Oltre la finestra piove a dirotto.
Due anziani si trovano seduti uno di fronte all’altro. Ognuno ha vicino a sé un macchinario, che emette un ronzio continuo, da cui parte una cannula che arriva al torace degli uomini, sparendo sotto le loro vesti.
1. Questa camera viene chiamata “la camera dei due giorni”.
2. …
1. E proprio te dovevo trovarci.
2. …
1. L’amante della bicicletta!
2. …
1. Sono passati 64 anni e ancora non mi parli? Avevamo vent’anni!
2. Ho chiuso intere città alle auto organizzando la mobilità quotidiana di persone e mezzi. Ho permesso a tutti di vivere meglio.
1. Eppure sei qua come me. Io fino a ieri ero sulla mia auto…
2. Sicuramente la più potente di tutte.
1. Eh eh, quasi, ma sicuramente una delle meno inquinanti.
2. Imbottigliata nel traffico.
1. Basta imparare a scegliersi gli orari… con le ricerche che ho avviato nei miei laboratori, ora produco auto che praticamente non inquinano…
2. E le produci insieme all’acqua cristallina in plastica biodegradabile.
1. Posso ritenerlo un complimento.
2. Noi abbiamo preferito migliorare la rete idrica.
1. Ma la mia acqua è anche curativa, se ne accorgono tutti!
2. E guarisce dai danni dell’industria che la produce.
1. …
2. …
1. E pur bevendo l’acqua naturale… sei qui.
2. …
1. E che viso spaventato ho visto quando entravi!
2. Non sono abituato…
1. Ritieniti fortunato: io mi sono fatto quattordici operazioni, di cui tre a rischio di morte!
2. …
1. E sono ancora qui.
Piove sempre più forte.
2. Per me è la prima volta
1. Ah ah, e ci troviamo qui faccia a faccia…
2. …
1. Se potessi alzarmi ti darei un pugno!
2. Sono scelte, e ognuna è un bivio dall’angolo molto ampio.
1. …
2. Di qui, di là… e a seconda del passo che si fa, si decide per chi non sa di potere avere voce in capitolo…
Scocca un fulmine, per un breve attimo va via la luce. Quando torna, sul viso dei due anziani si scorge una fugace espressione di stupore. Si sentono i macchinari ricaricare velocemente e riprendere il loro suono normale. I due chinano la testa esausti.
1. Bhe, le scelte che ho fatto erano le uniche che si potevano fare!
2. …
1. E gli altri, che seguano o se ne vadano…
2. …
1. Come hai fatto tu…
2. …
1. …Io…
Alza la testa e si accorge che la cannula dell’altro pende a fianco del suo corpo immobile.
2. …
1. Infermieri!
Suona un campanello di chiamata
2. …
1. Io no, io rimarrò qui.
2. …
1. Rimarrò qui, in questa stanza, nella mia macchina, dove potrò, ma rimarrò qui!
2. …
1. Arriveranno con i nuovi macchinari, per me!
2. …
1. Li ho pagati bene e verranno. Sono in viaggio.
2. …
1. E passerò anche questa! Infermieri!
Suona ancora, con foga, si sentono lenti passi che si avvicinano.
2. …
1. Nuove macchine fatte su misura per me e per gli altri ventiquattro casi nel mondo!
2. …
1. Si, solo ventiquattro…
2. …
1. Mi sono informato…
China la testa
2. …
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– Questi due anziani che si trovano faccia a faccia alla fine della loro vita di contrasti, dialogano nei miei dormiveglia da un po’ di tempo.
Avrei voluto pubblicare un altro testo sugli scritti di Latour, ma le parole di Daniel Callahan sulle scelte politiche ed economiche da affrontare per la gestione, anzi per la governance, dei sistemi sanitari, hanno continuato a scavare in me fin da quando ho potuto seguire la lecture che ha tenuto un paio di anni fa qui a Milano.
Così, nei giorni di carnevale appena passati, in cui la morte ha fatto visita ad alcuni miei amici e cari, la voce di questi due personaggi ha continuato ad aumentare di volume.
– Fondamentalmente nel dialogo si parla di scelte differenti nella gestione della vita, che si riflettono anche nella sua qualità. Pubblico, privato, il problema è come gestire le risorse per diffonderle, distribuirle, ma anche focalizzarle. In ballo ci sono le responsabilità dei politici e degli scienziati, ma anche delle associazioni e delle comunità di cittadini.
– Trascrivo alcuni passi dall’apertura della lecture di Callahan: “Che lo si consideri un problema, una calamità o un disastro annunciato, la crescente insostenibilità finanziaria dei sistemi sanitari in tutto il mondo sviluppato è un fatto innegabile. […] La storia recente del progresso sanitario è caratterizzata da una significativa divergenza fra costi e benefici, in cui costi più elevati producono piccoli guadagni sul fronte della salute.[…] Desidero eliminare fin d’ora un malinteso che accomuna tanto i fautori della gestione pubblica che quelli della gestione privatistica, ovvero la convinzione che il problema può essere risolto, a condizione di migliorare l’efficienza e l’organizzazione, adottando questa o quella strategia ideologica. […] In misura crescente, chiediamo ai nostri sistemi sanitari (quali che siano) di offrirci più di quanto siano ragionevolmente in grado di finanziare. Tale affermazione poggia su due riflessioni fondamentali, speso trascurate[…]. La prima riguarda il ruolo dominante del progresso medico, soprattutto nelle economie sviluppate. La seconda, il posto riservato alla morte dalla medicina e dalla cultura occidentali in senso lato.”
Da “Sapere, fare, potere. Verso un’innovazione responsabile. Le lectures della Fondazione Giannino Bassetti, 2002-2005“. A cura di Massimiano Bucchi. Contributi di Daniel Callahan, Bruno Latour, Richard Nelson. Presentazione di Piero Bassetti. Postfazione di Cristina Grasseni. Rubettino Editore, 2006.
– Questo dialogo mi fa pensare anche a recenti vicende che hanno posto, un’altra volta, all’opinione pubblica e alle sfere politiche e scientifiche le domande sull’eutanasia, sull’accanimento scientifico, sulla libera scelta e sul rispetto della Vita.
In queste battute non c’è presa di posizione, lo ammetto, però ciascuno di noi (come spesso accade per le domande sull’esistenza) scopre o teme di cambiare idea a seconda che ne parli come persona informata, o come persona coinvolta, oppure in dichiarazioni “ufficiali”, o dando pareri personali. La linea di principio, si trova necessariamente posta di fronte alla verifica quando ci si trova di persona a dover prendere una decisione.
– Nel sito della Fondazione Bassetti sono numerosi gli interventi, i contributi e i materiali che hanno affiancato le lectures: per Daniel Callahan vedi la pagina di riepilogo – leggi