L’importanza dell’innovazione si mostra non solo nella produzione di cose, ma più che altro nella capacità che ha il “nuovo” di darci strumenti con cui si guarda al mondo con occi diversi. E questo è tanto più vero quando il “nuovo” riguarda i nostri strumenti culturali.
Così l’invenzione (mi si passi il termine) della psicoanalisi da parte di Freud ha consntito di renterpretare in una nuova chiave molte opere letterarie del passato, a cominciare dallo stesso Freud che ha mutuato il “complesso di Edipo” dalle tragedie di Sofocle. Si veda pure l’attenzione di Sigmund Freud nei confronti della statua michelangiolesca di Mosè – conservata a Roma a S.Pietro in Vincoli – in Tra Freud e Mosè il limite della scienza
Sulla rivista Darwin ora in edicola sono stati pubblicati alcuni saggi sul rapporto fra le nuove scienze neurobiologiche e la produzione artistica.
Riportiamo l’editoriale introduttivoBiologia e arte.
I saggi riportati sono:
- Un drappello di scienziati ha elaborato ipotesi suggestive sulle regole che governano l’espressione artistica e scandaglia i circuiti cerebrali della percezione alla ricerca di prove
- La naturalizzazione dell’esperienza estetica avviata dal padre dell’evoluzione segna il tramonto del sogno di Platone e l’inizio dell’aventura scientifica che indaga il senso del bello
- Oggi abbiamo a disposizione approcci molto promettenti per lo studio delle abilità musicali e una buona politica
di istruzione dovrebbe mettersi al passo con le conoscenze
- La lettura biologico-evoluzionistica dei testi letterari
può suscitare sospetti e irrisione ma aiuta ad aprire scorci nuovi
che lo sguardo umanistico non arriva a illuminare