e “certa”, ad esempio, sono i due aggettivi che meglio descrivono la scienza, secondo le risposte dei mille informatori scelti in modo rappresentativo rispetto alla popolazione italiana. Nonostante la larga fiducia nei confronti della ricerca scientifica e di chi la esercita, l’81% degli intervistati ritiene che i cittadini dovrebbero essere maggiormente coinvolti nelle scelte che riguardano la scienza e la tecnologia. A questo proposito il rapporto ha evidenziato, per la prima volta dal 1987, una sostanziale parità in Italia, tra favorevoli e contrari, su un tema che fu allora oggetto di una consultazione popolare: la produzione di energia elettrica con centrali nucleari. Oggi come allora – è stato rilevato da più voci nel corso del dibattito a Torino – il problema più critico è quello che riguarda l’informazione dei cittadini. Da una parte, come ha sottolineato Massimiano Bucchi, non si può pretendere che il cittadino sia esperto di ogni cosa; dall’altra, tuttavia, è rilevabile in Italia una certa superficialità nel modo in cui i mezzi d’informazione generalisti affrontano le questioni legate alla scienza. A una decisione popolare deve comunque far seguito – così Enrico Pedrazzi – una coerente assunzione di responsabilità da parte politica: nel caso del nucleare, il voto popolare avrebbe cioè dovuto comportare grandi investimenti pubblici su progetti di ricerca dedicati alle fonti energetiche alternative. La scelta popolare dettata da una diffusa preoccupazione sulle conseguenze di una specifica tecnologia ha invece comportato, per l’Italia, la generale rinuncia all’innovazione in campo energetico.
Testamento biologico, eutanasia e omeopatia sono i tre temi affrontati dallo studio nel capitolo dedicato ai rapporti tra medicina e società. Tra i dati più rilevanti, il 73% del campione si dice favorevole a una legge che stabilisca la possibilità di dichiarare in anticipo se si desidera essere curati qualora si fosse incoscienti e non ci fosse alcuna possibilità medica di guarigione. Anche in questo caso, è stata sottolineata la responsabilità dei mezzi d’informazione nel far arrivare i dati corretti e completi della questione ai cittadini. La responsabilità di fornire un’informazione corretta va però distribuita anche sugli scienziati che, è stato sottolineato, in Italia non hanno ancora saputo costruire canali efficienti di comunicazione a favore dei giornalisti e del pubblico.
Se la conoscenza delle questioni legate alla scienza è in Italia diffusa tanto quanto nel resto d’Europa, più critica è invece la situazione italiana in merito ad istruzione scolastica e università. In particolare, il recente rapporto Pisa, secondo il quale gli studenti Italiani risultano complessivamente tra i meno preparati sulle materie scientifiche, ha evidenziato un profondo divario tra nord e sud nella penisola: il rendimento degli studenti delle scuole settentrionali risulta infatti in linea con quello dei colleghi dei paesi che hanno ottenuto in media buoni punteggi. Il problema della qualità dell’istruzione scientifica italiana, è stato fatto notare, non dipende quindi dalle leggi che regolano in generale il sistema dell’istruzione, bensì da diversi fattori locali. Uno dei dati relativi all’università, infine, è stato scelto da Aldo Fasolo per introdurre una nota incoraggiante riguardo alla capacità della ricerca italiana: a fronte di finanziamenti pubblici non generosi e di finanziamenti privati molto al di sotto della media internazionale, l’università italiana risulta avere una buona produttività scientifica.
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