Un uomo (11) è seduto su una terrazza. A lui di fronte una sedia vuota. Il paesaggio alle sue spalle è di campagna umbra, assolata. Eppure sottofondo si sente il suono della pioggia.
Entra una seconda persona (1).
1. Buongiorno, è lei il confessore?
11. Se pensa a un confessore religioso ha sbagliato indirizzo.
1. Si, no, lo so, cioè mi hanno avvisato… ma è così che tutti la chiamano.
11. …
1. …
Il nuovo arrivato, dopo un cenno di permesso, si siede.
11. In effetti è così.
1. Ho un problema di identità.
11. Anch’io.
1. …
11. …
1. Mi sono iscritto a molti di quei giochi dove si costruisce un pupazzo e lo si muove in un mondo virtuale.
11. Un metamondo.
1. …
11. …
1. Ecco si, un meta mondo…
11. …
1. Lo sapevo che lei se ne intendeva.
11. E dunque?
1. Ecco, si, mi sono iscritto a molti meta mondi.
11. …
1. Con tanti nomi diversi… soprannomi e identità diverse… età, sesso, lavoro… inventato tutto.
11. Capisco.
1. Pensi che mi sono fatto due pupazzetti…
11. Avatar.
1. Ah, si! Non mi viene mai il nome! Due avatari nello stesso meta mondo uno maschio e uno femmina e li ho fatti incontrare con due computer uno da scrivania e uno portatile e poi li ho fatti baciare insieme.
11. …
1. E’ questo il problema?
11. …
Sottofondo continua a sentirsi un forte rumore di pioggia. Arrivano nuvole a gran velocità.
11. (arrabbiato) E’ venuto per questo?
1. No no… era per dire…
11. …
1. Imbarazzante no?…
11. …
In cielo scoppia un tuono.
1. (intimorito) si, no, ecco, il problema, a parte tenere a mente tutti i nomi, ora faccio fatica a recitare tutte le parti…
11. …
Nel paesaggio torna il sole, eppure il rumore del temporale non passa, anzi si sente ancor più, con un evidente battere di grandine.
1. Sono diciotto.
11. …
1. I miei avatari.
11. Avatar, si dice avatar anche al plurale…
1. Diciotto avatar.
11. …
1. E mi costano anche.
11. …
1. E non so più cosa fargli fare passo il tempo nei negozi ma non so più cosa comprare ho comprato una quantità di cose che non so cosa ho e nemmeno quale avatar ha cosa perché mi confondo e qui una casa e lì un vestito e poi una terra ma sa alla fine quanto costa e parlo male l’inglese così non ho gran che da dire…
11. …
1. Mi dica lei qualcosa.
11. …
1. La prego.
11. …
1. Non riesco più a sostenere queste seconde vite seconde terze quarte e poi quanto tempo speso! Non è che inventandosi un pupazzetto scusi avatar il tempo si sdoppia e anche lì un pasticcio ogni meta mondo un orario diverso mi perdo tutti gli eventi e gli appuntamenti… quei pochi.
11. …
1. Anche gli amici, quelli nella vita vera, sono stufi di sentirmi parlare solo dei miei pupazz… avatar.
11. …
1. Di notte sogno di dormire con sopra di me tutti i miei avatar. Un mucchio. Pesante.
11. …
1. …
Scende la notte. La luna sale a una velocità folle. Compaiono anche moltissime stelle. Il cielo è sereno ma i suoni del temporale non si allontanano.
11. Lei è grave.
1. Si.
11. …
1. …
11. Ora le spiego.
1. Grazie, grazie.
11. Faccia meno, reciti meno, gli avatar non sono altro da noi… sono semplicemente un prolungamento della nostra identità.
1. …
11. Sia se stesso.
1. Bhè, ma questo è facile no?
11. …
1. …
11. Lei è più grave di quanto pensassi…
1. Si.
11. Ma ora le dico cosa fare…
1. Grazie.
11. …
1. …
Il cielo diventa grigio chiaro, spariscono luna e stelle, una diffusa luce al neon impallidisce tutto. Il confessore si ferma. Il temporale continua a farsi sentire.
Si sente una voce provenire dall’alto, come da un altoparlante:
– Si prega di sostituire la batteria, si prega di sostituire la batteria, si prega di sostituire la batteria…
Un fischio prolungato proviene dal corpo del confessore.
Entra un uomo agitato (3), sudato, con la barba non rasata e i capelli spettinati. Ben vestito ma trasandato, con abiti sgualciti. In mano ha due brocche.
3. Mi scusi, capita molto raramente.
Apre la schiena del confessore e sostituisce una minuscola batteria.
