Come è ben noto il termine etica viene declinato in molti modi. Se bioetica è ormai una disciplina con una propria autonomia, vediamo che sempre più spesso si parla anche di etica degli affari, etica della politica, e dopo le note vicende italiane, pure, di etica dello sport.
Su Nòva, supplemento de Il Sole 24 Ore dedicato a tecnologia e innovazione, il 22 giugno è stato pubblicato, a firma di Luca Tremolada, l’articolo La morale dell’ingegnere si riflette nelle sue macchine in cui viene affrontato il tema della Computer Ethics.
La prima parte dell’articolo si rifa alle origini di questa nuova disciplina.
‘Quando le persone entrano nella sala computer lasciano l’etica fuori dalla porta’. Scriveva così nel 1968 Donn Parker, uno dei più noti ricercatori dello Stanford Research Institute. Nello storico articolo ‘Rules of ethics in information processing’, Parker analizza per la prima volta alcuni esempi di reati informatici e di comportamenti scorretti accendendo un faro sul tema allora poco frequentato dei rapporti fra etica e informatica’.
Si veda anche Computer Ethics: Basic Concepts and Historical Overview.
Anche se si era alla fine degli anni Sessanta cominciava a farsi strada la coscienza che esistesse un rapporto far etica e It.
‘La riflessione diventa azione. Passano quindici anni e a Palo Alto nasce la Cpsr (Computer professional for Social ResponsibiLity) la prima organizzazione di docenti e, universitari, ricercatori e professionisti dell’It (Information technology).’
Il primo atto della Cspr fu:
‘contro il progetto Sdi (Strategic defense initiative) annunciato dal presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan e conosciuto come Scudo stellare. Fuori c’è la guerra fredda. L’associazione lancia l’allarme criticando la scelta di lasciare il lancio dei missili intercontinentali nelle mani di computer. Il titolo del libro che raccoglie le posizioni del Cpsr è esplicativo: Computer in battle: will they work? Già, funzioneranno i computer?
La seconda parte dell’articolo consiste in una intervista a Richard T. De George, 70 anni, professore di Filosofia e di Business, realizzata al termine dell’incontro organizzato da Sia nell’ambito del ciclo di conversazioni “Eticamente”
Per De George occorre sfatare il Mito dell’amoralità di computer e tecnologia dell’informazione.
‘Ovviamente i computer sono un tipo di macchina e non esseri umani, ma vengono sviluppati, programmati e usati da esseri umani. Il mito maschera il fatto che chi usa il computer è responsabile del computer stesso e del suo corretto utilizzo. Mentre spesso se qualche cosa non funziona si tende a dare la colpa alle macchine’.
Poiché, come nota De George:
‘computer e tecnologia dell’informazione si sono sviluppati così rapidamente che le intuizioni morali del singolo e della società nel suo complesso non hanno avuto tempo di formarsi e svilupparsi’.
Ne nasce che:
‘La sfida nell’Era informatica è approvare le leggi necessarie prima del consolidamento di prassi dannose. Ma questo non può avvenire solo su scala nazionale. E in ogni caso non basta. Perché la legge non arriva dappertutto e spesso è un limite all’innovazione.’
Di fronte a questi limiti:
‘Un ruolo fondamentale lo hanno gli ingegneri, i programmatori, 1’It people. Che si devono autoregolamentare come avviene nella professione medica. In realtà loro sono i soli che hanno la possibilità di capire le conseguenze delle tecnologie che stanno mettendo a punto. E quindi hanno il dovere di anticipare eventuali problemi che possono emergere. C’è un altro aspetto: il management. Chi decide in azienda spesso non possiede le conoscenze per valutare o impiegare nel modo ottimale le tecnologie. Ha bisogno di esperti. E occorre cominciare a capire che ingegneri, informatici e tecnici dei computer sono dei professionisti investiti di una responsabilità. Non possono limitarsi a dire: ‘Sono pagato per eseguire un compito’. Devono invece utilizzare le proprie competenze per il bene dell’azienda’.
L’articolo citato è accompagnato da un decalogo per l’It:
1. Non usare il computer per danneggiare altre persone
2. Non interferire con il lavoro al computer di altre persone
3. Non spiare il file di altre persone
4. Non utilizzare il computer per rubare
5. Non utilizzare il computer per dire falsa testimonianza
6. Non usare o copiare software proprietario senza averlo pagato
7. Non utilizzare le risorse degli altri senza autorizzazione o senza un adeguato compenso
8. Non appropriarsi dei risultati del lavoro intellettuale altrui
9. Pensa sempre alle conseguenze sociali dei programmi che stai scrivendo del sistema che stai progettando
10. Usare sempre il computer dimostrando rispetto e considerazione verso le
altre persone.