I versi di Archiloco “La volpe conosce mille cose, il riccio una sola, ma grande“, devono la loro fama, forse più che all’autore al fatto che Isaih Berlin ne ha fatto il filo conduttore del suo saggio omonimo Il riccio e la volpe. La metafora di Archiloco si presta, anche, ad illustrare la dialettica fra quanti, di fronte all’emergenza energetica, impoverimento dei giacimenti fossili e inquinamento da CO2, propongono un mix di soluzioni alternative che vanno dall’eolico al fotovoltaico e all’idrogeno, e chi, invece, propone una soluzione unica e forte come il nucleare o la ricerca sulla fusione fredda.
A questo schema non sfugge l’articolo L’urgenza dell’idrogeno di Livio Marchi, a.d. di Hidro2projet, apparso su Nòva24 del 26 luglio.
Scopo dell’articolo è chiarire quali siano le prospettive delle tecnologie dell’idrogeno. Tecnologie già utilizzabili che consentono “l’utilizzo dell’idrogeno quale strumento di accumulo energetico, al servizio dell’alimentazione elettrica così come di altre funzioni. Prospettive di utilizzo diversissime, specie per ciò che concerne le applicazioni di piccola taglia e uso comune: apparecchi elettronici, pc, telefoni cellulari. E a breve, potrebbe toccare anche alle automobili e a interi condomini.”
A favore dell’idrogeno, per Livio Marchi, vi che esso è:
“equanimemente distribuito nel pianeta e, soprattutto, ottenibile da fonti rinnovabili, ad esempio, per mezzo di un pannello fotovoltaico, un generatore eolico o una turbina mossa dall’acqua“.
Più scettico sulle magnifiche sorti e progressive dell’idrogeno, almeno per quanto riguarda i motori a c. i. è Giampiero Bottino che nell’articolo Tre soluzioni per i motori “puliti” de Il Sole del 29 luglio scrive:
“Idrogeno. II traguardo finale nella corsa verso l’auto pulita. Una meta ancora lontana. Ci vorranno almeno 20-25 anni prima che l’auto “zero emissioni” possa uscire dalla fase sperimentale e muovere i primi passi sulla strada della reale disponibilità commerciale. Troppi i problemi ancora da risolvere prima di un cambiamento epocale che richiede investimenti enormi. Fuori portata non solo per qualsiasi casa automobilistica, ma probabilmente anche per le finanze di un singolo Stato, per quanto prospero.”
In attesa perciò che il riccio concretizzi la sua cosa grande, non ci resta che fidare nelle piccole della volpe.
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