1. Ma lei…
3. Si?
1. Lei è il vero Confessore?
3. In effetti si…
1. …
3. Mi scusi per l’imbarazzante situazione… non se ne accorge mai nessuno… solo quando succede una cosa così… ma è raro, le assicuro… queste batterie…
1. (molto sconfortato, quasi arrabbiato) E io? Cosa ho parlato a fare?
3. Stia tranquillo, non si preoccupi, quello che le ha detto il mio androide è assolutamente appropriato. Segua quel che le ha consigliato e starà meglio…
1. Ma…
3. … Starà sicuramente meglio di me ora.
1. …
L’androide riattivato si alza ed ad un cenno del vero confessore se ne esce.
Sullo sfondo appare il sole all’alba dietro un piccolo bosco di montagna.
Il vero confessore va in un angolo, apre una finestra che prima era invisibile. Finalmente si capisce da dove proviene il suono del temporale.
Il vero confessore si siede esausto.
3. Incidenti come questo mi permettono di sospendere tutte le sedute e prendermi un po’ di pausa.
1. …
3. Tenga presente che io controllo ben tre androidi in tre sedute contemporanee.
1. Vuole dire che quel che mi diceva il pupazz… scusi, l’androide, era lei che me lo diceva?
3. No no, ogni androide ha una sua personalità e particolari impostazioni create sulla base delle mie idee e dei miei desideri, così io mi limito a controllare che quel che dicono sia effettivamente attinente corretto.
1. Dice che segue tre colloqui alla volta, ma con me sono entrate molte più persone, ognuna nella sua stanza…
3. … Lei è una persona attenta…
1. Sa con tutti quegli avatar sono diventato…
3. In effetti lei sta parlando con il secondo clone di me stesso.
1. (stupefatto) …
3. Siamo tre cloni di… di un originale, ciascuno con tre postazioni da seguire.
1. …
3. E’ qui che nasce qualche problema…
1. …
3. L’originale insiste a voler verificare che nelle nove postazioni tutto vada secondo i suoi desideri…
Dalla finestra entra violentemente della grandine, proiettata sullo sfondo la splendida alba si trasforma in una mattinata d’estate.
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Dopo le ferie, e ormai quasi anche dopo l’estate, un argomento che sulle prime pare semplicemente ludico: Second Life e i metamondi (o i metaversi).
I Linden Labs hanno trovato un nome azzeccato per il loro metamondo: Second Life. Quel che viene subito da pensare, anche grazie agli slogan con cui viene pubblicizzato, è che vi ci si può costruire una seconda vita. La seconda chance, quando la vita reale non soddisfa.
Se fosse effettivamente solo così, Second Life (SL) sarebbe abitata da frustrati che fuggono dal mondo, single in cerca di compagna/o magari nella speranza che… e poveri vecchietti obesi che si proiettano in fisici giovani e atletici… Per fortuna non è così e non è nemmeno questo il vero punto forte dei metamondi virtuali.
In effetti se dovessi pensare alcune parole chiave per i metamondi come SL, “Identità” sarebbe una delle prime. Ma non nel senso di sdoppiamento, bensì nel senso di prolungamento, sviluppo.
Possiamo dire che la nostra identità nella “real life” è composta da molti elementi che ne comprovano la sua esistenza: documenti d’identità, indirizzo, relazioni sociali, oggetti o pensieri prodotti…
Allo stesso modo potremmo fare un parallelo con il mondo virtuale di internet: cominciamo ad esistere con una e-mail, poi con una registrazione a qualche sito, poi ad un sistema di pagamento on line, iniziamo a frequentare il sito della banca, partecipiamo ad un forum, interveniamo in un blog, ci facciamo il nostro sito… piano piano sempre più elementi compongono una galassia di informazioni ed espressioni che disegnano un nostro “io” nel web.
Per questa strada comporre un proprio avatar, sia simile al nostro essere in real life o sia completamente nascosto dietro una “recita”, è pur sempre un ulteriore elemento, se pur complesso, che si aggiunge al nostro “io” virtuale.
Ma questo “io” nel web non è una cosa “alternativa” o separata dal nostro essere. E’ una ulteriore estensione.
