Non so se ancora qualcuno ricorda ancora i vecchi floppy disk (360 kb di memoria) dei primi pc. Solo la successiva implementazione sia della memoria fissa che di quella volatile ha fatto sì che l’introduzione del nuovo pc si trasformasse in una innovazione di successo e non finisse nella storia della tecnologia come il vecchio e glorioso P60 della Olivetti.
Da allora il progresso dei nuovi strumenti informatici più che sull’innovazione dei processi si è basata sulla crescita esponenziale delle funzioni (memoria e velocità). Fino a che punto ciò sia ancora possibile e utile è quanto si chiede Luca Magrini nell’articolo L’abbaglio della crescita esponenziale apparso su Il Sole 24 Ore del 28 settembre.
Sullo stesso numero del quotidiano milanese è poi apparso l’articolo di Roberto Vacca L’intelligenza che vorremmo che ha come incipit:
‘Il mio pc ha un disco rigido da 60 Gb. Quando cambierò il computer fra 3 anni, ne avrò usato poco più della metà, eppure scrivo tanto e immagazzino dati ogni giorno’.
L’articolo prosegue con una serie di esempi il cui intento è mostrare che “l’hi-tech corre alla ricerca di nuovi traguardi e mercati, ma a volte non riesce a centrare le vere necessità e crea solo complicazioni, come recita il sottotitolo.