In due precedenti item, Tra le troppe novità… e Quando l’innovazione duplica sé stessa, era stata posta l’attenzione sul fatto che la crescita esponenziale delle prestazioni dei microprocessori, dovuta alla legge di Moore, a portato ad una implementazione delle prestazioni dei pc anche al di là delle reali esigenze degli utenti. Nell’articolo Più del pc conta la rete, apparso su Il Sole 24 ore del 31 gennaio, Luca de Biase esamina limiti e possibilità della legge di Moore.
In primo luogo l’importanza della legge di Moore:
‘non è mai stata quella di una teoria scientifica, quanto quella di una sorta di accordo pragmatico tra le parti: la legge consente all’industria di tenere un ritmo innovativo comune.
I produttori di software sanno quando più o meno uscirà una nuova generazione di chip e possono programmare gli investimenti e il lancio dei prodotti. Lo stesso per chi fabbrica le periferiche e per chi deve pianificare gli acquisti. La legge di Moore è stata per lungo tempo una sorta di direzione d’orchestra. E la sua efficacia è stata eccellente. Anche per quanto riguarda la qualità percepita dal pubblico dei prodotti informatici. Consentiva di sostenere in modo credibile che i problemi dell’oggi sarebbero stati risolti domani, che i difetti sarebbero stati corretti’.
In un certo senso una profezia che tende ad auto-avverarsi.
In secondo luogo, nella prospettiva che:
‘I computer non sono che una componente del più vasto mondo digitale. E l’importanza della legge di Moore da assoluta è diventata relativa. Si sono cercati altri punti di riferimento. L’era di internet ha fatto esplodere l’importanza della legge di Metcalfe che mette in luce come il valore di una rete cresca geometricamente con il crescere del numero di nodi: questo effetto-rete è diventato il meccanismo fondamentale per la ricerca del successo sul web. E oggi, nell’era dei contenuti digitali, è la cosiddetta legge della coda sorta lunga, proposta da Chris Anderson, direttore di Wired, a costituire il centro della riflessione: nel mondo dei contenuti digitali non contano più soltanto i bestseller, vale piuttosto l’insieme gigantesco dei prodotti di nicchia.’
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