Sul numero di Settembre della rivista Darwin è stato pubblicato l’editoriale Un principio alla sbarra. L’editorialista prendendo spunto dallo studio The Precautionary Principle in the European Union Courts dei ricercatori Gary Marchant e Kenneth Mossman dell’Arizona State University, mette in evidenza come l’applicazione giuridica del Principio di precauzione abbia condotto a risultati inprevisti, se non paradossali.
‘La statistica mette in evidenza un’applicazione inconsistente e persino controintuitiva, perché i giudici sembrano più inclini a decidere a favore della precauzione proprio nelle sentenze in cui il principio riveste un ruolo secondario’.
Con la conseguenza che:
‘i verdetti appaiono piuttosto imprevedibili: mentre il principio di precauzione è stato severamente applicato in qualche contenzioso sugli Ogm, per esempio, è stato interpretato in modo più permissivo nelle decisioni sulla carne bovina a rischio Bse. In qualche caso le corti sono arrivate a conclusioni paradossali perché l’intento precauzionale si è concretizzato in un ribaltamento dei dati scientifici’.
A giudizio dell’articolista il principio di precauzione risulta, perciò di scarsa applicabilità ed efficacia:
‘Il problema di fondo è che il principio di precauzione, invece di restare come una sorta di riferimento generale, è andato cristallizzandosi in norma vincolante, trasformandosi da soft law in hard law senza possederne i requisiti. I suoi critici, quindi, possono interpretare i primi dieci anni di attività delle corti europee come una conferma del fatto che si tratta di uno strumento inaffidabile e capriccioso, che non offre criteri oggettivi di valutazione e si presta a essere utilizzato arbitrariamente contro le nuove tecnologie o i nuovi prodotti senza garantire allo stesso tempo una migliore tutela della salute pubblica o dell’ambiente’.