Nell’item precedente, “La Santa Sede e gli ogm. Due giornate di studio in Vaticano”, è stata messa in risalto la nuova posizione della Santa Sede riguardo agli ogm. In occasione dell’inaugurazione del 231° anno accademico dell’Università Lateranense si è avuto un intervento del premio Nobel Carlo Rubbia sul tema “La scienza al servizio dell’uomo”, che pur esulando dal problema ogm, si pone sempre all’interno della riflessione che la Chiesa Cattolica, alla luce del proprio magistero morale, sta sviluppando sulla responsabilità della scienza e degli scienziati.
La lezione di Rubbia, è stata sintetizzata nell’articolo di Carmine Germani “Rubbia: un patto tra uomo e scienza”, apparso su Avvenire del 13 novembre:
‘”La scienza sta facendo oggi passi enormi e stiamo conquistando un grandissimo potere. L’ambito della vita è uno dei settori della ricerca in cui maggiori sono i progressi acquisiti e quindi le esigenze di carattere etico, il bisogno di considerare l’uomo nella sua integrità, diventano di vitale importanza. […] La ricerca non può essere fatta soltanto di scoperte o invenzioni “alla Frankenstein”: potere e responsabilità devono procedere insieme. Occorre riformulare il “patto” tra la scienza e l’uomo un patto in cui ciascuno di noi deve avere i propri limiti ed assumersi le responsabilità delle conseguenze del proprio agire in un ambito che non si limiti agli aspetti e ai dati tecnici, ma tenga conto di tutto ciò che la persona umana, che non è solo una macchina, rappresenta”‘.
Nell’articolo citato vengono riportate anche le dichiarazioni del cardinal Ruini, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che nel suo intervento ha voluto coniugare il ruolo della scienza con la responsabilità verso la costruzione di un mondo più equo:
‘Mai come in questo periodo probabilmente la scienza ha occupato un ruolo così centrale nella vita delle persone e dei popoli. Eppure, le conquiste che la scienza raggiunge, spesso moltiplicano gli interrogativi a cui è necessario dare risposta, perché la vita personale e sociale sia garantita da un reale progresso. […] Quando la scienza raggiunge obiettivi che toccano la vita delle persone, allora è determinante che ogni uomo sia posto nella condizione di poterne usufruire. In questo modo, infatti, il comando biblico che pone l’uomo a capo dell’intero creato trova la sua giusta corrispondenza e la risposta coerente’.
L’intervento del vescovo Fisichella, rettore della Lateranense, sembra invece privilegiare, a mio parere, una visione più statica del rapporto scienza-natura, in cui la scienza prima ancora di essere responsabilizzata verso il futuro dell’uomo, è chiamata al rispetto della natura:
‘Ognuno dovrebbe vivere con la certezza che le nuove scoperte sono conformi all’universo creato, perché condotte da scienziati che hanno piena consapevolezza della loro responsabilità e dell’integrità dell’esistenza raccolta in un ordine che a nessuno è lecito modificare, perché non può essere posto a servizio dell’arbitrarietà o di alcuni poteri occulti’.