Con l’inizio del giro d’Italia e le dichiarazioni del campione Ivan Basso, la questione del doping sportivo ritorna in testa alle cronache. Tempo fa qualcuno aveva proposto che per grandi manifestazioni dello sport si prevedessero due edizioni, una per gli atleti normali, l’altra per quelli dopati.
Nell’articolo E’ il corpo la nuova frontiera apparso sul Il Sole del 19 aprile a firma Joel Garreau, leggiamo:
“Il body building competitivo è già diviso in eventi testati (ossia senza farmaci) ed eventi non testati (si può fare di tutto)” poi di seguito “genetica, robotica, informatica e nanotecnologia. Questi quattro campi del progresso si stanno mescolando tra loro e alimentando a vicenda, e stanno creando una curva di cambiamento di tale portata che noi umani non abbiamo mai visto niente di simile. Già oggi, individui potenziati si aggirano tra noi. Lo si può vedere nel modo più lampante ogni volta che assisti a una gara di un livello molto competitivo”.
Ovviamente non si tratta del solito doping farmacologico, ma, secondo il principio che se qualcosa è possibile, prima o poi, qualcuno desidera farlo, di vero e proprio doping genetico.
“Gli scienziati della University of Pennsylvania che hanno creato i supertopi geneticamente modificati sono stati inondati da richieste di atleti e allenatori che volevano provare sulla propria persona la nuova tecnologia”.
Ma queste modificazioni genetiche del corpo umano non riguardano solo lo sport.
“E poi ci sono i militari. Ricordate i supereroi dei fumetti anni Trenta e Quaranta, da Superman a Wonder Woman? In questo momento gran parte dei loro superpoteri o già esistono o ci si sta lavorando. Se uno è in grado di assistere a un inseguimento di auto in Afghanistan attraverso un Predator, dispone in pratica dell’ultravista. Se può scoprire cosa c’è in una caverna scrutando nel sottosuolo con un Pinger sismico terrestre, ha la vista a raggi X “.
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