Nel precedente item di questa rassegna Quando l’innovazione duplica sé stessa ci si è soffermati sulle critiche di Roberto Vacca all’iperfunzionalismo di molti prodotti hi-tech.
Nell’articolo di Paolo Pozzi Travolti da troppe novità apparso su Il Sole 24 Ore del 30 ottobre, quelle che erano le osservazioni dovute all’intuizione e all’esperienza di un autorevole studioso, vengono corroborate da precise ricerche di mercato.
‘Un bombardamento di nuovi prodotti tecnologici. A ritmo frenetico, incalzante che spesso disorienta i consumatori. A sostenerlo è una ricerca del team Digital Lifestyle della Weber Shandwick in collaborazione con KRC Research che ha messo a confronto consumatori ed esperti di marketing’.
Da questa ricerca risulta che:
‘Tv, telefonini, videofonini e tvfonini, Dvd, Mp3, iPod, fotocamere digitali, videogiochi: ogni prodotto è ad alta tecnologia e presentato al consumatore con mille funzioni. Ma neppure uno su 10 (l’8% per l’esattezza) si aspetta di usare tutte le funzioni del prodotto che compra, uno su tre ne usa la metà e tre su quattro mettono in conto di non usare mai tutte le funzioni del proprio cellulare. Solo il 29% è eccitato per i lanci di nuovi prodotti, ma il 28% ne è sopraffatto e il 25% addirittura annoiato’.
Le motivazioni sono, come scrive Pozzi, che:
‘il 70% dei manager responsabili del marketing e della comunicazione accetta che i consumatori ignorino i nuovi prodotti a causa del ritmo di ricambio e, sorpresa, il 63% ammette di lanciare nuovi prodotti per il piacere di farlo invece d’indirizzare i cambiamenti verso i bisogni dei consumatori’.
Come si vede la logica che sembra presiedere alla realizzazione dei nuovi prodotti è una logica fine a sé stessa, puramente autoreferenziale, interessata forse più agli interessi dei ricercatori che a quelli di utilizzatori. A meno che non si presuma che attraverso l’iperfunzionalismo, prima poi, in modo imprevisto nascerà una vera innovazione.