Sul notiziario online Marketpress in data 3 luglio è stata pubblicato l’articolo a La creatività al microspopio.
L’articolo in questione riporta, in sintesi, quanto emerso da un’indagine condotta dallo studio Crea (Capacità creative e promozione di una ricerca altamente innovativa) sugli esperti nel campo delle nanotecnologie e della genetica umana per individuare alcuni dei risultati più creativi degli scienziati europei e statunitensi.
Prerequisiti per la creatività della ricerca, secondo lo studio, sono:
“Piccoli gruppi di lavoro, ambienti di lavoro flessibili dove i ricercatori di diversi gruppi possono interagire l’uno con l’altro, finanziamenti a lungo termine e lavori amministrativi ridotti”.
Altro elemento importante:
“l’ambiente di lavoro che, secondo lo studio, dovrebbe essere organizzato in modo tale da fornire ricche opportunità di contatto con altri gruppi di ricerca che hanno interessi di ricerca complementari. Per promuovere questa interazione, lo studio suggerisce di istituire ricompense tra unità che si occupano di ricerca di base, rotazioni del personale di laboratorio, formazione incrociata e seminari e scambi tra le unità”.
Queste, ed altre considerazioni, paiono piuttosto ovvie. Meno ovvio, se non in controtendenza, è la raccomandazione che ha suggerito il titolo di questo item:
“Gli scienziati sono spesso premiati per l’eccellenza del loro lavoro con un ampliamento del gruppo di ricerca, con l’assegnazione della responsabilità di un istituto di ricerca o diventando esperti nazionali in varie commissioni. Queste ricompense, tuttavia, hanno un effetto avverso, afferma lo studio, poiché impediscono a questi scienziati di fare quello che sanno fare meglio, ossia la ricerca e il mentoring. Sono pertanto richiesti ulteriori sforzi per offrire ai migliori scienziati nuove ricompense che potenzino la ricerca e che consentano loro di concentrarsi su di essa. Lo studio raccomanda un ulteriore sviluppo dei sistemi di ricompensa per i migliori ricercatori, che consentano loro di restare attivamente coinvolti nella ricerca, agendo da tutori e offrendo ispirazione ai colleghi meno esperti, senza diventare amministratori di grandi dipartimenti o essere oberati da procedure di routine legate alla gestione istituzionale”.
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