Esistono alcune questioni estremamente importanti per poter facilitare un’efficace azione di gestione delle innovazioni tecnoscientifiche. Grazie ai commenti pubblicati nell’ambito del precedente post propongo alcuni spunti di riflessione sui temi della partecipazione.
1. Gli attori. Nell’ambito dell’innovazione tecnoscientifica – la realizzazione dell’improbabile nei termini dello spazio web della Fondazione Bassetti – esiste un potere gestito dagli attori istituzionali e dal mondo delle imprese che viene esercitato in maniera più o meno trasparente. Negli ultimi anni, però, abbiamo assistito alla presa di consapevolezza di altre componenti della società civile con azioni definite e specifiche che sono in grado di incidere sulle discussioni e le scelte. Non è più possibile, a mio avviso, prescindere da questo fatto e si deve avere chiara la mappatura degli attori e degli interessi collegati a ciascuna innovazione se si intende comprendere adeguatamente i processi di trasformazione ad esse collegati.
2. I temi in gioco. Esiste un problema di rilevanza nell’ambito dell’adozione di particolari soluzioni tecnologiche. Spesso, situazioni e tematiche sono totalmente estranee ai cittadini e alle organizzazioni della società civile. Ciò permette alle istituzioni di avere un alibi nel non porre le questioni e informare le comunità locali di particolari necessità per le quali si intendono mettere in campo soluzioni innovative. Oppure assegna ad esse la possibilità/opportunità di gestire la cornice del discorso. E’ ovviamente una questione di potere, non solo argomentativo, ma anche progettuale nella scelta di enfatizzare alcuni aspetti della tematica piuttosto di altri.
3. Informazione e comunicazione. Il commento proposto da g. z. pone in evidenza il tema della trasmissione e della condivisione di informazioni utili a conoscere e valutare meglio gli effetti di un artefatto tecnologico. Varie esperienze hanno dimostrato che non si tratta solamente di un meccanismo quantitativo di informazione, quanto piuttosto della capacità di attivare canali in cui vi sia un’effettiva reciprocità permettendo agli attori coinvolti nei processi innovativi di partecipare alla comunicazione. Questo sarà tanto più efficace tanto quanto si utilizzeranno diversi strumenti di comunicazione.
E’ comunque evidente che il contenuto, il “che cosa”, fa la differenza nei processi comunicativi. Preoccupazioni di cittadini e gruppi organizzati possono essere molto distanti da quelle di istituzioni e attori interessati per fini economici. Si deve infine tener presente che per poter rendere consapevoli gli attori interessati alla tematica si possono richiedere anche forme di partecipazione specifica, ad esempio rilevando la disponibilità ad adottare comportamenti o a coinvolgere in funzioni di controllo e garanzia.
4. Le procedure. Partecipazione, coinvolgimento, discussione, decisioni sono termini molto diversi tra loro e soprattutto nel momento in cui si intendono avviare delle procedure democratiche che avvicinino diversi attori per affrontare tematiche di forte impatto pubblico, bisogna porre attenzione agli strumenti e ai messaggi che si inviano ai partecipanti.
Esistono diversi gradi di partecipazione nelle questioni tecnoscientifiche che vanno da situazioni in cui si ricevono delle informazioni a iniziative in cui i cittadini e le organizzazioni esercitano un potere in grado di influenzare le decisioni. Il Danish Board of Technology distingue i seguenti gradi di partecipazione dal punto di vista delle istituzioni che affrontano processi di innovazione tecnoscientifica: 1. trasmettere informazioni, 2. raccogliere feed-back, 3. attivare dialogo (ad es. audizioni), 4. favorire l’articolazione del discorso, 5. permettere influenza sul tema, 6. assegnare potere direttamente (iniziative di democrazia diretta).
5. Partecipazione e coinvolgimento.
Prendere parte, schierarsi per una soluzione oppure un’altra risulta un’operazione piuttosto delicata. In questo senso la partecipazione può essere interpretata come momento di presentazione di particolari punti di vista e di acquisizione di informazioni in grado di modificare le proprie convinzioni. Affinché si svolga un vero e proprio processo di apprendimento, però, non sono sufficienti momenti sporadici o isolati, bensì percorsi più lunghi e articolati. Molti autori sottolineano l’importanza della partecipazione auspicando un’influenza maggiore dei cittadini e delle organizzazioni della società civile nelle decisioni. Ritengo che spesso si tratti di aspirazioni utopiche che non tengono in considerazione la praticabilità di efficaci percorsi di partecipazione che non necessariamente possono condurre ad influenzare le decisioni di chi deve per posizione istituzionale condurre e gestire i processi di innovazione. A questo proposito non sarà mai abbastanza la prudenza nel definire con precisione il tipo di impatto che procedure di partecipazione potranno o meno avere nelle decisioni finali.
6. I tempi. Quando si possono realizzare procedure di partecipazione e coinvolgimento? Le esperienze internazionali mettono in luce la necessità di realizzare momenti di partecipazione prima che si formi il processo decisionale. Se da un punto di vista teorico questa opzione è la migliore, bisogna però riconoscere che molto spesso i tempi di discussione e decisione non seguono tale successione ideale. Per questo motivo le geometrie di discussione e partecipazione devono essere articolate ad hoc.
7. I costi. E’ un tema spesso sottovalutato ma che dovrebbe essere tenuto in debita considerazione, dato che per attivare procedure efficaci occorrono risorse e soggetti competenti per gestirle, come i mediatori o i facilitatori che favoriscano un confronto aperto e costruttivo tra i partecipanti.
I più critici ritengono che le procedure partecipative siano eccessivamente onerose e scontino problemi di efficacia dato che spesso non ottengono gli effetti desiderati. A questo proposito è bene precisare che non ci si può attendere che gli attori singoli e collettivi accettino passivamente proposte di decisori pubblici e che i processi di partecipazione non eliminano gli inevitabili conflitti che possono riguardare le tematiche ambientali, etiche e sanitarie legate agli effetti delle innovazioni tecnologiche. Per questi motivi la valutazione dei costi dve essere molto oculata cercando, ove possibile, di coinvolgere nella definizione e nella erogazione di risorse il maggior numero di attori interessati.