Un uomo siede a lume di candela, legge e rilegge dei fogli.
Legge numeri, e con la matita ne sottolinea alcuni.
– Un errore.
Poco distante si accende la luce di un fiammifero. Una voce giovane (non si scorge bene chi tiene la fiamma) dice:
– Come?!
– Mi spiace dirlo ma… nei conti delle valutazioni… quelli che abbiamo fatto tutti insieme…
– Allora?
– ho verificato e riverificato…
– …
– … c’è un errore.
– …
– Un errore di fondo.
– … Ma è terribile! Non possiamo rifare tutto! Non ci crederà nessuno! Rifare le grandi assemblee, i meeting, le tavole rotonde, i tavoli di lavoro… rispiegare tutto… mesi e mesi… si rende conto?!
– …
Si spegne il fiammifero.
Se ne accende un altro da un’altra parte.
– Ma per caso lei è pazzo?! Come faccio ora a dire a tutti “scusate abbiamo sbagliato”? Ma lo sa che coro di “l’avevamo detto”?!
Si spegne il fiammifero.
– Se dovessimo adottare la soluzione concordata andremmo a costruire una struttura inutile al suo scopo.
Si accende un altro fiammifero da un’altra parte.
– Ma le ditte coinvolte si sono già preparate! Sarebbe in disastro economico per loro dover cambiare i progetti o magari non essere più chiamate…
– La struttura sarebbe enorme ma inutile, non ho più alcun dubbio.
– Ma i suoi colleghi cosa dicono? Non hanno voce?
Si accendono sei fiammiferi.
– …
– Allora?
– (in coro:) Confermiamo le analisi del nostro collega.
Si spengono tutti i fiammiferi.
Si alza il vento e la candela si spegne.
Buio totale.
Si accende un altro fiammifero da un’altra parte.
– Io rappresento i cittadini della zona nord e avete già verificato con quale decisione sapremo far valere i nostri diritti.
Il vento spegne il fiammifero mentre si accende un altro fiammifero da un’altra parte.
– Io rappresento i lavoratori e avete già verificato con quale decisione sapremo far valere i nostri diritti.
Il vento spegne il fiammifero.
– …
– …
Si accende un altro fiammifero da un’altra parte.
– Scusate, passavo di qui, e a mio parere se il professore…
Si accendono tutti i fiammiferi delle persone che hanno parlato fin’ora.
– (vociare:) Ma lei chi è? Cosa fa qui? Ma si rende conto? Lasci a noi! Stia zitto e ci faccia pensare!
Il vento spegne tutti i fiammiferi e comincia a soffiare più forte.
Si accende un altro fiammifero da un’altra parte.
– Rappresento quelli che non erano d’accordo e ovviamente faremo di tutto perché si riveda la questione, ma…
Il fiammifero si spegne al vento.
Il vento aumenta ancora, comincia a fischiare.
L’uomo tenta di riaccendere la candela. Prova più volte, poi la candela riesce a rimanere accesa.
– Allora? Cosa volete fare?
Dalle zone buie:
– Ho finito i fiammiferi.
– Anch’io…
– Non ho più fiammiferi.
– Non si accendono…
– Sono umidi…
La candela si spegne subito.
Frastuono di vento.
L’uomo accende una torcia.
– Non starò zitto! Io non starò zitto!
Il vento passa di colpo. Ora si sente solo il rumore della torcia che brucia.
Lentamente si comincia ad intravedere qualcosa nel buio.
La luce, livida come quella di un’alba, aumenta.
Vi sono tante sedie, in parte messe in cerchio, altre sparse. Molte rivolte a terra.
Sulle sedie a cerchio alcuni uomini stanno accovacciati.
Piano piano alzano la schiena.
Uno di loro si rimbocca le maniche della camicia e guarda gli altri.
Gli altri fanno la stessa cosa.
Parla:
– Ora che vogliamo ricominciare, chi fra di voi controllerà le mie parole?
Un fuoco ampio si accende nel cerchio.
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Peter Galison nell’intervista rilasciata a Cristina Grasseni “rovina un po’ la festa” a chi (come me, lo ammetto) spera sempre che la partecipazione funzioni un po’ da panacea per la soluzione dei problemi. Ecco cosa dice: “Is it really the case that expanding the number of people involved in formulating a consensus position always gives you a better position? That shouldn’t be axiomatic, that should be a question that we ask empirically. Are there different kinds of consensus building that are not merely a compromise among different groups? I think that this is just the beginning of a longer project“. Ovvero insinua il sospetto che, se mal gestito, il percorso di decisione democraticamente partecipata possa portare a compromessi che rendono inefficaci le soluzioni scelte per risolvere il problema posto. Purtroppo questa sua affermazione sembra sia stata avvalorata dal fallimento dei sistemi contro le inondazioni realizzati a New Orleans: l’uragano Katrina ha evidenziato nel modo più disastroso come i compromessi attuati hanno reso inefficaci le misure prese.
Sul caso delle difese contro gli uragani a New Orleans è interessante l’articolo di Ari Kelman “All’ombra del disastro” (Titolo originale: In the Shadow of Disaster – Traduzione di Fabrizio Bottini) che ripercorre la storia delle scelte di strategia e delle azioni compiute.
(Anche in inglese)
Per una analisi politica del disastro si può leggere l’articolo di Mike Davis “New Orleans. I contractors della ricostruzione” (tradotto da Marina Impallomeni) nel sito di Feltrinelli Editore ma tratto dal quotidiano Il manifesto.
La Fondazione Giannino Bassetti ha realizzato nel 2004 “Public Participation and the Governance of Innovation: evaluation of procedures for citizens involvement“, un progetto di partecipazione pubblica che ha coinvolto varie categorie di soggetti: cittadini, imprenditori, scienziati, associazioni di consumatori, associazioni ambientaliste interessate ai temi dell’innovazione tecno-scientifica, promosso dalla Regione Lombardia e dall’IRER. A seguito del quale è stato realizzato anche un seminario dal titolo “Processi decisionali e democrazia: modalità di coinvolgimento degli attori sociali e dei cittadini” nella sede della Fondazione.