Anche se può apparire un ossimoro, a volte vi sono tecnologie innovative che stentano a diventare innovazione. Per i più diversi motivi, principalmente economici e politici, si tratta di tecnologie che rimangono sospese come in un limbo, fra ricerca e applicazione, fino a che non intervengono fatti nuovi che le rendono appetibili anche per il grande pubblico.
E’ il caso del fotovoltaico, quella tecnologia che serve a trasformare l’energia prodotta dall’irraggiamento solare in energia elettrica. Anche se data ormai qualche decennio si tratta di una tecnologia che ha stentato a decollare.
A ciò dapprima ha contribuito la scarsa competitività rispetto all’energia ricavata dai materiali fossili ed inoltre la necessità disporre di vaste superfici soleggiate, ma anche e forse più di altro, l’assenza di una diffusa sensibilità verso i problemi posti dall’inquinamento.
L’articolo di Marco Magrini, Il coltivatore diretto dei raggi solari, apparso su Il Sole 24 Ore del 22 giugno, pur nella limitatezza di un articolo di cronaca, mostra come la diffusione del fotovoltaico sia destinata, almeno nel breve e medio termine a svilupparsi.
Anche se la tecnologia del fotovoltaico non è ancora sufficientemente efficiente da renderla competitiva sul piano economico:
In questo mutamento di prospettiva l’approccio al fotovoltaico non viene più visto come un semplice palliativo per ridurre i consumi individuali, ma con la possibilità di vendita dell’energia prodotta, come apporto globale al problema energetico.
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