Confrontarsi con l’innovazione non significa solo rapportarsi alle ultime novità che la scienza produce ma, pure, misurarsi con la storia. In quanto attraverso la lettura del passato si riesce a cogliere come l’innovazione si è sviluppata, come il clima socio-culturale e politico-economico abbia influito sul successo delle idee innovative e come, ancora oggi, siamo ancora debitori verso le intuizioni del passato. Non può, perciò, che essere salutata con soddisfazione, in un tempo in cui la figura di Leonardo da Vinci a un improbabile priorato di Sion, l’apertura a Firenze della mostra ‘La mente di Leonardo‘, alla Galleria degli Uffizi a Firenze (fino 7 gennaio 2007).
La mostra ci propone di entrare, come leggiamo nel cataogo Giunti:
‘Nel laboratorio del Genio universale’ mostrandoci un Leonardo “tutto intero”, non diviso per ambiti specifici di attività: l’arte, l’anatomia, la tecnologia, gli studi d’acqua, i giochi, gli strumenti musicali, il volo, la pittura.e conduce il visitatore a esplorare il modo stesso di pensare di Leonardo e la sua concezione unitaria della conoscenza’
Le pagine culturali de Il Sole 24 ore del 30 aprile hanno dedicato all’evento di Firenze alcuni articoli. Ne abbiamo stralciati tre, che ci sembrano mettano in luce del come Leonardo si sia addentrato su percorsi innovativi, non sempre con esito fortunato nel caso di realizzazioni concrete, ma ancora validi sul piano della riflessione teorica.
Il primo articolo, di Andrea Bernardoni Come innovazione eravamo a cavallo riguarda il progetto leonardesco per realizzare una gigantesca statua equestre di Lodovivo Il Moro.
Come scrive l’autore dell’articolo:
‘negli appunti e nei disegni che ci sono pervenuti
possiamo osservare la complessità del processo di fusione ideato da
Leonardo nel quale occorreva coniugare in maniera bilanciata problemi di
carattere estetico, considerazioni statiche, capacità organizzativa e,
in primo luogo, una forte carica di innovazione tecnica.’
Il secondo articolo, del cognitivista Roberto Casati Intelligenza universale con tanta pratica è sulla teoria della visione e lo sfumato.
Per Casati, Leonardo di fronte alla realtà fenomenica:
‘mancandogli un corpus organizzato di conoscenze e gli strumenti matematici necessari a interpretarla, considera che la scienza suprema sia la
pittura, ovvero la resa dell’apparenza sensibile in base a principi razionali.’
In conseguenza scoprì fenomeni sulle “ombre colorate” e sulle loro proiezioni ancora di grande interesse per gli psicologi cognitivi.
Nel terzo articolo di Umberto Bottazzini Ogni conoscenza passa per i numeri) attraverso numerose citazioni leonardesche si mostra come Leonardo anticipò l’dwea galileiana del mondo scritto in caratteri matematici:
‘Alla figura e all’opera di Leonardo si può datare l’inizio del rinascimento scientifico. Non tanto per il continuo ricorso all’ esperienza, per l’idea tante volte ripetuta nei suoi scritti che “ogni nostra cognizione principia dai sensi”, quanto piuttosto per la convinzione che l’esperienza va corroborata
dalla matematica.
“Nessuna umana investigazione si può dimandare vera scienza s’essa non passa
per le matematiche dimostrazioni e nessuna certezza è dove non si può applicare
una delle scienze matematiche”. E’ una frase di Leonardo, ma sembra di leggere
Galileo.’
.
La mostra offre anche una ricostruzione del leone meccanico e una sezione dedicata ai “moti mentali”, interpretati da un attore, una rassegna dei film che contengono citazioni del Cenacolo dei grandi registi del ‘900 (Bunel, Eisenstein, Pasolini) e traduzioni in sculture fisiognomiche degli studi in disegno di Leonardo sui moti mentali di singoli apostoli. Ciò comporta l’impiego integrato di una notevole varietà di mezzi di comunicazione (multimedialità, filmati, modelli funzionanti, sculture, plastici). In mostra si trovano anche importanti opere originali, come il San Girolamo, l’autoritratto di Torino e il Foglio di Weimar, per la prima volta esposto in Italia.