Sull’edizione italiana, attualmente in libreria, di Technology Rewiew, è apparso il saggio “Eresie ambientali” di Stewart Brand, creatore di “The Whole Earth Catalog“.
L’assunto dell’autore è che nei prossimi anni:
‘l’ala più rappresentativa del movimento ambientalista modificherà opinioni e forme di intervento su quattro temi di grande importanza: crescita demografica, urbanizzazione, organismi geneticamente modificati ed energia nucleare’.
Più che le argomentazioni, non sempre completamente condivisibili, con cui viene supportato l’assunto, nel saggio di Brand sono da rimarcare alcune considerazioni di contorno che riguardano il rapporto fra scienza e cultura ambientalista.
‘Il successo del movimento ambientalista è determinato da due potenti molle – romanticismo e scienza – che sono spesso in opposizione. I romantici s’identificano con i sistemi naturali; gli scienziati studiano i sistemi naturali. I romantici sono moralisti, ribelli nei confronti del potere percepito come dominante e combattivi contro chiunque appaia deviare dalla corretta via. Non amano ammettere gli errori, né i cambiamenti di linea. Gli scienziati sono eticamente impegnati, insofferenti di qualsiasi paradigma avvertito come dominante e sono spesso in conflitto tra di loro. Per quanto li riguarda, l’ammissione degli errori è il filo conduttore del processo scientifico’.
Questa commistione fra romanticismo e scienza per Brand rappresenta un aspetto positivo, che però richiede di non degenerare nell’unilateralismo.
‘Ci sono molti più ambientalisti romantici che scienziati. Questo è un aspetto positivo, perché significa che gran parte delle persone nelle società sviluppate si considera ambientalista. La controindicazione è che la visione scientifica è propria di una minoranza, facilmente ignorata, oscurata o demonizzata se non si adegua alla linea di pensiero prevalente’.
A parere di Brand, poiché…
‘negli Stati Uniti alcuni autorevoli biologi sono anche importanti leader ambientalisti’…
ciò suggerisce una proposta da fare ai leader ambientalisti che operano anche nel campo delle ricerca di scendere in campo:
‘Il modo migliore per i critici di esercitare un controllo su una nuova tecnologia discutibile è di abbracciarla, affinché non rimanga interamente nelle mani di chi la sostiene, che altrimenti avrebbe difficoltà a metterla in discussione. Mi piacerebbe molto vedere cosa farebbe un gruppo di scienziati ardentemente ambientalisti con l’ingegneria genetica. Oltre ad assicurare quel tipo di trasparenza necessaria a una regolamentazione intelligente, essi potrebbero utilizzare questo nuovo strumento per la soluzione dei problemi più dibattuti nel loro campo’.
Per Stewart Brand esiste inoltre la necessità che le discussioni sulle politiche ambientaliste escano dalle contrapposizioni dettate dall’ideologismo politico:
‘La soluzione migliore è guardare alla tecnologia in quanto tale, senza considerarne le origini (una simile operazione sarà più semplice con l’emergere dell’ingegneria genetica “a sorgente aperta”, che non sarà limitata dai restrittivi brevetti aziendali).
[…] Perché la fluorizzazione dell’acqua è stata rifiutata dalla destra politica e “il cibo di Frankestein” dalla sinistra politica? La risposta, io sospetto, è che la fluorizzazione è stata promossa dal governo e che i cibi geneticamente modificati (GM) sono una creazione aziendale. Se le origini fossero state invertite – come si sarebbe potuto effettivamente verificare – anche le posizioni politiche sarebbero state opposte’.