Su Il Riformista del 5 giugno è stata pubblicata la corrispondenza da San Francisco di Enrico Beltramini “Nanotech, il dio delle piccole cose.” L’articolo di Beltramini, in particolare, sviluppa tre tematiche delle nanotecnologie.
Nella prima parte si cerca di chiarire che cosa siano le nanotecnologie. Credo sia capitato a tutti di scorrere delle vignette dove qualcuno è impegnato a ricavare uno stuzzicadenti da un tronco d’albero. Scrive Beltramini:
‘Da sempre si è partiti da ‘cose grandi’ (legno, pietre, minerali) per ottenere o ricavare cose piccole (i prodotti voluti). La nanotecnologia invece parte da ‘cose piccole’ (atomi e molecole), per combinarle insieme e ottenere cose più grandi. Per fare uno stuzzicadenti non usiamo più un tronco d’albero ma partiamo da elementi più piccoli. Partire da “cose piccole” significa la precisione assoluta (fino al singolo atomo), un totale controllo dei processi, nessun rifiuto e minore e uso di energia’.
L’ultima proposizione è da sottolineare. Da essa infatti si evince come le nanotecnologie, in prospettiva, possono risolvere alcuni dei lati negativi (eccesso di rifiuti, consumo di energia) indotti dall’industralizzazione.
Nella seconda parte dell’articolo Beltramini descrive l’impegno economico finanziario che vari Paesi, dagli Sati Uniti al Giappone, dalla Cina alla Comunità Europea dedicano alla “rivoluzione industriale prossima ventura” (espressione ripresa dal sottotitolo dell’articolo).
‘Le nanotecnologie sono diventate cool in California (dove c’è una impressionante concentrazione di imprese del settore) a partire dal 4 dicembre scorso, da quando cioè il governo federale ha erogato 3,7 miliardi di dollari in quattro anni (a partire dal 2005) per la ricerca e sviluppo (R&S) di tutto ciò che è trattamento dell’infinitamente piccolo. […] Il Giappone è il secondo investitore in R&S in nanotecnologie, con circa 800 milioni di dollari, poi ci sono l’Europa e la Cina con quasi 300′.
Come si vede il divario è notevole.
Nella terza parte dell’articolo vengono descritte alcune applicazioni delle nanotecnologie nella diagnosi dei tumori e delle malattie cardiovascolari. In particolare, gli esempi addotti riguardano la realizzazione dei mezzi di contrasto che diano risultati migliori nella MRI (Magnetic Risonance Imaging).
‘Si tratta di metalli pesanti (quali iodio, inizialmente, o gadoligno, più di recente e specificamente in MRI) che vengono inglobati in ‘carrier’ (trasportatori), attraverso un processo di chelazione (da ‘chele’) il quale consente di ridurrre/annullare la tossicità del metallo stesso, in quanto non si disperde e di rendere il legame con il metallo idrosolubile. In questo modo il metallo mantiene le sue proprietà dì contrasto ma, grazie al chelato che consente di trattarlo come un derivato dell’acqua, diventa una sostanza iniettabile e non nociva al corpo umano.’
Riguardo alle nanotecnologie, si veda sul sito della Fondazione Bassetti:
- “Nanoalchimia” (in Kata Gene),
- una Rassegna Stampa sulla Tecnoscienza del Dicembre 2002