Mondi paralleli: di me ho una certa idea, i miei amici ne hanno una loro (spero non molto distante dalla mia); a casa, in riunione di lavoro, sulla spiaggia eccetera posso dire di mettere in gioco diversi atteggiamenti, diverse modalità di essere; se do un mio parere come individuo ne do uno leggermente differente se parlo come rappresentante di un gruppo, un terzo parere sulla stessa cosa scaturirebbe se quella cosa improvvisamente mi coinvolgesse cambiandomi la vita…
Se mi trasferissi in un altro paese? In un altro continente? O anche solo nella mia città, mi spostassi a vivere in un altro quartiere, molto più ricco o molto più povero, cominciando a frequentare solo le persone vicine di casa? Se diventassi metalmeccanico o improvvisamente venissi proiettato dal caso a vivere nell’ambiente dei politici, o dei calciatori, o in un campo rom. Più volte mi sono accorto come nello stesso paese possano esistere mondi assolutamente non confrontabili, inavvicinabili, dai valori profondamente diversi…
Da questo punto di vista entrare in un metamondo del web mi sembra assolutamente una cosa piccola e semplice.
E di internet quante ce ne sono? Nell’articolo di Marco Magrini su Nova 24 in edicola il 6 settembre, (Nei meandri segreti delle internet parallele) si parla di Siprnet e Niprnet due reti per militari e politici che chissà cosa contengono e possono contenere…
Ma così torniamo ancora a pensare il metamondo solamente come un’area ludica. Invece è come un campo in cui siano state piantate possibilità.
Se il cambio di strumento porta nuovi pensieri (scusate, io ci credo ancora a questa visione), immaginate uno strumento che va ad agire in modo così diretto sull’identità di una persona.
Inoltre è uno strumento fondamentalmente basato sulla comunicazione che offre un canale di rappresentazione estremamente sofisticato.
Abbiamo tutti scritto il proprio curriculum: avete presente la sensazione? Ricapitolare, valutare e rappresentare semplicemente quel che si è fatto e quel che si è. Chi ha fatto un proprio sito personale, avrà scoperto che quel che si mette in gioco con un curriculum e nulla in confronto allo sforzo che si deve compiere per organizzare testi e immagini e modalità di rappresentazione sul web. Comporre un proprio avatar può essere ancora più complesso. E sto parlando solo di individualità, non ancora di progetti o di gruppi o addirittura di aziende.
Perché è importante, parlando di metamondi, parlare di identità, prima ancora che di tempo o di sociologia o di economia? Perché da come “vi stiamo”, da come decidiamo di agirci o di utilizzare lo strumento, dipendono anche gli sviluppi di una cosa. Entro in un metamondo, capisco che vi sono potenzialità meravigliose e poi noto che i miei vicini di terreno hanno costruito un serie di case rendendo l’area simile alla Brianza delle speculazioni… Allora mi pongo diverse domande e anche raccolgo qualche riflessione: prima fra tutte, ed è il motivo che mi “permette” di inserire questo diablogo in questo sito, che anche qui, come nelle migliori innovazioni, il destino delle cose è legato responsabilità con cui si sviluppano: se un metamondo diventa un ricettacolo di pornografia o un luogo virtuale dove la comunicazione e l’espressione artistica trovano un terreno fertile in cui crescere, dipende sia da chi gestisce, sia da chi lo “frequenta”.
Io penso che i metamondi siano anch’essi in cerca di identità. Molti dicono che “è come internet quindici anni fa, non si capiva ancora bene a cosa servisse”. In effetti la sensazione è questa, anche se il panorama politico e sociale non era così oscuro come adesso… infatti con un black out dove finiscono le seconde vite?
Second Life è solo il più famoso dei metamondi che si possono frequentare. Potete farvi un giro anche in Vsite, in Entropia, oppure in HiPiHi o in There, Active worlds, o addirittura Barbie Girls, senza enumerare poi i MMORPG Massive(ly) Multiplayer Online Role-Playing Game (World of Warcraft, Ultima On Line, City of Heroes, Habbo Hotel…) … ma riuscirete a restare voi stessi? Non è un caso che l’ibm stia proponendo degli standard per i creatori dei metamondi per permettere ai “viaggiatori” di spostarsi da uno all’altro.
Segnalo una intervista a Philippe Queau, Direttore della ricerca all’Institut National de l’Audiovisuel (INA) e Presidente del programma di IMAGINA, rassegna internazionale dedicata alla multimedialità, dove si può cogliere la visione dei possibili sviluppi dei metamondi.
Infine aggiungo che il diablogo si sviluppa su un piano temporale assurdo: il giorno in cui verranno (se verranno) utilizzati androidi nella quantità ipotizzata nel mio diablogo e vi saranno (se vi saranno) così tanti cloni sparsi sulla terra, i metamondi saranno uno o più metaversi talmente sviluppati e integrati con la “real life” che sarà difficile immaginarne l’assenza (oppure saranno stati superati da qualcos’altro, loro e l’intera rete delle reti come oggi la possiamo immaginare).